sabato 23 maggio 2015

Ciao, democrazia! Ciaone!

Oggi, nel 23° anniversario della strage di Capaci, nella giornata per ricordare i martiri che non si sono fermati di fronte alle minacce, in difesa della legalità, in Italia succede anche qualcos'altro.
Circa quarantamila persone (!) aderiscono all'evento "Bloccare la pagina Facebook di Matteo Salvini", previsto per le 15.00 odierne.
Apprendo dell'evento, leggo la descrizione (un po' sgrammaticata, non mi è chiarissimo lo scopo) e mi stranisco: ma come? Siamo arrivati al punto che chiediamo di chiudere le pagine, di fatto censurandole, di chi scrive cose che non ci piacciono?
Ma la libertà d'espressione, quella del "Je suis Charlie", che fine ha fatto?
Premesso che di Salvini m'importa più o meno quanto della vita sessuale dell'ornitorinco, m'interesso alla vicenda. Perché mi sembra molto poco democratica, come iniziativa. Allora lo scrivo su Facebook.
Mi rispondono che Salvini commette reati disgustosi, che parla di camere a gas e forni crematori, di deportazione... Santissimi numi! Sono una giornalista e non mi sono accorta (insieme a tutti gli altri miei colleghi) che si commettono tali, orrendi reati su Facebook? E perché, santo iddio, Salvini non è in prigione, dove dovrebbe stare?
Non capisco. Non seguo la sua pagina Facebook, quella che si vuol chiudere, perciò chiedo lumi a chi mi dice "Se la seguissi capiresti".
E invece dei lumi, m'arriva la sorpresa: l'interlocutore mi ha tolto l'amicizia.

Oibò, non lo saprò mai, se Salvini parla di (ri-cito) "Camere a gas, forni crematori e deportazione".
Così sbircio la pagina.
Non è una ricerca approfondita, ve lo concedo, ma non trovo traccia di tali reati.
Trovo molti commenti di cattivo gusto da parte dei frequentatori della pagina, ma non mi sembra che siano più scandalosi o di peggior gusto rispetto ai commenti nella pagina dell'evento di oggi, o a quelli che si trovano sulla pagina della Boldrini, quindi non trovo - di fatto - prove di quanto la mia (ex) amica di Facebook affermava.
Quindi resto convinta di quanto mi ha spinto a commentare l'evento su Facebook: la libertà d'espressione è sacrosanta.
Un sacco di gente è morta perché noi la ottenessimo.
Sputarle in faccia non va bene, per niente. Ciononostante, io non ho segnalato l'evento, né le persone che l'hanno ideato. Ci mancherebbe.
Nel momento in cui si viola la legge, che intervenga la magistratura. Non certo la gente che (cito dalla descrizione dell'evento) "se ti sta sui coglioni Salvini segnala la sua pagina".
Eh, no. Non è così che la vedo io. Non si fa così. Mi sta sui coglioni Salvini? Non lo leggo. Nel rispetto del suo diritto (e del mio, e del vostro, e di quello della mia ex amica) di affermare ciò che vuole, finché lo fa nella legalità.
Come non guardo i programmi tv che non mi piacciono (esiste il telecomando, lo uso), non leggo quello che scrivono le persone che non mi interessano.
Mi tengo informata, naturalmente, ma mi limito agli organi di stampa.
Quelli che quando affermano qualcosa, di norma, argomentano le loro affermazioni. Non scappano di fronte al primo che chiede le "prove" delle loro affermazioni.
Quindi, vi dirò: per me, finché lo fa nel rispetto della legalità, Salvini può scrivere tutto quello che vuole.
Così come posso farlo io, nell'esercizio di una preziosa libertà d'espressione che non tutti i Paesi del mondo hanno il privilegio di conoscere.
Ma si sa: a molti interessano solo i fatti che li riguardano direttamente.
Si battono per la libertà d'espressione solo quando qualcuno cerca di toglierla a loro o a qualcuno a cui tengono.
Si adoperano per l'introduzione del reato di omicidio stradale solo quando sono i loro cari, a morire.
Si infiammano per l'aumento delle tasse solo quando le pagano.
Si schierano per la libertà d'espressione solo se a esprimersi non è qualcuno che "sta loro sui coglioni".
E si sprecano a spiegare le loro ragioni solo quando ne hanno.
Altrimenti, puff!
Scompaiono nel nulla.

P.S.: Un tale Signor Barack Obama, appena aperto il suo account personale su Twitter, è stato ricoperto da insulti razzisti. Di quelli pesanti. Di quelli che, a me, farebbero piangere raggomitolata in un angolo, per capirci. Ha risposto così: "E' la libertà".

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie! Io stimo tutti coloro che usano la libertà d'espressione per condividere, confrontarsi, discutere. Sempre e comunque.

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  2. "Si battono per la libertà d'espressione solo quando qualcuno cerca di toglierla a loro o a qualcuno a cui tengono." eh, ma loro dicono verità democratiche, tutti gli altri hanno solo pregiudizi antidemocratici, come diceva, 2000 anni fa, un famoso rompiscatole ebreo, 'noti la pagliuzza nell'occhio del tuo vicino e non vedi la trave che è nel tuo', forse quando siamo usciti dalle caverne qualcuno si è dimenticato il cervello là dentro XD

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    1. Il "famoso rompiscatole ebreo" entra negli annali :-D

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  3. "E' la libertà", detto da Obama, è un paradosso, consentimelo.
    E' la libertà pure andare a buttar bombe a destra e a manca? Ah no, quella è l'operazione "esportiamo la democrazia", pardon...

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    1. Concordo sull'esportazione della democrazia. Però va sottolineato che il contesto del suo "è la libertà" si riferiva specificatamente alla libertà d'espressione. Poteva arrabbiarsi, o svilire chi lo insulta. Invece ha incassato con grande saggezza, a mio parere. :-)

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