mercoledì 28 gennaio 2015

Il contatto inutile

Non sono solo su Facebook: sono arrivati anche su Twitter.
Sono ovunque.
Siamo circondati.
Non solo da loro, nossignori.
Anche da tutti quelli che mettono "mi piace" e ritwittano l'insulsa foto.
Perché io, quelli che ogni santo giorno postano una foto di cappuccio e brioche coi cuoricini corredata da un bel "Buongiorno! Vi ho preparato la colazione! Servitevi pure" li prenderei a randellate sulle gengive.
Ripetutamente.


Per come la vedo io, oltre che una fastidiosa abitudine (dai, chi non ha mai avuto voglia di rispondere "Ma buongiorno un cazzo"?), questo è anche un uso piuttosto insensato del social network.
Una volta passi. Due, magari, anche. Ma alla terza ti ci ritrovi dritto dritto: sei nel girone infernale del contatto inutile.
Il contatto inutile oltre all'abitudine di postare stupidaggini come la colazione (e il pranzo: "Oggi vi ho preparato gli spaghetti con le vongole, buon appetito!", e la merenda: "Pane e Nutella per tutti, prendete una fetta!") non avendo null'altro da dire, indugia in un altro paio di comportamenti graditi come un gatto nero attaccato ai marroni.
Perché, mi chiedo, twitti e scrivi su Facebook se non hai un beneamato tubo da dire?
Risposta semplice: perché non hai nemmeno un beneamato tubo da fare.
Eppure le alternative sarebbero moltissime.
Sostituire i manichini nei crash test delle automobili.
Masturbare manualmente gli animali per la riproduzione (cit., vediamo chi indovina).
Scartavetrare le teglie incrostate con la lingua...
Inoltre non è vietato, a quanto mi risulta, limitarsi a sbirciare cosa fanno gli altri, mettere qualche "mi piace", ritwittare link o frasi sensate. Non bisogna essere necessariamente attivi.
Ci sono tanti modi di stare sui social: qualcuno li usa in modo utile (per esempio diffondendo appelli di vario genere per aiutare persone o animali in difficoltà); qualcun altro ci gioca (raccontando scherzosamente tutto ciò che gli accade durante la giornata - questo è il mio caso); altri ancora se ne servono per lavoro, per passare il tempo, per informarsi, per trovare qualcosa di divertente da leggere e condividere.
E via dicendo.
Ma quelli che postano colazioni, pranzi e cene da "offrire" virtualmente, che altro fanno?
Solo un altro paio di cosine: insultano "genericamente" soggetti non meglio specificati ("Vaffanculo brutti stronzi, con me avete chiuso!" Ma chi?! E soprattutto: perché diavolo la gente mette "mi piace" a questi post senza saperne nulla?). Oppure lanciano perle di saggezza della lunghezza media di 17 righe, che alla riga numero 3 ti hanno già fatto salire la glicemia e alla 7 ti spingono a sbattere la testa contro il muro. Un esempio?

"La vita mi ha deluso tante volte.
Così tante che credevo di aver perso fiducia nel mondo e nell'amore.
Il mio cuore si era trasformato in un ghiacciolo ed ero certo che non avrei più potuto amare...
Ma poi sei arrivata tu e ho capito di essermi sbagliato per tutto questo tempo.
La prima volta che ti ho vista hai stravolto il mio mondo, la mia esistenza, la mia convinzione di avere il cuore indurito come pietra...
Grazie a te ho ritrovato fiducia e speranza, la vita ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo, non mollare mai e continua a guardarti intorno perché anche per te arriverà un momento come questo".

Ecco.
Per me questo è uno di quei casi in cui un bel catalogo Vestro e una bella pugnetta eviterebbero l'imbarazzo all'improvvisato poeta e a tutti noi che ci imbattiamo nella sua arte.
Non che non si possano scrivere queste cose, per carità.
Il bello della libertà, nei social network, è che ciascuno scrive ciò che vuole.
Ma anche che se non capisci il senso di uno strumento, non sei obbligato a usarlo.
Né io sono obbligata a continuare a sopportarti (virtualmente, s'intende).

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