venerdì 7 febbraio 2014

Dàgli all'animalista, dàgli!

Ogni tanto mi stufo proprio.
Un po' per l'ignoranza che circonda l'argomento, un po' per l'atteggiamento aggressivo. Fatto sta che sono proprio stanca di essere tacciata di estremismo e guardata con sospetto, o come se avessi due antennine verdi in testa, solo perché sono animalista. Non sono un'estremista. Sono una persona di buon senso.
Sono una persona che ha voluto informarsi, studiare, analizzare la questione per poter prendere una decisione consapevole. E che poi ha preso l'unica decisione possibile.


Sono vegetariana, sì. Quasi vegana (mi manca giusto un sostituto, poi ci sono. E se non avessi millemila malattie croniche che mi complicano l'alimentazione, oltre che la vita, sarei vegana da un secolo). Fra l'altro dopo un anno e mezzo da vegetariana avevo gli esami del sangue più belli dell'ultimo decennio e l'anemia meno grave di sempre. Unico cambiamento: la dieta vegetariana. E non sono la sola (è successo anche ad altre persone che conosco). Quindi posso dire di averlo provato sulla mia pelle: la carne FA male.
Il bisogno di mangiare carne deriva da condizionamenti culturali, ma soprattutto economici. Alle elementari, ai miei tempi, ti insegnavano che l'uomo è nato frugivoro. Non lo dico io, è così. Storicamente, scientificamente, culturalmente provato.

Sono contro le pellicce, sì. Hanno inventato i tessuti sintetici. Non vedo perché dobbiamo torturare delle povere bestie. Non siamo più in un'epoca che può giustificare l'ignoranza su come vengono prodotte le pellicce. Le sciure impellicciate che si aggirano per la città (e sono tante, più degli anni passati, alla faccia della crisi) non possono fingere di non sapere cosa stanno indosssando. Spiacente, sciure. Siete nate nell'epoca sbagliata. E la pelliccia non è più il simbolo di un bel niente, se non della vostra crudeltà. E anche se comprate capi con pellicce di cani, gatti e conigli senza saperlo, spiacente: non avete giustificazioni nemmeno voi. Leggete, santo cielo. Soprattutto, fatemi il santo piacere: piantatela di andarvene in giro impellicciate insieme al vostro cane. Siete una contraddizione vivente. Una prova tangibile della stupidità. Un monumento all'ignoranza.

Sono contro l'utilizzo degli animali nei circhi, sì. Trovo orripilante che la gente porti i propri figli a guardare animali maestosi che si umiliano in giochetti che sono stati insegnati loro a forza di torture. E che quando non si esibiscono vengono detenuti in condizioni spaventose. Trovo anche terrificanti gli zoo. Altro che andare a "vedere gli animali". Ma quali animali? Felini sedati, scimmie isteriche, orsi sofferenti? Le riserve naturali sono una cosa: bisogna proteggere gli animali dall'unico animale gratuitamente crudele e pericoloso, l'uomo. Gli zoo, signori miei, sono un'altra cosa. Oggi ci sono un sacco di modi per "vedere gli animali". Hanno inventato l'alta definzione, santo cielo. E poi ci sono quelle cose stranissime, quei supporti analogici sorpassati... Ah, sì. I libri.

Sono appassionata di make-up, sì, ma esistono cosmetici validi non testati. Basta informarsi, cercare, leggere. Volendo trovare validi prodotti per il trucco cruelty free c'è l'imbarazzo della scelta. Anche in Italia. Anche nei piccoli centri. Ed è anche possibile eliminare tutti i prodotti testati per l'igiene (che fra l'altro sono pieni di siliconi, petrolati e schifezze varie): shampoo, docciaschiuma, sapone, crema idratante. C'è tutto. E si trova facilmente.

Il circo, le pellicce, la carne e i cosmetici prodotti sulla pelle (letteralmente) degli animali hanno un denominatore comune: un enorme giro d'affari.
Non voglio fare l'idealista fuori dal mondo che grida al cinismo delle multinazionali.
Non ho bisogno di farlo, perché se avete mai guardato al di là del vostro naso sapete già che è così.
E' il denaro a far girare il mondo: un'altra verità che non si può ignorare, o fingere di non conoscere.
L'unica cosa che mi dispiace è non esserci arrivata prima.
Sono stata cresciuta ed educata in un certo modo (come tutti voi che mi leggete e avete una certa età, immagino).
Oggi è più facile conoscere, informarsi, far circolare le informazioni.
Oggi c'è il web.
Una volta c'erano solo le enciclopedie, e su quelle non si parlava della crudeltà sugli animali.
La gente, semplicemente, non ci pensava.
Le pellicce e la carne erano simboli di benessere, esibiti spesso senza una reale consapevolezza delle mostruosità dietro i loro processi produttivi.
Oggi, però, non è più così.
Siamo nel 2014, gente.
Ci sono video, libri, testimonianze, miliardi di pagine e di documentazione scientifica a sostegno di una vita più consapevole e rispettosa.
Non ci sono più scuse.

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