Essere bergamaschi appassionati di cucina e non conoscere Chicco Coria: impossibile.
Essere vegani e non partecipare al suo corso di cucina vegan all’Agnelli Cooking Lab: inammissibile.
Così l’ho fatto: mi sono iscritta. Ho partecipato al mio primo corso di cucina.
Già. Io, autodidatta che fino alla tenera età di 35 anni non aveva mai messo a bollire nemmeno l’acqua per la pasta, e che tutt’oggi maneggia i coltelli come un bradipo ubriaco (uscendone miracolosamente indenne, il più delle volte), ho partecipato al mio primo corso di cucina.
L’Agnelli Cooking Lab è un posto che ti colpisce subito. Un ambiente moderno, pulito e organizzato fa da anticamera al suo cuore pulsante: 12 postazioni in una grande cucina professionale, sfalsate su tre file disposti su livelli differenziati. Come in una grande aula universitaria.
Dotato di tutti gli attrezzi necessari, e naturalmente di pentole, padelle e casseruole Agnelli che si fanno notare per la loro qualità e versatilità, il Cooking Lab emana un’atmosfera di festa.
L’emozione dei partecipanti, i colori delle
materie prime preparate con cura da Nuccio Longhi (materie prime di grande qualità, fatto non scontato), la simpatia della vulcanica Gemma, che assiste i partecipanti e gli chef e mette ironicamente in riga i disordinati… E naturalmente la grande personalità di Chicco Coria: tutto ha contribuito a regalarmi una serata speciale, durante la quale ho imparato molto. Davvero molto.
Tre ore e poco più per preparare quattro ricette creative, ideate dallo chef Coria per un menu completo: antipasto, primo, secondo e dessert.
Confesso che non mi aspettavo una tale disponibilità da uno chef del suo calibro. Ma in fondo, Chicco Coria è come lo vedi in TV: una persona alla mano, che fa trasparire la passione per il suo lavoro da ogni piccolo gesto e che ci tiene davvero. Vuole che chi partecipa ai suoi corsi impari a rispettare il cibo e le tecniche di preparazione.
Certo, direte voi: facile fare un corso di cucina quando si è uno chef pluripremiato, che ha lavorato per vent’anni in tutto il mondo e si è costruito una solidissima reputazione. Invece no. Perché un conto è essere bravi, un altro conto è saper insegnare. Non tutti ci riescono. Chicco Coria, invece, lo fa alla grande: fa in modo che tutti tengano il passo, riprende con simpatia gli indisciplinati, risponde pazientemente a qualsiasi domanda, anche quando gli viene posta tre volte di seguito da chi si era distratto.
Il corso si è aperto con una panoramica dello chef sui principi della cucina vegana. (Nota per il lettore: numero di vegani presenti: uno. La sottoscritta…). Dopo una rapida descrizione del menu, siamo passati subito all’azione: per imparare a fare qualcosa, bisogna provarci.
Sotto la guida attenta di Chicco e Nuccio, che gira per le postazioni ad aiutare i partecipanti per ogni esigenza (dal funzionamento del piano induzione alle singole preparazioni), ho realizzato dei piatti gustosi, bellissimi e innovativi.
Da brava secchiona - del resto, ero l’unica vegana presente, poi Nuccio è mio zio ed era la prima volta che lo vedevo all’opera, ci tenevo molto - ho conquistato la postazione in pole position per seguire attentamente ogni dettaglio. Ma sarebbe bastato piazzarmi in qualunque “banco”: gli schermi appesi per la sala inquadrano la postazione dello chef dall’alto, in modo che sia possibile vedere tutto ciò che fa.
Sì, me ne rendo conto: forse mi stupisco per elementi scontati. Ma quando c’è cura per il cliente - e i corsisti sono di fatto clienti - tendo a compiacermene. E io, ieri sera, mi sono sentita a casa.
Ho adattato ogni ricetta alle mie esigenze - niente cipolla, per me: non posso mangiarla - e ho fatto del mio meglio per seguire alla lettera tutti i preziosi consigli.
Il risultato? Quattro splendidi piatti, alcuni preparati per la prima volta (il risotto con il riso venere è stata una splendida scoperta), una serata che è volata via, un’atmosfera piacevole e famigliare.
Probabilmente ero la più motivata fra i partecipanti, visto che gli altri erano tutti onnivori (con l’eccezione di due vegetariani). Fatto sta che, per me, il corso ha portato al risultato sperato: pur non essendo digiuna di cucina vegana, ho imparato a sostituire alcuni ingredienti in modi che non conoscevo, ho eseguito nuove tecniche di cottura e ho impiattato con risultati che ai miei occhi apparivano strepitosi. E anche al mio palato… Non male, per una serata. Davvero niente male.
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