Sono nel mio periodo glossy.
La foto che vedete viene da Instagram: dopo vent'anni di rossetti opachi, adesso voglio solo labbra luccicanti.
Sarà l'estate, o magari la mia rinnovata passione per il rossetto.
Potrà sembrarvi un post frivolo, questo, ma non lo è. Ce l'ho in mente da un po', da quando ho letto che in tempi di crisi, nel 2014, il prodotto più venduto al mondo è stato il rossetto: con pochi euro puoi farti un regalo, sentirti più bella e cambiare look.
Ma c'è anche molto, molto di più.
Il rossetto è uno dei simboli della femminilità. Un cosmetico facile da usare, che si presta a ritocchi pret-à-porter, e che si può trovare in infinite varianti di colore, forma e consistenza.
Per me, che a casa della forte anemia sono senza labbra (troppo bianche perché si distinguano dal resto del viso, anche quando sono abbronzata), nell'ultimo anno il rossetto ha acquistato un valore importantissimo.
Ne basta un velo per guardarmi allo specchio e vedermi più sana. Non ha controindicazioni, si toglie in un attimo e se devi fare sport o prendere il sole non hai bisogno di stare a struccarti.
Il solo rossetto è sufficiente a farti sentire truccata, ordinata, a posto. Il signor Crohn, e tutte le altre Magnifiche Sei, le mie malattie croniche, lavorano a tempo pieno per minare la mia autostima.
Il veloce, irreversibile e massiccio aumento di peso causato da una delle Magnifiche Sette, aiutata dall'assunzione quotidiana del cortisone, all'inizio mi ha creato non pochi problemi. Pesavo poco più di cinquanta chili, più che raddoppiati in meno di un anno prima che a qualcuno venisse il dubbio che la mia tiroide si fosse licenziata.
Da allora sono passati molti anni. La tiroide dà sempre problemi, il cortisone non posso eliminarlo, nonostante la dieta costante ("forzata" a pochi, sani cibi fra morbo di Crohn e reflusso da farmaci), e nonostante lo sport quotidiano (domenica inclusa), non calo di un etto.
Capirete bene che, per me, il make-up ha un significato profondo: mi permette di mettere in risalto ciò che le malattie non hanno ancora intaccato. I miei occhi, per esempio. Cataratta da cortisone e "riga viola" da anemia sotto le ciglia inferiori, s'intende...
Un po' di correttore, un tocco di ombretto e una buona dose di mascara e cambio aspetto: da malata a sana. Il rossetto, poi, fa il resto.
Mi sono abituata alle macchie della vitiligine, sul viso come sul resto del corpo, decenni fa. Non cerco di coprirla, in realtà non c'ho mai provato. Ma con le labbra, è tutta un'altra cosa.
Sono sempre stata pigra dal punto di vista dei ritocchi, non mi sono mai portata dietro il rossetto o la matita per rifarmi il trucco. Certo, adesso esco gran poco, ma quando ero giovanissima e sana preferivo i rossetti a lunga tenuta, e quando se ne andavano pazienza. Ora, invece, non esco mai (anche quando vado dal medico, anche quando faccio un giretto di dieci minuti) senza rossetto.
Ho imparato il significato che ha per me, e l'ho aggiunto alla lista di "trucchi contro le Magnifiche Sette". Sì, sarete anche sette malattie croniche autoimmuni contro di me... Ma dovreste anche aver capito, ormai, che io vendo cara la pelle :-)
Quindi, ecco qui: il rituale del trucco potrà sembrare un vezzo superficiale, ma a me cambia la giornata.
Se poi, com'è successo ieri, andando a comprare un nuovo rossetto incontro una ragazza adorabile che mi riconosce perché legge questo blog, la giornata migliora ancora.
Anni fa, su Facebook qualcuno mi aveva invitato a far parte di un gruppo chiamato "Aboliamo il rossetto rosso", definito volgare e innaturale. Allora mi ero un po' stupita del bigottismo insito in quell'iniziativa, oggi ho fatto un ulteriore passo avanti.
Sono ancora più consapevole di cosa rappresenta davvero il rossetto: la libertà di mascherare insicurezze per qualcuno, di nascondere la malattia per qualcun altro, di combattere la bassa autostima per altri ancora.
Ho parlato con tante donne, nella mia vita, e ho sempre trovato qualcuno che associasse le radici profonde della passione per il make-up a una di queste ragioni.
La mia, che ve lo dico a fare, è la seconda.
Perciò mi chiedo: se un cosmetico, con pochi euro, mi regala l'illusione di stare meglio di quanto sia in realtà, che male c'è?
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