Nuovo libro, nuovo video! :-)
Giornalista specializzata in serie tv, maniaca seriale, scrittrice, appassionata di cucina, bipede di riferimento di tre cagnolone bionde. Sì, certo: mi pagano per guardare la TV. E' un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!
Visualizzazione post con etichetta The Walking Dead. Mostra tutti i post
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venerdì 25 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
-4! Leader is coming!
Venerdì sarà disponibile "C'è un solo leader", il mio libro dedicato a The Walking Dead. Ecco il comunicato stampa di saldaPress con tutte le informazioni :-)
The Walking Dead: anatomia di una serie tv
Venerdì 25 settembre esce C’è un solo leader, il nuovo saggio di Chiara Poli dedicato alla serie tv più popolare dell’ultimo decennio
Nel 2003 esce negli USA il primo numero di The Walking Dead. Nel 2010, dopo sette anni e un successo crescente che non risparmia nessuna forma narrativa, il fumetto di Robert Kirkman e Charlie Adlard diventa una serie tv, infrangendo, da subito, diversi record d’ascolto.
Da quel momento il contagio zombie non ha più conosciuto soste e The Walking Dead è diventato uno dei marchi e dei fenomeni cross-mediali più importanti degli ultimi decenni, continuando a stabilire record di vendite e di ascolti, sia con il fumetto che con la serie tv.
È dunque venuto il momento di analizzare seriamente il fenomeno e un primo, fondamentale tassello è rappresentato dal nuovo saggio di Chiara Poli, in uscita per saldaPress venerdì 25 settembre.
giovedì 20 novembre 2014
The Walking Dead: noioso da morire sarai tu, e noiosini i tuoi bambini! (cit.)
Mi tocca tornare sull'argomento.
Mi sono anche un po' zombificata per l'occasione, suvvia.
Il mio amico Fabio (ex compagno di Sceneggiatura alla Scuola di Cinema. Che bei tempi...) mi segnala questo articolo di Wired.it (ennesima lamentela sulla lentezza e la noia) e mi chede un intervento. Mi chiede cosa ne penso.
Penso tre cose.
La prima: la moda di lamentarsi delle serie di grande successo, vedi il caso di Lost (pensa! Lo citano! Colpo di scena!) non passa mai. Andando controcorrente si stimolano i dibattiti e si attira l'attenzione. Ci sta. Ma è meglio quando il tentativo è supportato da una conoscenza dell'argomento.
La seconda: Ordini del dottore. E direi che avevo già ampiamente esplicitato la questione.
La terza: in questo caso specifico di lamentela mancano le fondamenta al ragionamento, cioè appunto la conoscenza del genere di riferimento, oltre che dei meccanismi televisivi.
Ma non è grave. Si rimedia.
Mi spiego meglio.
Mi sono anche un po' zombificata per l'occasione, suvvia.
Il mio amico Fabio (ex compagno di Sceneggiatura alla Scuola di Cinema. Che bei tempi...) mi segnala questo articolo di Wired.it (ennesima lamentela sulla lentezza e la noia) e mi chede un intervento. Mi chiede cosa ne penso.
Penso tre cose.
La prima: la moda di lamentarsi delle serie di grande successo, vedi il caso di Lost (pensa! Lo citano! Colpo di scena!) non passa mai. Andando controcorrente si stimolano i dibattiti e si attira l'attenzione. Ci sta. Ma è meglio quando il tentativo è supportato da una conoscenza dell'argomento.
La seconda: Ordini del dottore. E direi che avevo già ampiamente esplicitato la questione.
La terza: in questo caso specifico di lamentela mancano le fondamenta al ragionamento, cioè appunto la conoscenza del genere di riferimento, oltre che dei meccanismi televisivi.
Ma non è grave. Si rimedia.
Mi spiego meglio.
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martedì 14 ottobre 2014
The Walking Dead: ordini del dottore
Ieri sera è ricominciato The Walking Dead.
Niente paura: questo post è privo di spoiler sugli eventi dell'episodio, ma è ricco di lamentele.
La prima puntata della nuova stagione ancora doveva finire e già in rete s'era diffuso il panico.
Se non c'è azione, la serie è lenta.
Se c'è azione: oddio! Ma non è che adesso ci sarà soltanto azione?
Una puntata, UNA, e questa quinta stagione è già stata data per spacciata dai detrattori.
Ai quali, evidentemente, il dottore ha ordinato di continuare a guardare The Walking Dead.
Niente paura: questo post è privo di spoiler sugli eventi dell'episodio, ma è ricco di lamentele.
La prima puntata della nuova stagione ancora doveva finire e già in rete s'era diffuso il panico.
Se non c'è azione, la serie è lenta.
Se c'è azione: oddio! Ma non è che adesso ci sarà soltanto azione?
Una puntata, UNA, e questa quinta stagione è già stata data per spacciata dai detrattori.
Ai quali, evidentemente, il dottore ha ordinato di continuare a guardare The Walking Dead.
lunedì 13 ottobre 2014
True Detective, House of Cards e le serie "difficili"
Nuovo video: parliamo di True Detective, House of Cards e le serie "difficili". E naturalmente un accenno a The Walking Dead, che torna stasera con la quinta stagione, è doveroso!
Enjoy :-)
Enjoy :-)
giovedì 24 aprile 2014
The Walking Dead - Novità in arrivo
Eccomi qui, orfana di zombie dopo un finale di stagione di quelli che solo noi maniaci seriali seguiamo con scatenato entusiasmo, tutti in piedi sul divano (cit.), mentre attendo che arrivi ottobre per scoprire cosa succederà nella quinta stagione della serie a Rick, Michonne, Maggie, Daryl e tutti gli altri sopravvissuti di The Walking Dead.
Ma nel frattempo ho novità a riguardo: oggi esce in fumetteria il volume n.19 di The Walking Dead, edito da saldaPress. Ho avuto il grande onore di scriverne l'introduzione.
Così l'editore ufficiale di The Walking Dead in Italia, nella sua magnanimità, mi ha concesso di rendere noto che prossimamente (non fate domande, o verrò rinchiusa in una gabbia piena di zombie armata solo di un temperamatite, di un foulard e di una banana) saldaPress pubblicherà il mio libro sulla serie.
Ebbene, sì: se non avete più trovato le recensioni agli episodi della stagione 4 di The Walking Dead (dopo la rubrica sul sito di FOX per le prime tre stagioni e l'inizio della quarta) c'è un motivo, che ora ho potuto svelare.
Le troverete, insieme a molto altro, nel libro.
Perciò state tunnati! :-)
Nel frattempo, ecco il comunicato per l'uscita del volume 19 di quel CAPOLAVORO del fumetto.
May the zombies be with us!
Ma nel frattempo ho novità a riguardo: oggi esce in fumetteria il volume n.19 di The Walking Dead, edito da saldaPress. Ho avuto il grande onore di scriverne l'introduzione.
Così l'editore ufficiale di The Walking Dead in Italia, nella sua magnanimità, mi ha concesso di rendere noto che prossimamente (non fate domande, o verrò rinchiusa in una gabbia piena di zombie armata solo di un temperamatite, di un foulard e di una banana) saldaPress pubblicherà il mio libro sulla serie.
Ebbene, sì: se non avete più trovato le recensioni agli episodi della stagione 4 di The Walking Dead (dopo la rubrica sul sito di FOX per le prime tre stagioni e l'inizio della quarta) c'è un motivo, che ora ho potuto svelare.
Le troverete, insieme a molto altro, nel libro.
Perciò state tunnati! :-)
Nel frattempo, ecco il comunicato per l'uscita del volume 19 di quel CAPOLAVORO del fumetto.
May the zombies be with us!
mercoledì 8 gennaio 2014
Sono qui, eh!
Cari Maniaci Seriali,
non sono sparita. So che latito da un po', ma ho delle buone ragioni.
Se vi va di leggerle, le trovate qui.
Nel frattempo, vi aggiorno: fra un mese tornerà The Walking Dead (il 9 febbraio negli Usa e il 10 in Italia), l'attesa sta per finire! Manca pochissimo, invece, al debutto italiano di American Horror Story: Coven (dal 14 gennaio su FOX). Dopo la seconda stagione, che ho amato alla follia (cit.), sono molto curiosa di vedere come se la caverà il nostro Ryan Murphy con le streghe...
Vi segnalo infine, il 28 e 29 gennaio, gli episodi inediti di Luther (la stagione 3, disgraziatamente breve come tutte le altre), su FoxCrime.
A presto, bacioni!
non sono sparita. So che latito da un po', ma ho delle buone ragioni.
Se vi va di leggerle, le trovate qui.
Nel frattempo, vi aggiorno: fra un mese tornerà The Walking Dead (il 9 febbraio negli Usa e il 10 in Italia), l'attesa sta per finire! Manca pochissimo, invece, al debutto italiano di American Horror Story: Coven (dal 14 gennaio su FOX). Dopo la seconda stagione, che ho amato alla follia (cit.), sono molto curiosa di vedere come se la caverà il nostro Ryan Murphy con le streghe...
Vi segnalo infine, il 28 e 29 gennaio, gli episodi inediti di Luther (la stagione 3, disgraziatamente breve come tutte le altre), su FoxCrime.
A presto, bacioni!
giovedì 5 dicembre 2013
The Walking Dead - Episodio 4.8: Indietro non si torna
Io capisco che al mid-season finale uno debba sparare alto: due mesi prima del ritorno (il 9 febbraio su AMC e il 10 su FOX), ovviamente piazzi un bel colpo di scena prima della pausa.
Ma non è che posso restare secca sul divano, io.
Mi sono immersa nel ruolo alla perfezione: ho urlato “No, ti prego, non faaaaarlo!”, ho sospirato, ho parlato con la tv. Ho esibito il set completo del Maniaco Seriale.
Perché dopo una bella introduzione di puntata - intitolata: "Le minchiate del Governatore - versione 2.0", prontamente bevute dalle nuove pecore al pascolo (possibile che sopravvivano solo idioti? Ma la selezione naturale che fine ha fatto?) - eccoci qui.
Gli ostaggi. Hershel e Michonne. Non ci abbiamo creduto manco per un secondo che li avrebbe risparmiati entrambi. Non ci è passato manco per l’anticamera del cervello che il Governatore volesse evitare lo scontro a fuoco.
Noi che lo conosciamo non ci abbiamo creduto, altri ci sono cascati. Forse mi si spiega la diffusione del pecorame, in percentuale, fra i sopravvissuti...
Voglio dire: un conto è Hershel, che non pensa davvero che il Governatore sia cambiato (vi ricordo che ha molestato sua figlia) ma glielo dice per cercare di farlo ragionare.
Come se fosse possibile ragionare con uno così. Fatto sta che quando sei disperato, le tenti tutte.
Non vorrei dire che l’avevo detto, ma ... L’avevo detto!
Uno che ti risponde “Perché non sono le mie” quando ti fanno notare che potrebbe uccidere le tue figlie si riassume in una frase.
Il Governatore è un mix di malvagità, egoismo, follia e alienazione (intesa come convinzione di superiorità rispetto a tutti quelli che lo circondano).
Non ha mai avuto intenzione di trattare. Non ha mai pensato di prendere la prigione pacificamente. Ci è andato col suo bel carro armato dopo che aveva già deciso di uccidere Hershel e di scatenare (di nuovo) la guerra.
Vorrei che questo fosse chiaro.
Non ci sono possibilità di fraintendimento e la quantità di bugie che racconta all’inizio dell’episodio lo conferma.
Il Governatore non tratta. Il Governatore decide. Governa, appunto.
Quando dice “Ti amo” a Lily sta raccontando altre panzane.
Lui ama solo Megan, o meglio il modo in cui Megan lo fa sentire.
Ergo, vuole tenersi vicina sua madre. Ma se ci tenesse davvero, alla sua “famiglia” (come la chiama lui), non l’avrebbe lasciata sola mentre andava a misurarsi con Rick per vedere chi aveva il pistolone più grosso (perché questo è il motore delle sue azioni: il bisogno di dimostrare che è sempre il più forte).
Il Governatore è un narcisista, nel senso patologico del termine, e capiamo fin da quell’abbraccio infangato che Megan è spacciata. Nessuno che sia oggetto dell’ossessione di un narcisista ha probabilità di cavarsela, figuriamoci in mezzo agli zombie.
Bob, Scott. Parliamone.
Vi ho insultati così tanto che se non vi sono fischiate le orecchie da qui a oltreoceano sarà meglio che vi facciate vedere da un bravo otorino.
Ma sarà il modo di comportarsi? Si ricambia così la brava gente che guarda la vostra serie tutte le settimane?E poi: ce l’avete con gli anziani per caso? Dale, Hershel, i “saggi” del gruppo, quelli di una certa età, quelli che sono contro la violenza e a favore del dialogo. Abbiamo capito che il mondo di The Walking Dead non perdona chi non è disposto a sporcarsi le mani, ma ci sono altri modi - un filo meno drastici - di farcelo capire!
Sarà il caso di far tagliare la testa a Babbo Natale (dai, è uguale) il 2 dicembre?
Guardate che non basta avergli dato la soddisfazione di essere riuscito a cambiare Rick, convincendolo che la via del dialogo è quella giusta, quando i vivi sono così in minoranza rispetto ai morti.
Un sorrisino di soddisfazione e zac!
Con la spada di Michonne, poi. Che affronto.
Era già troppo, ma farmi TEMERE davvero, per un momento, per la vita del mio unico e solo leader? Il “Consiglio” della comunità un par di ciuffoli, se mi passate l’espressione. Qua c’è un solo leader (alla fine tocca sempre a lui, che lo voglia o no) che a momenti mi fate morire!
Cattivi, siete. Brutti e cattivi.
Abbiamo capito che con ogni probabilità il serial killer in erba è la psico-ragazzina, dai, che se la gioca a parimerito con Bob.
Abbiamo capito che con ogni probabilità Carol la stava solo coprendo.
Abbiamo capito che non ci fate vedere il Governatore morto, che non ci date soddisfazione, che dovete tenerci due mesi col fiato sospeso (comunque le brave mamme sparano in testa a quelli che sono responsabili della morte delle loro bambine. Lo sanno tutti).
Abbiamo capito che il seggiolino insanguinato della Piccola Spaccaculi (e ancora: niente cadavere... Tanto che ci vuole, abbiamo solo due mesi da attendere!) ci è arrivato come una mazzata sul coppino.
Abbiamo molto apprezzato gli zombie che ti arrivano alle spalle in mezzo al caos e vengono prontamente trasformati nel cappottino moda autonno-inverno di quest’anno.
Ma qui parliamo di teste mozzate e di gente che se ne va senza finire il Governatore, non era un po' troppo tutto insieme?
Michonne lo lascia agonizzare a terra. Beh, vuoi farlo soffrire? Almeno infilzagli l’altro occhio, dico io!
Mi avete fatto mancare la terra sotto i piedi, autori brutti e cattivi.
Io apprezzo, eh. Per carità: “imprevedibile” è la parola d’ordine di una grande serie.
E questa è senza dubbio una grande serie.
“Possiamo cambiare”, dice Rick. Certo, ma non il Governatore. Lui non cambierà mai.
Quelli che possono cambiare sono altri.
Tara, ad esempio, è l’unica a fermarsi allo scoppio del conflitto, traumatizzata dall’uccisione di Hershel. Sapete perché? Lei non ha vissuto in strada. Non ha dovuto vedere o fare quello che hanno visto o fatto tutti gli altri. Ha mantenuto integra la sua umanità, la sua visione del mondo, e non può accettare un’esecuzione sommaria.
I legami in situazioni drammatiche come quella di The Walking Dead si creano e si stringono in fretta. I sopravvissuti ne passano tante, insieme. Il legame che li unisce viene cementato da ogni giorno in cui si conquista la sopravvivenza.
Ma per Tara è diverso. Lei è rimasta in casa, con la sua famiglia.
È diverso per lei come lo è per il Governatore, che pensa soltanto a se stesso.
Mentre gli altri si adeguano: in guerra si fa quel che si deve fare. Infatti l’autobus parte prima che sia troppo tardi, abbandonando gli altri.
Era già successo alla fattoria: in mezzo al caos, il gruppo si separa. È inevitabile. Ed è questa la cosa peggiore.
Ma non voltarti, Carl.
Continua a camminare...
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martedì 26 novembre 2013
The Walking Dead - Episodio 4.7: Peso morto
Ecco, il Governatore in versione Bella Lavanderina non promette nulla di buono. In versione educatore di giovani menti, è anche peggio. Però resta un Personaggione con la “P” maiuscola. Uno che ha costruito la sua (squilibrata) personalità sul contrasto con un padre padrone del quale non è ancora riuscito a liberarsi.
Così come Martinez, che aveva cercato di liberarsi di lui (l’avevano abbandonato dopo gli ultimi fatti di Woodbury, ricordate?), se lo ritrova di fronte. Gli tocca portarlo al campo (ha donne e bambini con sé). Ma al campo comanda lui: Martinez è il nuovo capo. E io non faccio che chiedermi: per quanto ancora?
Non so voi, ma io non ho creduto neanche per un momento che il Governatore (fatti pure chiamare Brian, ma sempre il Governatore resti) avrebbe lasciato correre.
Niente pesi morti al campo, certo, ma anche niente nuovi inizi. Brian non può prendere il posto del Governatore, come il Governatore aveva preso il posto di Philip: perché Philip era già il Governatore.
Il bello di questo personaggio è che non si evolve: resta fedele a se stesso, trascinando la propria morale sempre più verso il basso, mentre cerca di ingannare noi (senza riuscirci) e inganna tutti quelli che lo circondano. È come se stesse precipitando in un pozzo senza fondo. È stanco, certo, è provato, certo, ha rischiato di morire. Ma non significa che sia pronto a cambiare, a redimersi. Non ci credo neanche per un secondo.
E aspetto mentre i membri del nuovo campo ci vengono presentati, mentre l’esplorazione a caccia di cibo si trasforma nel ritrovamento di cadaveri decapitati e lasciati a marcire con il loro crimine appuntato sul petto. Che ci sia qualcuno peggio del Governatore, in giro? Ma no, certo che no: possono anche aver conservato le teste mozzate, ma qualcuno l’aveva fatto prima di loro, giusto?
E Martinez se lo ricorda bene. Non c’era bisogno che ci confermasse quello che sapevamo già: se non fosse stato per le donne e la bambina, l’avrebbe lasciato in quella fossa. Ora lo trova cambiato e crede che sia davvero così. Com’è che si fidano tutti? Voi vi fidate? Perché io sono qui a scrivere, inquadratura dopo inquadratura, in attesa di veder confermato che il Governatore è sempre qui.
Non devo aspettare molto, per la mia conferma. Bastano una birra e due tiri a golf.
E tanti saluti alla “seconda possibilità” al Governatore: dargliela significava non aver visto la terza stagione. E non aver capito chi ci troviamo di fronte. Ovvero uno che stasera ricorda tanto Gollum: mentre la parte cattiva dà Martinez in pasto agli zombie, quella che cerca di cambiare (ma non ci riuscirà mai) grida di non volerlo fare.
Ma mente, questo è certo: il Governatore vuole farlo. non è vero: lui vuole farlo. Vuole tornare quello di prima. Vuole comandare, di nuovo. Vuole prendere il posto di Martinez al campo. Vuole uccidere i sopravvissuti dell’accampamento che trova durante una ricognizione con gli altri. C’è della brutta gente, là fuori, ma mai brutta quanto lui. E mentre guarda Mitch e Pete discutere, come se stesse guardando la propria coscienza lottare contro se stessa (avete presente il diavoletto e l’angioletto dei cartoni animati? Ecco, uguale), matura la sua decisione. Decisione. Consapevole.
Deve tenere al sicuro Megan, Tara e Lily. Pensa di andarsene, ma poi capisce che tutti loro sono come gli zombie impantanati nel fango che incontrano sulla loro strada: bloccati lì, impossibilitati a scappare. Senza via di scampo... Come chiunque si trovi sulla strada del Governatore. Siamo al secondo omicidio, con Pete. Al terzo con Mitch non ci arriviamo: sappiamo già che il Governatore ha scelto da che parte stare. Dalla parte di quello che vuole sterminare il gruppo per rubare le provviste. Dalla parte del diavoletto. Dalla sua parte.
Dalla parte di chi comanda. A qualunque costo. A costo di tornare ai confini della prigione, per prenderla, questa volta. Nella terza stagione voleva solo uccidere Rick e tutti gli altri. Ora probabilmente vuole prendere la prigione, un posto nel quale tenere al sicuro Megan. Un posto nel quale punta la pistola alla testa di Michonne, nascosto fra gli alberi. Sì, certo. Come no. Continuiamo a dare una nuova possibilità ai personaggi come lui... Non dureremmo un giorno nel mondo di The Walking Dead!
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martedì 19 novembre 2013
The Walking Dead - Episodio 4.6: L'esca
Ci sono state due puntate in The Walking Dead in cui non abbiamo visto Rick e il suo gruppo. La prima era “Benvenuti a Woodbury”, la seconda l’abbiamo vista ieri sera.
Non è un caso che entrambe le puntate fossero dedicate al Governatore, e non è un caso che entrambe avessero il compito di “introdurre” il personaggio.
Benvenuti a Woodbury ci presentava un altro mondo, un mondo lontano dalla prigione, con un altro leader. Un leader opposto a Rick: bugiardo, manipolatore, irrimediabilmente spinto verso il Male ma anche incredibilmente motivato. Il Governatore, se non altro, non ha mai avuto dubbi sul da farsi: ha scelto da che parte stare e non si è più mosso da lì. Al contrario di Shane, ad esempio, che rincorrendo il ruolo di leader (e di padre, e di amante) che si era visto “strappare” da Rick, aveva scelto la stessa strada ma senza averne il coraggio. Shane si nascondeva dietro bugie dette per giustificare la vigliaccheria delle proprie azioni. Il Governatore usa le bugie per manipolare gli altri, per ottenere quello che vuole: il controllo.
Il controllo totale del suo piccolo mondo dorato, Woodbury, che ieri sera è finito in fiamme. Il Governatore è uno di quelli “o mio, o di nessuno”. Non accetta mezze misure, non prevede il fallimento. L’abbiamo conosciuto così, ma ieri sera abbiamo dovuto conoscerlo di nuovo. Gli autori hanno replicato un episodio introduttivo per una figura carismatica, ambigua e di conseguenza affascinante.
Quando il mondo del Governatore muore, lui muore con lui. Si aggira per mesi, abbandonato dai suoi stessi “fedelissimi”, come uno zombie in mezzo agli zombie. Non ha più il sogno di ricostruire il mondo, non ha più uno scopo. Poi il destino lo mette sulla strada di Tara, Lily e Megan. E improvvisamente “Brian” (il Governatore, Philip, si nasconde sempre sotto un falso nome: cela la sua vera identità perché appartiene alla vita “morta” insieme alla sua famiglia) ritrova uno scopo. Spiegare a Tara come si ammazzano gli zombie. Prendere il backgammon del vicino per far sorridere Megan. Uccidere il nonno per salvare le sue figlie, rischiando di perdere l’affetto della ragazzina nella quale rivede sua figlia. I bambini mantengono intatta la loro visione semplice delle cose, ti tengono vivo con il loro sguardo disincantato sull’orrore. Ti riportano dove dovevi essere: concentrato sulle cose che contano.
La simbolica cancellazione dell’uomo che era prima, con il suo volto nascosto dalla foto di famiglia, arriva nel momento in cui il Governatore prende una decisione: sa benissimo che Megan e Lily rappresentano un surrogato della sua defunta famiglia. Non è così stupido da lasciarsi ingannare. Semplicemente, sceglie di abbandonarsi a quel desiderio, al desiderio di avere ancora qualcuno da amare e da accudire. Qualcuno da proteggere. E brucia la foto di un passato che non gli appartiene più.
Quando finisce in trappola con Megan e gli zombie, in una delle “trappole” che egli stesso aveva predisposto (ricordate? Servivano per catturare gli zombie per le “feste” di Woodbury...), non ha dubbi.
Ha dato fuoco a Woodbury, l’ha riconsegnata agli zombie perché il suo sogno è stato infranto. Rick Grimes, l’ha infranto...
Il Governatore è andato avanti per inerzia, spinto da un istinto di sopravvivenza più marcato di quello mostrato da quasi tutti gli altri personaggi. Ma andare avanti per inerzia è ben diverso dall’avere uno scopo. Così, dopo averci tenuti col fiato sospeso per quasi mezz’ora (mi aspettavo che sterminasse la famigliola. Sarebbe stata una svolta interessante), “Brian” rischia la vita per aiutare Lily, Tara, Megan e il nonno, al quale sfonda il cranio con un eccesso di zelo che rivela tutta la sua frustrazione. Ma anche la sua determinazione: il suo piano è fallito? Benissimo. Ci abbiamo pianto sopra abbastanza. È il momento di ricostruirlo e di ricostruirsi.
Rick Grimes aveva vacillato dopo la morte di Lori: tenere al sicuro la sua famiglia era in cima alla lista delle sue priorità e perdere la moglie l’aveva gettato sul baratro della follia. Al Governatore è successa la stessa cosa.
Ora, però, anche lui è di nuovo pronto a combattere.
A mettere fuori gioco tre zombie a mani nude, con la sola forza della determinazione.
A promettere a Megan che non lascerà che le accada nulla di male.
Ad affrontare Martinez, che l’aveva abbandonato e ha la cattiva idea di ripresentarsi al suo cospetto. Non sapendo quello che sappiamo noi: il Governatore è tornato.
martedì 12 novembre 2013
The Walking Dead - Episodio 4.5: L'inferno
Questa volta cominciamo dalla fine, perché quando pensi di poter tirare il fiato, zac! I subdoli sceneggiatori infilano un colpo di scena mozzafiato come mostrarci il Governatore che guarda la prigione. Tanto per non farci stare tranquilli fino alla settimana prossima. Tanto per farci capire che no: il peggio non è passato.
Ce lo ha confermato la puntata di ieri sera, incentrato sulla contrapposizione di due mondi che poi si fondono in un unico... Inferno.
Due mondo, anzi due inferni: quello fuori dalla prigione, dal “rifugio”, da “casa”, tormentato dai sensi di colpa, e quello dentro, in cui si lotta per la vita fra le mura in qualche modo domestiche di una prigione che tiene fuori gli zombie ma tiene prigionieri i malati.
Hershel è la guida di questo mondo: saggio, comprensivo, altruista, è entrato nella zona di quarantena rischiando la vita e si prende cura non solo dei suoi pazienti come meglio può, ma anche del morale degli altri (la battuta sugli spaghetti è forse la prima che gli sentiamo fare in tutta la seria) e delle apparenze: non vuole che i defunti vengano “trattati” dove ci sono gli altri pazienti. Non vuole che la gente veda in faccia la morte, tantomeno quella che si risveglia. È paterno - il suo breve dialogo con Lizzie ci ricoda che è prima di tutto un padre - e ha scelto di tenere vicino Glenn, figlio putativo, per salvaguardarlo e tenerlo d’occhio costantemente, per distrarlo e dargli dei motivi per tenere duro.
E per proteggere Maggie, che da lui ha sicuramente imparato ciò che conta: resistere. Resistere finché è necessario. Così, ecco Maggie che da sola cerca di diminuire la pressione degli zombie sulla recinzione, per salvaguardarla e salvaguardare quello che resta del mondo degli uomini... O dell’inferno che è diventato. L’inferno di paura e sensi di colpa, che spinge Rick a dire la verità su Carol a Maggie ma anche a chiederle un parere: avrebbe fatto la stessa cosa? È evidente come Rick abbia bisogno di conferme. Dice a Maggie di non dubitare di se stessa, ma è di sé che ha dubitato, mentre guidava verso casa. E sono i suoi, i figli che cerca di tenere lontano da quello che succede all’inferno. O almeno ci prova.
Proprio come Hershel prova a salvare tutti gli infetti, anche se sa che non può farlo. Deve arrendersi all’evidenza quando uno dei suoi pazienti muore davanti agli altri e Sasha lo aiuta a metterlo sulla barella in modo che se ne possa occupare lontando dallo sguardo degli altri malati. E quando lo vediamo occuparsene, capiamo perché tiene tanto a tenere segreto quel momento: sarebbe come ammettere quello che succede là fuori. Ammettere che la morte torna in vita, ammettere che “un’anima triste può ucciderti più in fretta di un germe”. Hershel cerca solo di tenere l’orrore lontano dagli altri: pensa ancora che ci sia un motivo. Ha ancora fede. Quella che manca a Rick.
Quella che finisce per far abbassare la guardia a Hershel, permettendo agli zombie di proliferare nella zona di quarantena. Il dottore lo aveva avvertito, prima di morire. Ma Hershel ha dovuto passarci, per capire davvero. Il caos regna sovrano, sempre e comunque, anche quando uno meno se lo aspetta. Magari servirà a far capire a Lizzie che gli zombie non sono più esseri umani. O magari servirà solo a scatenare il panico. Quando gli zombie sfondano la recinzione, ne abbiamo la conferma: la prigione non è più un posto sicuro, ma allo stesso è l’unica casa che ci sia. Anche se gli zombie, là fuori, sono troppi.
Parafrasando Romero: “Quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla Terra”... o la Terra si trasformerà nell’inferno. È il momento di smettere di cercare la tanto agognata normalità. È il momento di guardare tuo figlio in prima linea contro gli zombie. È il momento di rompere le barriere, di accettare che l’orrore è più forte della fede. È il momento di scegliere, di riprendere il controllo, di ricominciare a sperare, di appoggiarsi gli uni agli altri. È il momento di smettere di pensare al mondo di prima... Ma di continuare ad essere umani.
martedì 5 novembre 2013
The Walking Dead - Episodio 4.4: Indifferenza
“Tutti cambiamo”. Ha perfettamente senso, anzi: è il tema della puntata di ieri sera. Che da oggi, poiché non mi troverete più a scrivere sui siti FOX, commenterò qui. Perché tutti cambiamo... E non sarebbere così inquietante, se a ricordarcelo non fosse Lizzie, che - in caso qualcuno ancora avesse dei dubbi - è evidentemente una bambina disturbata. A prescindere dagli zombie, intendo. L’ossessione di Carol per lei e sua sorella, scaturita dalla promessa fatta al padre e dall’evidente bisogno di prendersi cura di un sostituto della bambina che ha perso, non la aiuta. Le sue parole però sì: forse le salveranno la vita. Forse la renderanno ancora più disturbata. Questione di prospettive. È sempre e solo questione di prospettive.
“Anche se combatti, non devi arrenderti. E poi un giorno... Cambia, e basta. Tutti cambiamo”. Il nocciolo della questione sta tutta qui: ci sono due gruppi in difficoltà. Cambiare. Cambiare se stessi, cambiare idea, cambiare prospettiva, cambiare priorità. Ci sono due gruppi a dimostrarcelo: uno che va in cerca di cibo e farmaci per salvare i compagni dall’epidemia e un altro, partito alla ricerca delle stesse cose, che si trova braccato dagli zombie. Con azioni e reazioni che remano contro la sopravvivenza del gruppo (come quelle di Tyreese e Bob). Subito dopo che Carol ha ripetuto fino alla nausea a Lizzie che non deve arrendersi e che deve combattere, Tyreese si vuole arrendere. Vacilla.
La sopravvivenza è tutto, come sempre. Ma come sempre, la questione è: quanto in là ci si può spingere per perseguirla? Carol si giustifica con Rick, che non solo non sembra comprendere, ma è assorto nei suoi pensieri. Sappiamo a cosa sta pensando, vero? Pensa che Carol è fuori controllo, una mina vagante troppo pericolosa per il gruppo. E infatti, alla fine... Ma andiamo con ordine. L’alternanza fra il racconto dell’avventura dei due gruppi si muove parallelamente, per giungere alla stessa conclusione: l’istinto è quello di perdonare, capire, aiutare. Ma la ragione, alla fine, spinge ad allontanare, punire, proteggere i propri cari a discapito delle mine vaganti. Come Carol e Bob.
Tyreese agisce senza più riflettere, mosso dalla rabbia e da una vaga ricerca della morte, un elemento classico delle zombie story. Ricordate? La ricerca della normalità è l’unica cosa che impedisce di impazzire. E quando la normalità viene spezzata, arrivare sull’orlo della follia è un attimo. Così come per Rick - sempre e solo per lui, se ci fate caso: il leader è uno e le decisioni difficili deve prenderle lui - è un attimo imbattersi in nuovi sopravvissuti. Innamorati, un po’ fuori di testa, tendenzialmente incapaci di sopravvivere a lungo contro i mangiapelle, come li chiamano loro. Ma nel mondo post-invasione si prende tutto, giusto? I pochi umani sopravvissuti che incontri devi accettarli come se fossero un dono, come se ti piacessero, come se volessi dal primo minuto che entrassero a far parte della tua famiglia, quella che ti sei costruito con fatica.
Non ci sono alternative. Non più, almeno: dopo gli uomini uccisi nel bar, dopo gli scontri con Woodbury, dopo i tradimenti e le bugie, è arrivato il momento di prendere, accogliere, aiutare. Anche se non puoi evitare di chiederti: i più deboli, che non hanno saputo o voluto affrontare l’orrore, meritano compassione? È la solita, vecchia, infallibile teoria dell’evoluzione: solo i più forti sopravvivono. Mentre si confronta la vita di prima con quella di oggi, la necessità di adattarsi o morire, il bisogno di fidarsi degli altri e la paura di farlo. E i vizi. Daryl non permette a Bob di crogiolarsi nei sensi di colpa per la morte di Zach. Non subito, almeno. Non prima di cambiare prospettiva.
La morte è democratica, così come lo è la sopravvivenza: sopravvivono anche gli psicopatici, gli alcolisti, gli ingenui, gli inetti. Ma non importa più: non resteranno più soli. Daryl lo dice chiaramente, perché ogni singola vita è importante. Finché non diventa un pericolo per la collettività. Carol chiede a Rick di affrontarla, ricordandogli di aver ucciso Shane e paragonando le loro scelte alla “semplice” eliminazione di una minaccia. Ma le cose sono più complesse di così, noi lo sappiamo bene. Adattati o muori. Carol si è adattata: corriamo col pensiero alla sua vita di prima nell’esatto momento in cui lei la ricorda. Il marito che la picchiava. La figlia che ha perso. Sophia, la bambina innominabile. E Lori, la moglie innominabile. Rick e Carol sono uniti nel dolore, ma separati nella loro nuova prospettiva.
I morti non sono solo quelli che ti inseguono per ucciderti. I morti sono anche quelli che rimpiangiamo, che ci spezzano il cuore, che ci rendono così difficile andare avanti. Perfino quando non li conosciamo e non li vorremmo nelle nostre vite, come per i ragazzi incontrati da Rick e Carol. Rick non era sicuro di volerli portare con sè, all’inizio, ma è sicuro di essere dispiaciuto per averli persi, alla fine. Si cambia idea. Come fa Daryl quando scopre che Bob ha rischiato la vita (sua e degli altri) per salvare una bottiglia. Le prospettive cambiano in fretta, nel mondo di The Walking Dead. E non lo fanno mai a caso: ogni giorno è un’avventura, un’occasione di redimersi, una possibilità di pentirsi. Si può morire, si può far morire un altro.
Rick si fidava di Carol, ma dopo quello che ha fatto teme per i suoi figli. È pronto ad allontanarla, a lasciarla lì fuori da sola, convinto che possa sopravvivere. E lei, incredibilmente, è pronta ad accettare la sua decisione. Le prospettive cambiano in fretta, già. E in men che non si dica, Carol parte a bordo di un’auto, da sola. La donna che aveva così paura di restare sola da accettare un marito violento se ne va facendo affidamento solo sulle sue forze, mentre gli altri tornano a casa. Daryl, Michonne, Tyreese e Bob hanno trovato quello che volevano, hanno lottato per salvarlo e si dirigono verso la prigione. Rick ha fatto la scelta che riteneva giusta (ma che lo tormenta, è evidente) e si avvia da solo verso casa. Una casa che non è più quella di prima...
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mercoledì 16 ottobre 2013
Gli zombie sono tornati... E hanno invaso anche le edicole!
Lo so, lo so.
Pensavate che fossi stata inghiottita dalla rete.
Latito da troppo tempo. Ma da metà settembre ho un nuovo-vecchio lavoro, che mi impegna moltissime ore, e faccio fatica a trovare il tempo per aggiornare i blog.
Nuovo nel senso che lavoro per una società diversa e mi occupo anche dei siti delle reti Nat Geo e History. Vecchio nel senso che continuo ad occuparmi dei siti delle reti FOX.
Ergo: ecco qui la recensione del primo episodio della stagione 4 di The Walking Dead, iniziata lunedì su FOX.
Gli zombi sono tornati... E hanno invaso anche le edicole!
Sto lavorando così tanto che riesco ad arrivare in ritardo perfino su questa notizia-bomba.
Io, che mi sono fatta incidere due piastrine dedicate a The Walking Dead... Pensate come sto messa!
Ad ogni modo, meglio tardi che mai: in edicola c'è il primo numero della rivista ufficiale di The Walking Dead edita da Saldapress.
Una di quelle cose da addicted che mi hanno praticamente fatta sbavare sul monitor quando ho visto la copertina.
Una rivista vera, seria, piena di foto, notizie e curiosità sulla serie horror che ha conquistato il mondo.
Lo dico perché come noi appassionati ben sappiamo, l'horror (al cinema, in tv, e perfino in letteratura) è stato spesso bistrattato dalla critica mainstream.
Ha varcato i confini dei premi e dei riconoscimenti delle firme "che contano" solo "mixato" con altri generi: negli altri casi ha continuato a essere snobbato... Fino ad ora. (Con qualche rara eccezione d'autore: I segreti di Twin Peaks, American Horror Story. Tanto per citarne due, con molti anni di distanza fra loro).
Il successo internazionale di The Walking Dead ha dato nuova linfa all'horror, su tutti i fronti.
The Walking Dead (fumetto e serie tv) è per gli zombie ciò che Twilight è stato per i vampiri: un successo (diverso, ovviamente: molto diverso!) di tale portata da rivitalizzare un intero filone televisivo, cinematografico, letterario.
Adesso si parla ufficialmente di uno spin-off della serie. Il fumetto (edito in Italia da Saldapress, lo stesso nome - e il nome sia lodato! - dietro alla rivista) conquista sempre più appassionati.
E gli zombie FINALMENTE stanno conquistando larghe fette di pubblico "atipico": persone di una certa età, donne... Un target che ha accuratamente evitato i "film di zombi" fino a quando si è trovata di fronte un'appassionante serie corale che, in puro stile romeriano, con gli zombie ha a che vedere fino a un certo punto.
Perché il vero nemico di The Walking Dead è l'uomo stesso: risorto e in cerca di carne fresca, oppure in fuga e intento a chiedersi fin dove è lecito arrivare per assicurarsi la sopravvivenza...
Ecco perché, da romeriana della prima ora, sono lietissima del successo della serie e dell'arrivo di una rivista coi fiocchi in edicola: un altro modo per celebrare una passione. La nostra. E quella di molti altri milioni di persone in tutto il mondo...
Ecco il comunicato di Saldapress con tutte le informazioni sulla rivista ufficiale di The Walking Dead: Che aspettate? Correte in edicola, se ancora non l'avete fatto!
Pensavate che fossi stata inghiottita dalla rete.
Latito da troppo tempo. Ma da metà settembre ho un nuovo-vecchio lavoro, che mi impegna moltissime ore, e faccio fatica a trovare il tempo per aggiornare i blog.
Nuovo nel senso che lavoro per una società diversa e mi occupo anche dei siti delle reti Nat Geo e History. Vecchio nel senso che continuo ad occuparmi dei siti delle reti FOX.
Ergo: ecco qui la recensione del primo episodio della stagione 4 di The Walking Dead, iniziata lunedì su FOX.
Gli zombi sono tornati... E hanno invaso anche le edicole!
Sto lavorando così tanto che riesco ad arrivare in ritardo perfino su questa notizia-bomba.
Io, che mi sono fatta incidere due piastrine dedicate a The Walking Dead... Pensate come sto messa!
Ad ogni modo, meglio tardi che mai: in edicola c'è il primo numero della rivista ufficiale di The Walking Dead edita da Saldapress.
Una di quelle cose da addicted che mi hanno praticamente fatta sbavare sul monitor quando ho visto la copertina.
Una rivista vera, seria, piena di foto, notizie e curiosità sulla serie horror che ha conquistato il mondo.
Lo dico perché come noi appassionati ben sappiamo, l'horror (al cinema, in tv, e perfino in letteratura) è stato spesso bistrattato dalla critica mainstream.
Ha varcato i confini dei premi e dei riconoscimenti delle firme "che contano" solo "mixato" con altri generi: negli altri casi ha continuato a essere snobbato... Fino ad ora. (Con qualche rara eccezione d'autore: I segreti di Twin Peaks, American Horror Story. Tanto per citarne due, con molti anni di distanza fra loro).
Il successo internazionale di The Walking Dead ha dato nuova linfa all'horror, su tutti i fronti.
The Walking Dead (fumetto e serie tv) è per gli zombie ciò che Twilight è stato per i vampiri: un successo (diverso, ovviamente: molto diverso!) di tale portata da rivitalizzare un intero filone televisivo, cinematografico, letterario.
Adesso si parla ufficialmente di uno spin-off della serie. Il fumetto (edito in Italia da Saldapress, lo stesso nome - e il nome sia lodato! - dietro alla rivista) conquista sempre più appassionati.
E gli zombie FINALMENTE stanno conquistando larghe fette di pubblico "atipico": persone di una certa età, donne... Un target che ha accuratamente evitato i "film di zombi" fino a quando si è trovata di fronte un'appassionante serie corale che, in puro stile romeriano, con gli zombie ha a che vedere fino a un certo punto.
Perché il vero nemico di The Walking Dead è l'uomo stesso: risorto e in cerca di carne fresca, oppure in fuga e intento a chiedersi fin dove è lecito arrivare per assicurarsi la sopravvivenza...
Ecco perché, da romeriana della prima ora, sono lietissima del successo della serie e dell'arrivo di una rivista coi fiocchi in edicola: un altro modo per celebrare una passione. La nostra. E quella di molti altri milioni di persone in tutto il mondo...
Ecco il comunicato di Saldapress con tutte le informazioni sulla rivista ufficiale di The Walking Dead: Che aspettate? Correte in edicola, se ancora non l'avete fatto!
The Walking Dead: ecco il magazine ufficiale
Il 27 settembre arriva in edicola e in fumetteria la rivista interamente dedicata alla saga di Robert Kirkman
Venerdì 27 settembre, sbarca finalmente nelle edicole e nelle fumetterie italiane un’altra importante pubblicazione legata all’universo della saga zombie di Robert Kirkman. Si tratta di THE WALKING DEAD - IL MAGAZINE UFFICIALE. Di cosa si tratta? Di 64 pagine a colori che permetteranno ai numerosi fan della serie - cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni - di entrare nell'universo crossmediale di The Walking Dead e scoprire tutti i segreti della serie tv, di quella a fumetti e di essere sempre informati su tutto ciò che ruota attorno alla narrazione zombie più famosa del pianeta, dalle action figures ai videogames.
Si tratta, insomma, di una sorta di mappa narrativa ricchissima di materiali inediti e curiosità, che illustra in maniera aggiornata l’universo generato dalle avventure di Rick Grimes e soci. Ogni numero - che nei primi mesi avrà una cadenza mensile - arricchirà le conoscenze dei lettori con materiale inedito, approfondimenti e curiosità, nel segno di una grande cura grafica ed editoriale. Il primo numero – stampato anche in altre nove versioni per fumetterie (Forbidden Planet, La Casa del Fumetto, Alessandro Distribuzioni, Manicomics/Games Academy, Pop Store), distributori (Alastor e Pan) e sito saldaPress, con nove variant cover differenti – contiene interviste esclusive a Robert Kirkman, Charlie Adlard, Danai Gurira (la Michonne della serie tv), un pezzo sulle newsrelative alla quarta stagione e molto altro. Per informazioni sulla reperibilità delle cover alternative a quella ufficiale basterà andare sul sito www.saldapress.com.
Insomma, THE WALKING DEAD - IL MAGAZINE UFFICIALEè una rivista ricca di immagini e contenuti, dedicata a chi vuol saper tutto, ma proprio tutto del fenomeno The Walking Dead.
Il magazine sarà in vendita anche nello Shop del sito saldaPress e nelle librerie online.
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martedì 10 settembre 2013
The Walking Dead 4: il poster e la valenza del personaggio di Rick
Cari,
rieccomi! E' stata una lunga estate, ma finalmente sono tornata.
E per "riaprire" il blog voglio parlarvi del poster della stagione 4 di The Walking Dead.
Manca poco più di un mese al debutto dei nuovi episodi (il 13 ottobre su AMC)
e come da tradizione, dopo aver analizzato i poster della prima, della seconda e della terza (qui: l'unico link sopravvissuto) stagione, diamo un occhio agli indizi disseminati nella nuova immagine scelta per il quarto ciclo.
Se nella prima stagione l'autostrada-cimitero portava Rick verso una minacciosa e insidiosissima Atlanta, se nella seconda lo vedevamo correre armato in mezzo alla campagna, con la fattoria che avrebbe fatto da ambientazione principale sullo sfondo, la terza non solo lo vedeva ai cancelli della prigione. Lo "elevava" sul piedistallo (il significativo carrarmato rovesciato, a simboleggiare la totale inesistenza di un'autorità come quella conosciuta prima dell'apocalisse), tanto per ribadire il concetto (da me molto amato, lo so: mi ripeto) che "C'è un solo leader").
Ebbene, la quarta stagione lo vede ancora, come sempre, protagonista. La scelta di rappresentare una serie corale come The Walking Dead sempre e solo con il personaggio di Rick ha una duplice motivazione: ribadire il senso di solitudine, isolamento e paura (l'uomo è rimasto in minoranza, in un mondo dominato dagli zombie) e rafforzare il nostro legame con il personaggio che ci guida alla scoperta dell'orrore. Ovvero: il ribaltamento dell'ordine naturale vita-morte.
E' insieme a Rick, infatti, che "ci svegliamo" in ospedale e iniziamo a esplorare il nuovo mondo. E' con lui che soffriamo e viaggiamo fino al ricongiungimento con la famiglia. E' per lui che facciamo il tifo contro il rivale Shane. E' a lui che guardiamo, quando è il momento di prendere decisioni importanti. Perché? Semplice perché lui è uno sceriffo, un rappresentante di quell'autorità e di quella sicurezza che non ci sono più ma che tutti - noi telespettatori come i personaggi della serie - ricordano con nostalgia (perfino che la combatteva, quell'autorità) e alle quali tutti guardano con desiderio.
Con il desiderio di una normalità che si tenta di ricostruire, ma che come abbiamo visto soprattutto nella terza stagione non può esistere. Perché ci sono solo personalità forti e personalità deboli.
Vincitori e vinti.
Sopravvissuti e zombie.
Il poster della stagione 4 mette ancora una volta Rick al centro, coinvolgendoci nell'insicurezza che lo circonda: le recinzioni della prigione, il rifugio sicuro (ma non troppo) della stagione precedente, sono ormai inutili. Nuove sfide e nuovi pericoli attendono il nostro leader, ancora una volta pronto (armato) a fare del suo meglio per tenere al sicuro sé stesso e la propria famiglia. Intesa come gruppo di sopravvissuti che cercano di dare una parvenza di legame famigliare a quella che, di fatto, non è altro che una continua lotta per la sopravvivenza.
Cosa si nasconde dietro quella recinzione sfondata? Zombie? Il Governatore? Nuovi, terrificanti nemici e pericoli?
Lo scopriremo presto. Con la certezza che ci aspetta un'altra, grande stagione.
rieccomi! E' stata una lunga estate, ma finalmente sono tornata.
E per "riaprire" il blog voglio parlarvi del poster della stagione 4 di The Walking Dead.
Manca poco più di un mese al debutto dei nuovi episodi (il 13 ottobre su AMC)
e come da tradizione, dopo aver analizzato i poster della prima, della seconda e della terza (qui: l'unico link sopravvissuto) stagione, diamo un occhio agli indizi disseminati nella nuova immagine scelta per il quarto ciclo.
Se nella prima stagione l'autostrada-cimitero portava Rick verso una minacciosa e insidiosissima Atlanta, se nella seconda lo vedevamo correre armato in mezzo alla campagna, con la fattoria che avrebbe fatto da ambientazione principale sullo sfondo, la terza non solo lo vedeva ai cancelli della prigione. Lo "elevava" sul piedistallo (il significativo carrarmato rovesciato, a simboleggiare la totale inesistenza di un'autorità come quella conosciuta prima dell'apocalisse), tanto per ribadire il concetto (da me molto amato, lo so: mi ripeto) che "C'è un solo leader").
Ebbene, la quarta stagione lo vede ancora, come sempre, protagonista. La scelta di rappresentare una serie corale come The Walking Dead sempre e solo con il personaggio di Rick ha una duplice motivazione: ribadire il senso di solitudine, isolamento e paura (l'uomo è rimasto in minoranza, in un mondo dominato dagli zombie) e rafforzare il nostro legame con il personaggio che ci guida alla scoperta dell'orrore. Ovvero: il ribaltamento dell'ordine naturale vita-morte.
E' insieme a Rick, infatti, che "ci svegliamo" in ospedale e iniziamo a esplorare il nuovo mondo. E' con lui che soffriamo e viaggiamo fino al ricongiungimento con la famiglia. E' per lui che facciamo il tifo contro il rivale Shane. E' a lui che guardiamo, quando è il momento di prendere decisioni importanti. Perché? Semplice perché lui è uno sceriffo, un rappresentante di quell'autorità e di quella sicurezza che non ci sono più ma che tutti - noi telespettatori come i personaggi della serie - ricordano con nostalgia (perfino che la combatteva, quell'autorità) e alle quali tutti guardano con desiderio.
Con il desiderio di una normalità che si tenta di ricostruire, ma che come abbiamo visto soprattutto nella terza stagione non può esistere. Perché ci sono solo personalità forti e personalità deboli.
Vincitori e vinti.
Sopravvissuti e zombie.
Il poster della stagione 4 mette ancora una volta Rick al centro, coinvolgendoci nell'insicurezza che lo circonda: le recinzioni della prigione, il rifugio sicuro (ma non troppo) della stagione precedente, sono ormai inutili. Nuove sfide e nuovi pericoli attendono il nostro leader, ancora una volta pronto (armato) a fare del suo meglio per tenere al sicuro sé stesso e la propria famiglia. Intesa come gruppo di sopravvissuti che cercano di dare una parvenza di legame famigliare a quella che, di fatto, non è altro che una continua lotta per la sopravvivenza.
Cosa si nasconde dietro quella recinzione sfondata? Zombie? Il Governatore? Nuovi, terrificanti nemici e pericoli?
Lo scopriremo presto. Con la certezza che ci aspetta un'altra, grande stagione.
lunedì 24 giugno 2013
The Walking Dead - C'è UN SOLO leader!
Quando si parla di The Walking Dead è un po' misto fra il mio tormentone e il mio marchio di fabbrica. Nasce da qui, dalla puntata numero 7 della stagione 2 ("Muore la speranza": sì, quella del fienile).
Quella puntata che ha sorpreso tutto, personaggi e telespettatori.
Quella puntata in cui solo Rick Grimes ha saputo fare ciò che andava fatto.
Perché c'è un solo leader...
(occhio SPOILER sulle stagioni 2 e 3 di The Walking Dead, se non le avete viste non proseguite!)
Nella seconda stagione la leadership di Rick era stata messa fortemente in discussione.
Con quel colpo di pistola alla testa di Sophia, che esce a sorpresa dal fienile a chiudere un momento già altamente drammatico (il massacro di tutti gli zombie), Rick Grimes conferma il suo essere unica e sola guida dei sopravvissuti fra i morti viventi.
Lo shock della scoperta e le domande (Hershel sapeva? Da quanto era lì? Come ci era finita? Dove l'avevano trovata?) lasciano paralizzati tutti coloro che assistono alla scena.
Tutti tranne Carol, che comprensibilmente corre verso Sophia, Daryl - che interviene per fermarla - e appunto Rick, che mentre tutti rimangono a fissare la ragazzina come istupiditi, avanza e le spara in testa.
L'affermazione che chiude la seconda stagione "This isn't a democracy anymore" è la naturale conseguenza di quel momento.
A Rick Grimes, in quanto unico e solo leader, è concesso tutto.
Uccidere Shane (su indicazione della moglie traditrice, che gli dice di ucciderlo ma poi si arrabbia quando lo fa davvero. Ah, le donne!). Scegliere la nuova destinazione. Assegnare i compiti.
Provvedere alla sicurezza e alla sopravvivenza.
Tutto dipende da lui, l'ex sceriffo irreprensibile che stagione dopo stagione si trasforma da "bravo ragazzo d.o.c.", ligio alle regole, a uomo pronto a tutto pur di proteggere la sua famiglia.
Quella famiglia allargata costituita da tutti i sopravvissuti, che finiscono per accettare ogni sua decisione anche quando la contestano.
Quella famiglia allargata che spinge lo stesso Rick a fare un passo indietro nella stagione 3.
Ne ha passate troppe. La morte di Lori (evento per il quale, personalmente, sono saltata in piedi sul divano, esultante), l'arrivo della Piccola Spaccaculi, il cambiamento di Carl (sicuramente uno dei personaggi su cui puntare per la stagione 4), l'incontro con Morgan e tutto il resto l'hanno messo a dura prova.
Ma non importa: anche se pensa che fare un passo indietro sia la cosa giusta, il nodo della questione è sempre lo stesso. Serve un leader. Uno che prenda le decisioni che vanno prese e si assuma responsabilità che nessuno vuole assumersi.
E quel leader è uno solo: Rick Grimes...
Quella puntata che ha sorpreso tutto, personaggi e telespettatori.
Quella puntata in cui solo Rick Grimes ha saputo fare ciò che andava fatto.
Perché c'è un solo leader...
(occhio SPOILER sulle stagioni 2 e 3 di The Walking Dead, se non le avete viste non proseguite!)
Nella seconda stagione la leadership di Rick era stata messa fortemente in discussione.
Con quel colpo di pistola alla testa di Sophia, che esce a sorpresa dal fienile a chiudere un momento già altamente drammatico (il massacro di tutti gli zombie), Rick Grimes conferma il suo essere unica e sola guida dei sopravvissuti fra i morti viventi.
Lo shock della scoperta e le domande (Hershel sapeva? Da quanto era lì? Come ci era finita? Dove l'avevano trovata?) lasciano paralizzati tutti coloro che assistono alla scena.
Tutti tranne Carol, che comprensibilmente corre verso Sophia, Daryl - che interviene per fermarla - e appunto Rick, che mentre tutti rimangono a fissare la ragazzina come istupiditi, avanza e le spara in testa.
L'affermazione che chiude la seconda stagione "This isn't a democracy anymore" è la naturale conseguenza di quel momento.
A Rick Grimes, in quanto unico e solo leader, è concesso tutto.
Uccidere Shane (su indicazione della moglie traditrice, che gli dice di ucciderlo ma poi si arrabbia quando lo fa davvero. Ah, le donne!). Scegliere la nuova destinazione. Assegnare i compiti.
Provvedere alla sicurezza e alla sopravvivenza.
Tutto dipende da lui, l'ex sceriffo irreprensibile che stagione dopo stagione si trasforma da "bravo ragazzo d.o.c.", ligio alle regole, a uomo pronto a tutto pur di proteggere la sua famiglia.
Quella famiglia allargata costituita da tutti i sopravvissuti, che finiscono per accettare ogni sua decisione anche quando la contestano.
Quella famiglia allargata che spinge lo stesso Rick a fare un passo indietro nella stagione 3.
Ne ha passate troppe. La morte di Lori (evento per il quale, personalmente, sono saltata in piedi sul divano, esultante), l'arrivo della Piccola Spaccaculi, il cambiamento di Carl (sicuramente uno dei personaggi su cui puntare per la stagione 4), l'incontro con Morgan e tutto il resto l'hanno messo a dura prova.
Ma non importa: anche se pensa che fare un passo indietro sia la cosa giusta, il nodo della questione è sempre lo stesso. Serve un leader. Uno che prenda le decisioni che vanno prese e si assuma responsabilità che nessuno vuole assumersi.
E quel leader è uno solo: Rick Grimes...
martedì 2 aprile 2013
Morto e mangiato: zombie a fin di bene
Mentre ieri sera si è conclusa (sigh) la terza, strepitosa stagione di The Walking Dead (qui la mia recensione per FOX), noi zombofili non stiamo certo con le mani in mani.
Insieme a quel genio di Paolo Franchini (lui è il genio, io l'esaltata) è nato "Morto e mangiato": una raccolta di (brevissime) zombie story a fini benefici.
Il termine ultimo per la consegna dei racconti è il 2 novembre (data alquanto azzeccata, non trovate?) e visto che abbiamo già ricevuto un po' di materiale abbiamo pensato di chiudere il primo volume a 100 racconti (il libro si intitolerà quindi: Morto e mangiato - 100 storie di zombie)...
Insieme a quel genio di Paolo Franchini (lui è il genio, io l'esaltata) è nato "Morto e mangiato": una raccolta di (brevissime) zombie story a fini benefici.
Il termine ultimo per la consegna dei racconti è il 2 novembre (data alquanto azzeccata, non trovate?) e visto che abbiamo già ricevuto un po' di materiale abbiamo pensato di chiudere il primo volume a 100 racconti (il libro si intitolerà quindi: Morto e mangiato - 100 storie di zombie)...
mercoledì 27 febbraio 2013
Serie tv: Personaggi che diventano odiosi
... E benvenuti al video: "Che palle! Non li sopporto più!" :D
lunedì 21 gennaio 2013
L'integralismo zombie
Non era facile, ma io sono brava.
Molto brava.
Indi, in attesa di ricovero da un mese e mezzo (e ancora non s'è sentito nessuno), barcollante per l'anemia, per andare dalla mia dottoressa martedì scorso mi sono scatafasciata un piede.
Ergo: sto a letto da sette giorni, con una brutta distorsione, distrazione dei legamenti, botte varie, strappi alla schiena e via andare.
I primi due giorni ho vomitato per il dolore ogni volta che dovevo stampellare per andare in bagno.
Poi mia madre, GENIO, ha iniziato a scarrozzarmi sul tragitto camera-bagno, bagno-camera (ad ostacoli, biondi, pelosi e di nome Asia, Pimpa e Dharma) sulla sedie a rotelle dell'ufficio e via.
Fatto sta: lavoro (col portatile da 11", mai avuta tanta voglia di tornare al mio ufficio), guardo un po' di tv (poca, lo stretto necessario per lavoro) e leggo.
Sono al libro 7 in giorni 7.
Ma cosa m'è venuto in mente di leggere Warm Bodies?
A me, che sono un'integralista zombie?
Molto brava.
Indi, in attesa di ricovero da un mese e mezzo (e ancora non s'è sentito nessuno), barcollante per l'anemia, per andare dalla mia dottoressa martedì scorso mi sono scatafasciata un piede.
Ergo: sto a letto da sette giorni, con una brutta distorsione, distrazione dei legamenti, botte varie, strappi alla schiena e via andare.
I primi due giorni ho vomitato per il dolore ogni volta che dovevo stampellare per andare in bagno.
Poi mia madre, GENIO, ha iniziato a scarrozzarmi sul tragitto camera-bagno, bagno-camera (ad ostacoli, biondi, pelosi e di nome Asia, Pimpa e Dharma) sulla sedie a rotelle dell'ufficio e via.
Fatto sta: lavoro (col portatile da 11", mai avuta tanta voglia di tornare al mio ufficio), guardo un po' di tv (poca, lo stretto necessario per lavoro) e leggo.
Sono al libro 7 in giorni 7.
Ma cosa m'è venuto in mente di leggere Warm Bodies?
A me, che sono un'integralista zombie?
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lunedì 19 dicembre 2011
Speciale: The Walking Dead
Siccome i vampiri altrimenti si sentono soli, poverini, ecco qui lo Speciale su The Walking Dead!
Enjoy :-)
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giovedì 10 novembre 2011
Più zombies per tutti!
Avevo pensato di scrivere un post con qualche riflessione sulla zombie-mania. Invece ne ho fatto un video, per inaugurare i "videoblog" su cinema e tv che posterò qui sul blog.
Continuando a leggere troverete l'elenco dei film e delle serie tv a tema zombies (mi sono concessa qualche variazione sul tema, come Il serpente e l'arcobaleno, ma ho lasciato fuori i vari "L'ultimo uomo sulla Terra" con tutte le sue versioni e "La città verrà distrutta all'alba": se sono zombies, o simili, bene. Altrimenti vanno messi in un altro elenco) che vi consiglio di vedere assolutamente.
Ce ne sono molti altri, fuori dall'elenco: tutto il resto è bene accetto, ma secondo me questi sono quelli da cui partire per farsi una buona cultura in fatto di zombies :-)
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