È per la pace. No, è per il gay pride. No, è per l’arcobaleno (?).
Le teorie si sono sprecate. Sveliamo l’arcano: l’arcobaleno che colora le foto del profilo Facebook è per celebrare la svolta epocale degli Usa: matrimoni gay legali in tutti gli Stati.
E ve lo dico chiaro e tondo, prima di continuare a scrivere (così, se preferite, potete evitare di continuare a leggere): dirsi contrari ai matrimoni omosessuali, per come la vedo io, equivale ad arrogarsi il diritto di decidere chi deve amare chi.
Un diritto che nessuno dovrebbe pensare di poter esercitare. Soprattutto nel 2015.
Amore e libertà sono due principi strettamente legati. Una volta che si tratta di adulti consenzienti, nessuno si deve permettere di giudicare il “valore” di un’unione di coppia rispetto a un’altra.
Ho amici gay da una vita. Non ho mai pensato a loro come “amici gay”, ma semplicemente come amici.
Non mi è mai interessato cosa facesse la gente nella sua camera da letto, a patto che fosse legale (ribadisco: adulti e consenzienti), e non vedo perché dovrebbe iniziare a interessarmi ora.
A me interessano le idee delle persone, la loro intelligenza, la loro capacità di confrontarsi con serenità.
Ho amici gay e ho amici che la pensano diversamente da me. Ma restano amici.
Almeno fino al momento in cui non mi “giudicano” per ciò che penso e preferiscono allontanarmi.
Infatti ho perso due contatti su Facebook, ieri, dopo aver “colorato” la mia foto del profilo.
Non so chi sono e non mi interessa: pazienza. Farò a meno di loro.
E immagino che, per ciò che sto per scrivere, dovrò fare a meno di altri. Me ne farò una ragione.
Perché molte delle persone che conosco si dicono favorevoli ai matrimoni gay ma non all’adozione.
Io invece non sono così sicura che qualcun altro possa decidere chi può e chi non può crescere un bambino.
Non sono così sicura che una coppia gay crescerebbe un figlio peggio di una coppia di tossicodipendenti, o di un padre violento, o di una mamma menefreghista. Certo: essere gay non è sinonimo di essere genitori potenzialmente perfetti, o brave persone. Sarebbe ipocrita affermarlo.
Significa solo essere umani. Semplicemente. Come tutti gli altri. Come madri e padri “tradizionali”, come madri e padri pessimi, come madri e padri che buttano i figli nella spazzatura perché non li vogliono.
Io non credo di avere gli strumenti per valutare se quei figli buttati via starebbero meglio con una coppia etero o con una coppia gay.
Sono certa che a valutarlo dovrebbero essere persone con conoscenze specifiche, con esperienza nel settore, persone di buonsenso e di vedute aperte. Come nel caso di adozioni per coppie etero, insomma.
So per esperienza che non sempre queste persone fanno valere ragioni obiettive o condivisibili, nel rifiutare un’adozione. Quindi non vedo perché dovrebbe fare differenza metterli di fronte a decisioni riguardo coppie etero o coppie gay.
Tutto ciò di cui un bambino ha bisogno è amore. Tutto ciò di cui un bambino ha bisogno sono persone intelligenti che si prendano cura di lui e gli insegnino a non avere pregiudizi. Sarà il bambino stesso, una volta cresciuto, a valutare cosa pensare delle altre persone. A scegliere - perché è un suo diritto - se disapprovare o meno una categoria di persone.
Libertà di pensiero e di espressione sempre, prima di tutto.
Posso non condividere le idee di una persona, ma finché le esprime in modo non offensivo, non sono nessun per giudicarla.
Gay o etero? Non fa differenza: ci sono persone adatte a fare i genitori e non adatte a crescere un bambino, a prescindere dal loro orientamento sessuale.
Io non me la sento di dire che una coppia gay sarebbe inadatta “a prescindere”.
Perché ho visto e sentito troppi casi di maltrattamenti, abbandoni e violenze orrende che hanno coinvolto eterosessuali.
Di conseguenza, preferisco lasciare la mente aperta e fidarmi di un sistema che non sarà perfetto, certo, ma che sicuramente ha a cuore l’interesse dei bambini. A prescindere, questa volta sì, dall’orientamento sessuale dei potenziali genitori.
E vediamo, ora, quanti altri contatti perdo…
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