lunedì 22 febbraio 2016

Legioni d'imbecilli

Legioni d'imbecilli. Chi sono, io, per dar torto a uno come Umberto Eco? Nessuno.
Tant'è che, per la serie il danno e la beffa, la stessa morte di Eco ha dato voce a quelle legioni.
Umberto Eco ci ha lasciati il 19 febbraio 2016.
La notizia della sua morte, com'è giusto che fosse, si è sparsa per il web, subito dopo un altro lutto letterario, quello che aveva appena portato via Harper Lee.
Non scrivo per raccontarvi chi era Umberto Eco, né per dirvi chi era per me.
Si è già scritto di tutto, in questi giorni.
Tranne, forse, quanto avesse ragione.
Perché le legioni d'imbecilli si sono date da fare quando due capostipiti, su siti istituzionali di agenzie stampa e redazioni prestigiose, si sono copiati a vicenda, scrivendo che l'ultimo libro di Eco s'intitolava "Anno zero". Anziché "Numero zero".
Non so chi sia stato il primo, so solo che altri l'hanno ripreso, ritwittato, sparso per il web. Seguiti da legioni d'imbecilli.

Ma approfondiamo un attimo il concetto: chi sono, questi imbecilli?
Quelli che descrive perfettamente Eco nelle sue parole? Sì, certo.
Ma sono anche molti, molti altri.
Chi, senza aver mai letto Eco - né qualsiasi altro libro di sua spontanea volontà - ha twittato, postato e bloggato su quanto avrebbe sentito la mancanza dell'autore di "Anno zero".
Chi, quando muore una persona famosa, piange lacrime di coccodrillo inserendo nei suoi piagnistei lampanti prove che non aveva idea di chi fosse, quella persona famosa.
Chi provoca, insulta, trolla e perseguita solo per attirare l'attenzione.
Chi scrive e pubblica ripetutamente status pieni d'errori di grammatica: un refuso - sebbene ci sia differenza fra refusi e grammatica - scappa, due, magari anche. Al terzo errore grammaticale, forse, si dovrebbe cambiare mestiere.
Chi usa i social network per guadagnarsi i suoi 15 minuti di fama a suon di scoop, falsità e livore.
Chi si sente in dovere di dire la propria su qualsivoglia argomento, anche senza averlo minimamente studiato.
Chi pensa che tutti, solo perché sono reperibili sul web, abbiano bisogno delle sue opinioni non richieste. Espresse direttamente. Il fatto che Barack Obama abbia un indirizzo e-mail non significa che abbia voglia/tempo/necessità di ascoltare i suggerimenti del signor Rossi.
Chi usa la rete per mentire, ingannare, inventare, nascondersi dietro pseudonimi con i quali illude, corrompe o danneggia gli altri.
Chi si fa illudere, corrompere o danneggiare da quelli che mentono, ingannano, inventano e si nascondono.
Chi chiama "imbecille" l'amico che fa la coda per il nuovo iPhone, e poi posta una sua foto in lacrime perché l'iPhone gli è caduto e s'è rotto.
Chi pensa di valere più degli altri solo perché la sua voce è più forte. Me ne viene in mente giusto uno che oggi festeggia i primi 2 anni di governo (illegittimo).
Gli imbecilli sono tanti, tantissimi.
Legioni.
Aveva ragione il professor Umberto Eco.
Sarebbe stato il minimo, provare a evitare di dargli ragione fin dalla notizia della sua morte.



2 commenti:

  1. ""una legione di imbecilli" è un giudizio spicciolo, non un'analisi da studioso di media e comunicazione, e che sia vero o falso non importa. è il giudizio spicciolo e impigrito di un anziano studioso che, per ovvi motivi di età, non aveva più nè voglia nè il tempo di occuparsi dei nuovi media con lo stesso metodo con cui si è occupato di televisione. Lo dice molto meglio di me Mantellini ( http://www.mantellini.it/2016/02/21/gl-intellettuali-che-non-abbiamo-piu )
    Quello che posso aggiungere è che Eco non era un tuttologo, ma uno studioso di linguaggi, media e comunicazione. Da lui era lecito aspettarsi ben di più delle fugaci sparate contro l'internet che tutto sono tranne che un'analisi approfondita.

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    1. Capisco il tuo punto di vista, e in parte lo condivido. I nuovi media, hai ragione, andrebbero studiati approfonditamente. Non sono sicura, però, che Eco abbia dato un giudizio spicciolo. Non sono sicura che non avesse studiato la questione. Perché, di fatto, le sue "legioni di imbecilli" non sono altro che l'espressione (provocatoria, certo) del qualunquismo che sembra essersi diffuso come un'epidemia fra tutte le professioni legate al web. Nel settore della scrittura, intendo. E in effetti, a me "imbecilli", in molti casi non suona così male :-D

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