Chiariamo subito una cosa: qui non è questione di essere animalisti.
Io infatti non posso definirmi un'animalista: non vado alle manifestazioni e non partecipo ai sit-in (più che altro perchè la salute non me lo consente).
Non sono vegetariana (avendo 8 di emoglobina e non potendo mangiare frutta e verdura non posso concedermi questo lusso, anche se mangio sempre meno carne).
Certo, tirerei volentieri una latta di vernice rossa alle sciure impellicciate che mi tocca vedere in giro ogni inverno, sono tesserata ENPA, ho tre cani (di cui due di origini disgraziate) e adotto a distanza altri cani sfortunati, ma ciononostante mantengo ancora un punto di vista abbastanza obiettivo e razionale sulla questione.
Ecco perchè ci tengo a ribadire: qui non è questione di essere animalisti.
Qui è questione di essere umani.
Sorvoliamo pure sul fatto che per come la vedo io, produrre pellicce al giorno d'oggi - quando siamo in grado di riprodurre qualsiasi cosa grazie alla tecnologia (io ho avuto un paio di pellicce in vera plastica che erano un amore) - è da pazzi.
Lasciamo stare l'ignoranza che circonda l'adozione di cani e gatti (gli ormai classici "regali di Natale"), con conseguenti abbandoni.
Chiudiamo un occhio anche su tutte quelle brutte cose che non vogliamo vedere, come i massacri dei delfini e delle foche, o la caccia alle balene (pratica in cui pare che il termine "illegale" non goda di alcun significato).
Lasciamo stare.
Limitiamoci al nostro piccolo.
Qualche giorno fa ho visto su Sky on Demand un documentario di quasi due ulla storia del rapporto fra uomo e cane.
Il titolo "E l'uomo creò il cane" fa subito capire come il cane non sia solo il migliore amico dell'uomo, ma anche il più antico. Fin dai primi incontri e dai primi tentativi di addomesticare i lupi con uno scambio di "condizioni convenienti" (i lupi facevano la guardia e gli uomini davano loro gli avanzi di cibo), l'uomo ha capito che il cane avrebbe potuto facilitare il suo lavoro in cambio di poco: un po' di cibo, un ripardo dal freddo, non necessariamente molte dimostrazioni d'affetto.
E così è stato: il cane ha lavorato per secoli al fianco dell'uomo, aiutandolo nella caccia, nell'agricoltura, nel pascolo. Oggi lo fa ancora, aggiungendo l'assistenza ai non vedenti, ai disabili, le ricerche dei dispersi, i cani poliziotto, quelli antidroga e tanti altri.
Quindi capirete che mi ha scossa non poco assistere al racconto, all'interno dello stesso "epico" documentario, ad una messa in scena della più grande contraddizione nel rapporto fra uomo e cane: la crudeltà.
E' già dura cercare di capire come si possano abbandonare, maltrattare, torturare e perfino uccidere "per gioco" creature che non vogliono altro che compiacerci.
Dura... Impossibile da capire. Ancora oggi, dopo quasi un anno e mezzo che è con noi, mi chiedo come abbiano potuto fare del male ad un cane adorabile come la mia Dharma.
Ad ogni modo, dicevo: è già impossibile capirlo.
Ma messi di fronte a tutto ciò che di buono fanno i cani per noi - aiutano le persone in difficoltà a vivere con dignità, e salvano delle vite - diventa fantascienza.
Ci ho pensato e ripensato, poi finalmente ho capito.
Non ci interessa preservare qualcuno o qualcosa perché potremmo averne bisogno.
Non sappiamo avere cura di ciò che potrebbe essere necessario per la nostra sopravvivenza.
Non giriamoci intorno.
Stiamo mandando a puttane il pianeta.
Sappiamo pensare solo al "noi" e "ora", tutto il resto è secondario.
Alla faccia della superiorità che dovrebbero donarci l'anima, la coscienza è la razionalità (non si dice, da sempre, che è questo a differenziarci dalle "bestie"?)
Facciamo del male ad altri esseri umani, figuriamoci cosa può spingerci a trattare con rispetto un animale...
Soprattutto da quando abbiamo dimenticato, in quanto specie dominante del pianeta, che siamo animali anche noi.
Interessante
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