Su Facebook qualcuno mi ha linkato una nota che racconta in modo perfetto (e commovente, e divertente...) la vita dei volontari.
Persone meravigliose che dedicano tutto il loro tempo libero (e anche quello non libero) ad aiutare gli animali in difficoltà.
Persone come la mia amica Silvia.
Persone come Chicca di Rescue Retrievers.
Persone alle quale devo la meravigliosa esperienza che sto vivendo: adottare un cane sfortunato.
Da mesi, ormai, seguo con apprensione i numerosi appelli su Facebook di Dimensione Animale, Rescue Retrievers e diverse altre associazioni che stanno in piedi grazie all'impagabile lavoro dei volontari, che dedicano la loro vita ad aiutare le creature sfortunate che altre "persone", chiamiamole così, abbandonano. Maltrattano. Scaricano quando diventano "anziane" o quando si accorgono che non sono perfette.
Silvia, che io chiamo abitualmente "la Signora dei Cani" è una persona intelligente, brillante, con un gran senso dell'umoriso, un gran cuore ed una spiccata sensibilità.
Ha due cani adorabili - entrambi provenienti da situazioni drammatiche - e per me è un grande esempio.
E' anche grazie a lei che io e mio marito ci siamo decisi ad adottare Dharma, una cucciolotta di circa 8 mesi che a metà luglio (guarda caso) è stata ritrovata dopo aver vagabondato per giorni, e raccolta da qualcuno che ha avuto il buon cuore di portarla in canile.
Dharma (le abbiamo dato un nome che fa un po' zen e un po' Lost) è arrivata dopo che avevamo già chiamato per altri cani, che anche grazie al lavoro di Chicca e di Rescue Retrievers fortunatamente erano stati già adottati.
L'adozione era nell'aria, insomma. E per Dharma non aveva chiamato nessuno.
Certo: è agosto.
La "gente" i cani li abbandona, in agosto.
Noi siamo andati controcorrente: ne abbiamo preso uno in canile.
L'attesa è stata spasmodica.
Non l'avevamo praticamente vista: c'era solo una piccola foto sull'appello.
Ma quando una creaturina in difficoltà ti chiama, credetemi, non t'importa.
C'era il rischio che fosse malata - di filaria o che so io - ma non ci importava.
C'era anche il rischio che fosse incinta - ma nemmeno questo ci ha fatti desistere.
Volevamo aiutarla e nulla poteva fermarci.
Così, il pomeriggio del 5 agosto (una giornata di pioggia e gelo che faceva pensare più a novembre che ad agosto), mio marito è partito alla volta del canile per portarla a casa. Un viaggio di circa due ore e mezza fra andata e ritorno. Ovviamente non ci importava.
Una volta firmati tutti i moduli d'affido, il questionario e sbrigate tutte le pratiche (tramite la Onlus Canilimilano, che con tutti questi controlli - compreso un colloquio pre-affido con la volontaria che conosce noi e i nostri cani - mi è sembrata molto seria: grazie Roberta!) la piccolotta era pronta per la sua nuova casa.
La nostra.
Ora Dharma è qui da quasi quattro giorni.
Di lei sappiamo che è dolcissima, bisognosa d'affetto e un po' malmessa.
Di lei sappiamo che i suoi ex "padroni" la chiudevano in bagno di notte e sul balcone di giorno.
Di lei sappiamo che ha paura di essere abbandonata di nuovo; per questo è diventata l'ombra di mio marito, ovvero l'uomo che l'ha portata via per regalarle una vita migliore.
Di lei sappiamo che ha problemi alle zampe, sospettiamo che sia diabetica (dopo il primo check-up dal veterinario, attendiamo indagini più approfondite) e che possa già essere incinta.
Ma non ci importa.
Le nostre cagnolone l'hanno accolta con gioia anche se la più anziana, Asia, soffre un po' perché le due giovincelle giocano fra loro, escludendola.
Ci stiamo lavorando.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene anche perché Dharma ci ha rubato il cuore dal momento che l'abbiamo vista per la prima volta (prima mio marito e poi io, a casa).
Le ho voluto bene subito e mi è sembrato che fosse con noi da sempre.
L'ho guardata negli occhi e le ho promesso che non l'avrei mai abbandonata. Che qualsiasi cosa succeda, io l'amerò per sempre, la curerò, farò tutto il possibile per alleviare le sue sofferenze, soddisfare le sue necessità e colmare il vuoto nel suo cuore.
E' strano, difficile da descrivere. Perfino per me, che descrivo per lavoro.
Non importa nemmeno questo.
L'unica cosa che conta è che quando è arrivata era spaventata, intimorita, insicura.
E oggi, dopo meno di quattro giorni, ha già cambiato espressione.
Adottate un cane sfortunato, amici miei.
Non ve ne pentirete...
Chiara... che dire... ogni giorno che passa ti voglio sempre piu' bene :*
RispondiElimina...sniff sniff...
RispondiEliminaIo l'ho fatto ormai 5 anni fa, e non me ne sono mai pentito, anzi!
RispondiEliminaE la mia cana (come la chiamo simpaticamente io, la mia pimpa, la mia LUNA) ci riempie sempre di enorme affetto, così come spero sia tanto l'affetto che lei sente di ricevere da noi della famiglia!
Nella sfortuna di essere finita in canile e di aver vissuto, prima ancora di arrivare lì, un periodo di vagabondaggio più o meno lungo per niente facile (avrà sicuramente subìto dei traumi che si porta ancora appresso, visto che basta un piccolo rumore improvviso per farla spaventare), ha avuto la fortuna di venire adottata quando era ancora piccola (crediamo all'incirca 40 giorni). Da allora è diventata parte integrante della famiglia e guai a chi ce la tocca! Non la lasciamo praticamente mai sola, c'è sempre qualcuno della famiglia con lei, e lei sembra apprezzare molto tutte le cure che le diamo, visto che vuole sempre essere al centro delle attenzioni! :D