giovedì 20 novembre 2014

The Walking Dead: noioso da morire sarai tu, e noiosini i tuoi bambini! (cit.)

Mi tocca tornare sull'argomento.
Mi sono anche un po' zombificata per l'occasione, suvvia.
Il mio amico Fabio (ex compagno di Sceneggiatura alla Scuola di Cinema. Che bei tempi...) mi segnala questo articolo di Wired.it (ennesima lamentela sulla lentezza e la noia) e mi chede un intervento. Mi chiede cosa ne penso.
Penso tre cose.
La prima: la moda di lamentarsi delle serie di grande successo, vedi il caso di Lost (pensa! Lo citano! Colpo di scena!) non passa mai. Andando controcorrente si stimolano i dibattiti e si attira l'attenzione. Ci sta. Ma è meglio quando il tentativo è supportato da una conoscenza dell'argomento.
La seconda: Ordini del dottore. E direi che avevo già ampiamente esplicitato la questione.
La terza: in questo caso specifico di lamentela mancano le fondamenta al ragionamento, cioè appunto la conoscenza del genere di riferimento, oltre che dei meccanismi televisivi.
Ma non è grave. Si rimedia.
Mi spiego meglio.

Non voglio annoiarvi con un discorso lungo e complesso: è già abbastanza noioso l'articolo di partenza, cosa che fra l'altro trovo geniale visto il titolo ("Come The Walking Dead è diventata una serie noiosa da morire").
Quindi vado per punti.

1) Shane era il personaggio più stereotipato fra tutti: quando diventa "cattivo", dà più che altro segni di squilibrio. Geloso, irrazionale, arrogante, fuori dalla realtà. In una parola: pazzo. E i veri cattivi non sono mai pazzi. Il suo non era "conflitto interiore", bensì inadeguatezza di fronte alla situazione, sfociata in una bella uscita di senno da manuale. Non capire la differenza vuol dire non riconoscere la psicologia base dei personaggi in sceneggiatura.

2) Lo schemino con la sintesi di ogni episodio è fantastico. Geniale, divertentissimo. Ma ovviamente privo di qualsivoglia fondamento e inserito solo per fare lo spiritoso (approvo. Anche se i tre punti esclamativi mi rovinano un po' il divertimento, lo confesso).

3) Braindead e Zombieland sono su due pianeti diversi. Citarli insieme dà un po' l'idea della confusione riguardo al genere: lo splatter non c'entra. The Walking Dead - inspiro e lo riscrivo per la settecentesima volta - non è la versione tv di uno zombie movie. The Walking Dead è un dramma umano che esplora la lotta dell'uomo contro se stesso (in tre declinazioni: contro il proprio lato oscuro, contro gli altri uomini che lottano per sopravvivere, contro la morte che lo insegue con il volto di persone casre).
L'assenza di "una trama solida e convincente" negli zombie movie non è giustificata dal survivalism tipico del genere. E' piuttosto una caratteristica tipica del filone (stabilita da un certo signor Romero) che volutamente mette le cause dell'epidemia in secondo piano per esplorare, appunto - settecentodue - la reazione dell'uomo in una situazione che sovverte l'ordine naturale delle cose (vita-morte). In buona sostanza: togli a un essere umano l'unica certezza che ha (come funziona la morte) e metterai a nudo la sua anima costringendolo ad accettare la cosa, mentre lotta per sopravvivere.

4) I personaggi cambiano, ed è la principale ragione del successo della serie (e del fumetto: fonte letteraria. Ci torno dopo). Affermare che "i personaggi non cambiano mai" mentre si sostiene allo stesso tempo di aver visto la serie fa pensare a distrazioni frequenti (telefoni che suonano, ripetute pause-pipì, compagni di visione che chiacchierano). Perché se Carol, Michonne, Rick, Carl, Glenn, Maggie, Hershel, Tyreese, Bob, Andrea e Milton sono rimasti uguali a come li abbiamo conosciuti, abbiamo visto due serie diverse. Nel senso che io ho visto The Walking Dead e questo signore (che fra l'altro mi sta simpatico, mio malgrado) proprio non saprei.

5) L'evoluzione del contesto è la medesima legata ai canoni del genere (vedi punto 3). Comunque per l'energia elettrica esistono i generatori (che vanno a benzina, la stessa cosa che fa muovere ancora le auto...). Il mondo non cambia da solo. Sono le persone a cambiarlo, in caso.

6) Sempre per la questione "moda", tiriamo in ballo anche Lost, dai. Chiamiamolo "truffa per una generazione". Diamo soddisfazione a quelli che avevano già capito che non sappiamo niente di sceneggiatura. Non dico che uno debba studiare dieci anni per scrivere un pezzo su una serie tv, ma almeno si potrebbero adottare prospettive diverse: un pezzo "di pancia" mi sarebbe molto piaciuto. Questo invece tira in ballo con superficialità elementi che l'autore evidentemente non conosce. Aspetto un pezzo di pancia. Perché ribadisco, mi sta simpatico.

7) E tornando sulla sceneggiatura, se la qualità degli script più alta è quella di non avere niente da invidiare a molte opere letterarie, citare due esempi (Game of Thrones e Fargo), anzi tre (The Walking Dead proviene da opera letteraria, rivelazione!) di serie TRATTE da fonti letterarie preesistenti (romanzi e articoli di cronaca, di una storia riveduta e corretta ma tratta dalla cronaca) fa capire il livello di approfondimento della materia. Pancia, ribadisco. Dacci la pancia! Vogliamo la pancia!

6 commenti:

  1. "i personaggi non cambiano mai" O___O basterebbe questo

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  2. Condivido in pieno. E, a proposito della mancata evoluzione dei personaggi, l'autore dimostra di non conoscere un personaggio chiave come Carol che, a mio personale parere, è l'emblema del cambiamento: da donna sottomessa, terrorizzata dal marito, incapace di ribellarsi a una vita di violenza, nel nuovo mondo popolato di zombie riesce paradossalmente a liberarsi dei suoi demoni, a fortificarsi e ad affrontare la nuova realtà e le nuove regole di sopravvivenza, a fare scelte difficili per il bene del gruppo (assumendosene pienamente le responsabilità) e compiere azioni che gli altri non avrebbero avuto il coraggio di compiere.

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    1. Non a caso è il primo nome della lista. La settimana scorsa addirittura ci hanno fatto un bel riassuntino di tutte le sue tappe evolutive, i momenti fondamentali che l'hanno trasformata. E in caso sfuggissero, lo ha raccontato lei. Così, per ribadire. Per sicurezza, ecco :-D Bacioni!

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  3. Ciao Chiara, ti seguo anche su youtube e ti ADORO quando parli di The Walking Dead.
    Ecco perchè ho deciso di scriverti. Volevo conoscere la tua opinione sul finale di stagione di questa quinta stagione. Sul web ci sono molti giudizi contrastanti, e visto che dopo una settimana non sono ancora riuscita a metabolizzare, accettare e superare la morte di Beth, magari potrai mostrarmi il tutto da un altro punto di vista. Perchè purtroppo non riesco a capire le motivazioni di Scott Gimple & Co. per la scelta di Beth come personaggio sacrificabile, proprio ora che a mio parere avrebbe potuto dare moltissimo allo show, anche come storyline.
    Mi farebbe molto piacere leggere come hai interpretato l'episodio. Grazie, un saluto dalla Toscana, Elisa

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    1. (ATTENZIONE, SPOILER SULLA SERIE FINO AL MIDSEASON DELLA STAGIONE 5)
      Ciao Elisa! Mannaggia, ti avevo scritto una risposta lunghissima ma mi è caduta la connessione e l'ho persa :-(
      Certo di riassumere: non mi dilungo molto sulla questione perché ho un libro su TWD in uscita l'anno prossimo, dopo la fine della stagione 5, e sul midseason ho scritto tutto lì. Quello che posso dirti è che il subplot dell'ospedale aveva uno scopo preciso: dimostrare che in ogni comunità di sopravvissuti il meccanismo è lo stesso, tranne quando il leader riesce a capire che deve coinvolgere anche gli altri. Rick e i suoi fanno eccezione (dalla stagione 3 in poi), mentre tutti gli altri non riescono a uscire dal meccanismo del leader-dittatore.
      La coerenza sta nel voler sostenere questa teoria (cioè che quando si tratta di sopravvivere c’è sempre chi comanda in modo “sbagliato”), senza gli eccessi di Woodbury perché qui si trattava di poliziotti. Ma proprio per questo era un subplot importante: perfino i poliziotti danno libero sfogo ai loro impulsi peggiori, quando non hanno più niente da perdere (in un mondo che non c’è più).
      Con il midseason, perché la storia del gruppo principale potesse continuare, il subplot dell’ospedale doveva finire. E per farlo finire bisognava uccidere Dawn.
      Beth è una vittima designata fin dall’inizio in base alla coerenza narrativa che ci ricorda come tutti siano a rischio, in qualsiasi momento. La morte di Beth ha senso proprio perché il personaggio si è evoluto da “bionda catatonica” :-D a giovane donna combattiva e indipendente.
      Colpire un personaggio marginale non ha un effetto rilevante sul pubblico. Per mantenere alta l’attenzione, per ricordare ai telespettatori che le vite di tutti sono nelle tue mani, devi sparare alto. E’ stato così per tutte le morti della serie, se ci pensi: Dale, Hershel, Lori, Shane, Andrea, Sophia… Tutte morti in qualche modo “scioccanti” o con delle conseguenze importanti.
      La conseguenza fondamentale per la morte di Beth sarà una ridefinizione nell’equilibrio del gruppo (soprattutto per Carol, Daryl, Maggie, Carl e Rick, i personaggi più colpiti dalla sua morte). E uno sviluppo che spingerà il gruppo ad aver voglia di andare avanti, lasciandosi il dolore alle spalle.
      Era una tappa fondamentale perché la storia proseguisse. E perché il pubblico si ricordasse di stare sempre sul chi vive… Un bacione!

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  4. Questa serie è diventata noiosissima non a caso i produttori si sono fatti lo spin-off per ricominciare da zero e non entrare in una spirale di noia e ripetitività, alla quinta stagione si ripetono da almeno due, la cosa drammatica è che vogliono arrivare minimo alla decima, visto che fanno stagione fotocopia lo posso anche capire.

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