lunedì 17 marzo 2014

Le recensioni pilotate e i fenomeni letterari: ma grazie di che?

I casi qua sono due: o la gente non capisce un tubo (fatto dimostrabile con dozzine di esempi storici, per altro, ma non è questa la sede, mi limito alla battuta) oppure i conti non tornano. Come mai compro alcuni romanzi autopubblicati e non, che nel giro di un mese dall'uscita hanno un centinaio di recensioni fra le quali un buon 30% di entusiasti lettori che ringraziano l'autore per la meravigliosa opera, mentre un 15% molla una stella striminzita dicendo di essere stata fregata dalle recensioni positive?
Qui gatta ci cova.

Ora. Amazon, per esempio, ha una seria politica di controllo delle recensioni: verifica che non si tratti di famigliari, di persone interessate, di persone retribuite. Ma lo fa, immagino, per i negozianti che vendono prodotti di un certo "peso", anche economico. O per prodotti in vista. O per prodotti di una certa fascia di prezzo.
E per i self-publisher? Me lo chiedo perché credo molto nel self-publishing. Ci credo davvero.
E avendo avuto a che fare con gli editori, so per certo che le grandi case editrici sono rigorosamente controllate, e che non si espongono con certi mezzucci.
Ma gli esordienti che arrivano secondi in classifica avendo scritto libri sgrammaticati?
Ho indagato sulla questione giusto l'altro giorno, su suggerimento di un paio di amiche che mi hanno sconsigliato di acquistare e leggere libri con una marea di recensioni entusiastiche.
Così ho controllato i recensori a cinque stelle: nel 90% dei casi, sul campione che ho controllato, si tratta di recensori unici. Cioè utenti registrati con una sola recensione all'attivo, quella con la quale si sperticano in lodi e - sarà un caso - ringraziano tutti l'autore.
A questo punto mi viene il dubbio che ci sia dietro qualcuno, oltre al self-publisher.
Operazioni di marketing?
Compravendita di recensioni?
Semplicemente tanti parenti e amici?
Me lo chiedo perché mi è capitato spesso di lasciarmi fuorviare da recensioni che forse avrei dovuto verificare meglio.
Ieri, domenica, per ammazzare il tempo mi sono messa a recensire un po' di prodotti acquistati su Amazon (libri, accessori per nuoto, lavatrice a ultrasuoni, un po' di tutto insomma).
E ho fatto alcune verifiche, su altri titoli.
Stesso discorso: recensori unici entusiasti.
E tante recensioni a una stella di lettori  - non recensori unici - che si lamentano.
Ora.
Io conosco parte delle persone che hanno recensito i miei libri.
Ma mi sono ben guardata di dire a qualcuno cosa scrivere.
Sarebbe non solo disonesto, ma soprattutto controproducente.
Sapete perché? Facile: la gente potrà anche non capire un tubo, a volte, ma non è del tutto scema!
Se uno scrive un libro sgrammaticato, incomprensibile o semplicemente "brutto", chi legge se ne accorge.
Io quindi preferisco non avere recensioni positive, se devo "pagare" con un sacco di gente che mi demolisce con una stella per contraddire le recensioni positive.
Non so se mi sono spiegata: la cosa più importante per uno scrittore è il confronto con il suo lettore.
Se interviene in quel confronto chiedendo, imponendo o magari addirittura corrompendo, per ottenere le parole che vorrebbe leggere sul suo libro, perde il suo unico, vero scopo.
Cioè capire se il suo messaggio è stat colto dai lettori.
Io scrivo prima di tutto per me stessa, di conseguenza ci tengo ad avere le impressioni di chi mi legge, amici, conoscenti o estranei perché gni complimento e ogni critica servono a migliorarsi.
Ed è qui che credo si capisca la differenza fra una recensione vera e una "pilotata", nel bene o nel male: se si parla male di un libro senza motivare il proprio dissenso, la cosa risulta sospetta.
Proprio come accade quando ci si spertica in lodi senza nulla di concreto (come questi che ringraziano l'autore. Per cosa, non è chiaro).
Mi rendo conto che può sembrare un j'accuse tanto per far polemica, ma non lo è.
Ho semplicemente pensato, vista la mia esperienza di lettrice delusa e il mio confronto con altri lettori perplessi, che sarebbe stato utile riflettere sulla questione.
Siete d'accordo?

2 commenti:

  1. Finalmente qualcuno che lo rende pubblico.
    Non sei la prima a cui è venuto questo dubbio, sappilo. Ci sono, come hai detto tu, libri sgrammaticati che hanno una carrellata di recensioni positive.

    Ti parlo di un'esperienza che ha fatto una persona a me vicina:
    Una mia amica ha pubblicato un libro, rigorosamente self-publishing e, per questioni di denaro, solamente i formato digitale. Si poteva comprare solo su Amazon.
    Dopo un paio di settimane che le recensioni arrivavano, si è accorta che il suo libro, non stava ottenendo lo stesso "successo" (riferito alle recensioni) di altri libri self-publishing.
    Ha fatto un po' di indagini, chiedendo ad altri autori che avevano pubblicato come lei. Bene, ha scoperto che sì, chiedono ad amici e parenti di recensire e spesso, gli dicono anche cosa e come scrivere. Mettendo in evidenza questo e tralasciando quest'altro.

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    1. Ah, ecco! Pilotate davvero! Grazie mille per il tuo contribuito. Io ci ho messo la faccia e probabilmente mi ritroverò con dozzine di recensioni negative sui miei libri :-D però credo che sia importante discutere del problema: il self-publishing è una cosa seria. Non è un'alternativa "personale" a un rifiuto delle case editrici, è una scelta che ha molti vantaggi ed è in linea con la rivoluzione del mercato editoriale. Io con gli editori ho lavorato e ho scelto il self-publishing, consapevolmente. Scoprire che qualcuno lo "compromette" facendo sembrare i self-publisher degli sfigati che non sanno scrivere è un brutto affare!

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