domenica 15 gennaio 2017

Livello culturale: bestemmia

Ho superato le tre settimane a letto.
Non miglioro ed è sempre più dura, ma ci stiamo lavorando.
Nel frattempo, mi intrattengo come posso. Leggere non sempre è facile, con i dolori forti.
Guardare la TV, dopo un po', diventa pesante (sì, anche per me, che la guardo per lavoro da 15 anni).
Per fortuna, c'è internet.
O per sfortuna.


Navigando spesso, m'imbatto in notizie che normalmente mi sfuggirebbero.
O magari mi soffermo su contenuti che normalmente ignorerei.
Fatto sta che ho scoperto una cosa.
Il livello culturale dell'utente medio italiano è: "bestemmia".
Tasty pubblica il video di una ricetta con la pasta cotta in padella nel latte insieme ad altri ingredienti e gli italiani come rispondono?
A bestemmie.
Nei commenti, porco di qua e cane di là.
Anche dalla tastiera di rispettabili signore donne.
E quando - non a torto - una ragazza madrelingua inglese fa notare che i commenti scritti dagli italiani nella sua lingua sono pieni di strafalcioni - apriti cielo.
Perché il livello culturale, per l'utente medio italiano, non è il livello "basic english", è il livello "bestemmia".
Per una ricetta. Una sciocca, insignificante ricetta.
E poi via: politica, spettacolo, moda, musica, cinema...
La bestemmia parte in automatico come nuovo mezzo d'espressione di rabbia, dissenso e... Ignoranza.
Non che la cosa mi turbi dal punto di vista religioso, per carità.
Però ho sempre pensato che le bestemmie suonassero male - e sono bergamasca, quindi sono cresciuta circondata da gente che bestemmiava così, come intercalare... - e che in bocca a una donna non si potessero proprio sentire.
Sapete che vi dico? Continuo a pensarla così.
Anche scritte, le bestemmie "suonano" proprio male. E ancor peggio se a firmarle è una donna.
Il motivo? Facile: la bestemmia è l'ultima spiaggia, la risorsa di chi non ha altre frecce al proprio arco.
Argomentare senza insultare, già, richiede uno sforzo eccessivo per la maggior parte degli italici internauti. Figuriamoci, poi, se è il caso di perdere tempo a insultare con eleganza, quando si può facilmente ricorrere a un'efficace e inequivocabile bestemmia...
Senza dubbio è un problema mio.
Senza dubbio.
Perché il concetto "guardiamo al contenuto lasciando stare la forma", disgraziatamente, è l'effetto collaterale dei social network, della banda larga e della rete accessibile a tutti.
Da qualche anno, già, sia nel giornalismo che nella letteratura il contenuto ha surclassato in importanza la forma.
Ecco quindi improvvisati "giornalisti" e "scrittori" che non hanno padronanza del linguaggio, ma hanno delle cose sensate da dire. In modo grezzo e inappropriato, ma alla rete non importa.
La rete vuole solo applaudire chi condivide le sue stesse idee e demonizzare gli altri.
Il "come" lo dici non conta più, conta solo il "cosa" dici.
Il che potrebbe sembrare un grande strumento di democrazia, ma non lo è.
La lingua, una creatura viva, si evolve al passo coi tempi.
Allo stesso tempo, però, involve. Adattandosi agli errori che tutti gli improvvisati commettono.
Così, una volta i termini inglesi si usavano al singolare anche quando indicavano il plurale, in italiano. Oggi, invece, i colleghi giornalisti non fanno che parlare di "un foreign fighterS" e addio alla regola.
Per non citare il tristemente noto "piuttosto che", il povero "apposto", il massacratissimo "qual'è" (sì, con l'apostrofo. Anche nei libri), l'imperdonabile utilizzo a piacere di "gli/le" e via dicendo.
Nel momento in cui questi termini finiscono nelle pagine stampate di un libro, distribuito da un editore e non autopubblicato dall'autore, la lingua "si adatta".
Mentre noi poveri fan dell'italiano restiamo a guardare, leggendo bestemmie qua e là.
Rinunciando a "sgridare" i nostri amici che condividono frasi e meme infarciti d'errori di grammatica.
Fingendo di non leggere gli orrori di chi ci rivolge - per iscritto - una parola gentile, perché le intenzioni contano più della forma.
Il contenuto conta davvero molto di più della forma.
In alcuni casi. Solo in alcuni casi.
Non vedrete mai qualcuno rispondere "non si scrive così" a chi gli manda un biglietto di condoglianze o due parole d'incoraggiamento.
Non lo vedrete mai perché non è il contenuto a prevalere sulla forma: è il buonsenso.
Un buonsenso che imporrebbe di astenersi dal commentare a bestemmie...
Ma si sa. L'era dei social network, col buonsenso, ha poco a che fare.

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