lunedì 10 marzo 2014

Il rompicoglioni da social network

Ho scritto un libro intitolato "I rompicoglioni non muoiono mai".
Ergo, la parola "rompicoglioni" per quanto mi riguarda è sdoganata.
Chiarito questo punto, intendo approfittarne per riflettere su quelli da social network.
Di rompicoglioni, intendo.
Che sono di due tipi: quelli che hanno da dire, ridire e stradire su tutto e tutti (i famosi Sotuttoio, detentori della Verità Assoluta, che talvolta si affidano anche al Miocugginomihadettoche, ma la sostanza non cambia) e quelli che stracciano i maroni a prescindere con costanti post mistico-poetici sul senso della vita.
Per dire quanto sono profondi.
Sì, come tombini. Ora che lo sappiamo, potete smetterla.
Fatevi un selfie con le dita nel naso e rientrate fra i comuni mortali (prendete esempio da me, guardate come mi sono applicata).

Ora, non intendo infierire sugli 800 e rotti che hanno ritwittato la romantica frase "di Marilyn" sugli SMS.
Non intendo infierire su quelli che non l'hanno fatto per scherzarci su, intendo.
Però, viva iddio. La vita è già abbastanza dura di suo.
Una fatica quotidiana, per tutti. Chi più, chi meno.
Io più, Berlusconi meno. Ma tant'è.
Il bello dei social network è la possibilità di entrare in contatto con persone nuove, di riallacciare i contatti con persone "vecchie", che si erano perse di vista, e di mantenere i contatti con le persone che condividono la vita con noi.
Contatti. L'ho ripetuto per essere sicura che passasse il concetto: contatti.
Non rotture di coglioni.
Se hai subito un furto e posti filosofiche accettazioni dell'inconsistenza dei beni materiali, sei da ammirare. Io ad esempio posterei insulti che manco Eleonora di MasterChef.
Però se continui a filosofeggiare per una settimana, inizi a far prudere le tastiere.
Dopo un mese di "Siamo noi a possedere gli oggetti o gli oggetti possiedono noi?", metà dei tuoi amici avrà già nascosto i tuoi aggiornamenti.
Al terzo mese sei un reietto da social network, solo che non lo sai perché gli altri pirla filosofeggianti come te continuano a mettere like ai tuoi post e a ritwittarti.
Ora.
Cuor contento, il ciel l'aiuta.
E siccome i social - quando non sono frequentati da gente che si nasconde dietro pseudonimi o personaggi fittizi creati ad hoc - sono lo specchio della vita, ecco come funziona.
Ci si ammala, si soffre, si subiscono dei lutti, delle perdite, delle lezioni amare.
Condividerle significa farne tesoro e provare a dire qualcosa di utile anche agli altri.
Mostrarsi in tutto e per tutto, nella gioia e nel dolore (in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, eccetera eccetera).
E' sacrosanto, anzi credo sia l'aspetto migliore dei social network.
Però devono essere occasioni numerate.
Edizioni limitate.
O quantomeno appropriate, giustificate dagli eventi.
Non possono rappresentare la norma.
Altrimenti, come tutto, perdono si significato. Il troppo stroppia.
E i vostri amici si rompono i coglioni.
Ben vengano i buoni esempi, anche frequentemente. Ma devono essere intervallati da un po' di leggerezza.
Non sentitevi in dovere di dire la vostra su qualsivoglia argomento, a prescindere dalla vostra conoscenza in materia.
Ci avete frantumato ovaie e affini con post su La grande bellezza per almeno due giorni.
Un Paese di critici cinematografici, tutti a parlare dell'affresco "visionario" e della "decadenza" (la parola della settimana, da usare nei contesti più svariati: "Questo spaghetto è un po' scotto. Decadente, oserei dire").
Non sentitevi in dovere di fare i Sotuttoio: la gente si scoccia.
E basta con i post di lamentela-pessimismo fino alla nausea.
Citando Emma Thompson in Love Actually: "Cerca di tirarti su. Alla gente non piacciono i piagnoni. Nessuno ti si scoperà più, se piangi sempre!".
Vedete? Non cito Kubrick. O Fellini. O De Santis. Eppure ho studiato cinema.
No, cito Love Actually. Perché è una commedia. E in quanto tale fa dell'ironia anche sulle questioni più drammatiche.
Infine, per carità divina, siate buoni.
Tenete sotto controllo il filosofeggio.
Filosofeggiate sotto la doccia, semmai.
Ché qui la vita è già abbastanza dura.
Se non la prendiamo con un po' di leggerezza è la fine.
Ma davvero.







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