“Come cambiare il mondo”. S’intitola così il documentario che ho visto oggi su Netflix: storia della nascita di Greenpeace.
Storia di un gruppo di giovani idealisti, coraggiosi, determinati a cambiare il mondo. A qualunque costo.
Improvvisamente mi trovo immersa negli anni Settanta, intenta a chiedermi: santo cielo, ma cos’abbiamo fatto?
La guerra del Vietnam. La strage delle balene. I test nucleari (follia, a pensarci oggi. Ma sono andati aventi per decenni, tutti lo sapevamo e non ci scandalizzavamo abbastanza da fermarli.
Non noi. Ma loro sì).
Bob Hunter, Paul Watson, Bill Darnell e tutti i loro amici hanno cambiato il mondo.
Ma non è stata questa l’illuminazione. No.
Ho sempre pensato che gli hippie fossero un branco di giovani più amanti delle droghe e del cosiddetto “amore libero” che del lavoro e delle responsabilità.
Accidenti. Mi sbagliavo.
Certo, erano anche questo. I furbi che si aggregano ci sono sempre.
Ma per la maggior parte erano anche altro.
Gli hippie negli anni Settanta erano i rivoluzionari. I ragazzi che volevano cambiare il mondo… E l’hanno fatto.
Non posso dire di approvare l’uso di droga, in nessun caso. La penso così da una vita e continuerò a pensarla così per una vita.
Ciononostante, comprendo bene che le droghe e il movimento pacifista degli anni Settanta sono stati una cosa sola.
Noi oggi abbiamo il web, l’informazione libera, i documenti, i video e le testimonianze che arrivano da tutto il mondo.
A noi basta un click, per aprire gli occhi.
Una volta, tutto questo non c’era. Le droghe leggere erano il world wide web del nuovo movimento rivoluzionario.
Bizzarro, che siano le immagini di un documentario a farmici riflettere.
Ma in fondo è per questo che si girano i documentari: per denunciare, testimoniare, sensibilizzare, informare, fare riflettere.
Quei ragazzi degli anni Settanta protestavano perché le balene venivano arpionate e massacrate.
Perché le grandi potenze distruggevano aree incontaminate con i loro folli test nucleari.
Perché nel mondo c’erano decine di migliaia di armi che avrebbero potuto distruggere il mondo intero.
Ecco perché le autorità li bollavano come “tossici idealisti e libertini” e hanno fatto sì che passassero alla storia come tali.
L’opinione pubblica imparò in fretta a identificarli e a giudicarli, senza mezze misure. Ma gli esseri umani non sono mai così “semplici”, giusto?
Vedi un capellone con la barba? Niente panico: ha di fronte solo un drogato idealista perlopiù innocuo, ma potenzialmente pericoloso perché vuole destabilizzare il sistema rovinandoci tutti.
Facile. Immediato. Senza complicazioni.
E nemmeno tanto nuovo, a pensarci.
Da che mondo è mondo, il Dio Denaro e il Dio Potere - che vanno sempre a braccetto - combattono i loro oppositori con ogni mezzo, ma il più efficace è indubbiamente la diffamazione.
Ieri erano i capelloni con i pantaloni a zampa d’elefante.
Gli sfigati che si rifugiavano in un mondo ideale perché inadatti a quello reale.
I vigliacchi che si rifiutavano di combattere una guerra che non capivano e nella quale non avrebbero dovuto essere coinvolti.
Oggi sono gli ambientalisti e gli animalisti.
I vegani e i vegetariani.
Coloro che hanno capito che tutte le forme di vita sono connesse.
Scompariranno le api? Moriremo anche noi. Lo dice la scienza.
Il mondo non è il nostro parco giochi, ma la nostra casa.
Il termine “animalista” viene usato in senso dispregiativo. Lo so perché, per la prima parte della mia vita, io stessa l’ho percepito in questo modo.
Poi è arrivata la “droga” della mia generazione: il WorldWide Web.
Gli “ambientalisti" vengono identificato con gli sfigati che pensano agli alberi anziché ai bambini che muoiono di fame.
Vi svelo un segreto.
Anche noi siamo animali.
Siamo una specie animale, la più evoluta del pianeta (anche se a guardare certa gente non si direbbe. Faccio io la battuta così vi levo il pensiero).
Siamo mammiferi, come molte altre specie.
Di conseguenza, gli animalisti hanno a cuore TUTTE le specie animali, a partire dall’uomo.
E vi svelo un altro segreto.
Le uniche due vere, grandi, eterne superpotenze sono l’industria alimentare e l’industria delle armi.
Ruotano esclusivamente attorno al denaro.
Hanno costruito messaggi falsi, hanno finanziato studi di parte, hanno lanciato messaggi basati su pura invenzione per diventare le due più ricche superpotenze di sempre.
Fu l’industria del latte a commissionare gli studi sull’importanza dell’assunzione quotidiana di calcio attraverso latte e formaggi, facendo stabilire la razione giornaliera raccomandata per vendere più prodotti. Oggi sappiamo che un eccessivo consumo di latte causa l’osteoporosi.
Fu l’industria della carne a commissionare gli studi sull’importanza delle proteine animali nella nostra dieta quotidiana. Oggi sappiamo che le proteine animali sono dannose.
Oggi sappiamo e non fingiamo che non sia così.
Noi siamo gli hippie del Duemila.
Siamo contro la violenza, il razzismo, lo specismo, la crudeltà.
Siamo a favore delle fibre sintetiche a discapito delle pellicce
Siamo per le coltivazioni bio a discapito dell’agricoltura intensiva che si sta mangiando il pianeta.
Siamo per la bicicletta invece che per l’auto.
Siamo quelli che si fermano ad accarezzare gli asinelli, a soccorrere le persone in difficoltà, a raccogliere cani randagi.
Siamo quelli che investono il loro tempo e il loro denaro nelle cause in cui credono.
Siamo quelli che al circo non si divertono, vedendo un elefante in tutù che si solleva sulle zampe.
Siamo quelli che rispettano la dignità altrui, soprattutto quando l’altro è qualcuno che non può difendersi da solo.
Siamo quelli che si ricordano di essere animali, e che le altre specie animali c’erano già, e non sono state create a nostro uso e consumo.
Certo, non pretendiamo di essere tutti intelligenti. Sappiamo che fra noi c’è chi si pone e si comporta in modo sbagliato. Ma sappiamo anche che la maggioranza di noi è rispettosa, di tutto e di tutti. Incluse le opinioni e le credenze altrui… A patto che non danneggino gli altri.
Non contestiamo le usanze e la cultura di nessuno, a patto che non arrechi danni ad altri.
Noi siamo il futuro, ammesso che ce ne sia ancora uno.
Noi siamo il PA (cit.)…
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