giovedì 28 ottobre 2010

Scusa, ma ti vorrei dimenticare


Le mie certezze in concetti-base tipo "la giustizia è uguale per tutti", "si raccoglie ciò che si semina" e via dicendo mi hanno improvvisamente lasciata. Ne dò il triste annuncio insieme a Nicola, Asia, Pimpa e Dharma.
E per cercare di distrarmi dal lutto ho pensato di sfruttare l'occasione offerta dal Fato: facendo zapping su Sky mi sono imbattuta in Amore 14, film scritto e diretto da Federico Moccia e tratto da un suo romanzo (se la canta e se la suona, insomma). E ho pensato: perché non prendermela con lui? Non ho trovato ragioni valide: è la fama, bellezza.

Non starò certo qui a farvi il riassunto del film (che nonostante la prevedibilità di trama e battute ho fatto fatica a seguire: la voce over della protagonista mi stordiva...). E non starò manco a sprecare tempo sulla tastiera parlando dei marchettoni agli sponsor (Tim, Amori, il Cornetto Algida, la Feltrinelli - editore di Moccia...) inseriti a più riprese nella narrazione in un modo che definire "goffo" è fin troppo lusinghiero. 
Infine, non mi dilungherò sulla banalità della trama, sulla superficialità dei personaggi (il fratello aspirante scrittore che perde la testa al primo "no" e si rifiuta di rivedere il suo lavoro perché è nato imparato; la mamma-cliché di un'amica di Carolina, che fa il verso al prototipo di mamma-amica moderna mentre sua figlia spende vagonate di soldi per regalare di tutto e di più alle sue amiche; il padre di Carolina che rischia di farsi venire un infarto al grido del buon vecchio "questa casa non è un albergo", e molto altro...). 
Magari, però, prenderò spunto da questa sofferta esperienza (ho fatto una fatica a vedere tutto il film, che in confronto La corazzata Potemkin, all'Università, è stato uno spot della durata di 30 secondi) per parlare un momento della Moccia Generation.
Non voglio dire che noi a tredici o quattordici anni non eravamo stupidini come i quattordicenni di oggi. Però mi sento di dire che eravamo messi meglio per una lunga serie di motivi. Anche noi leggevamo Cioè e ci facevamo domande imbarazzanti sul sesso, fornendo spesso agli amici risposte ridicole di cui eravamo convinti.
Anche noi perdevamo la testa per i ragazzi e le ragazze più grandi ed eravamo assolutamente certi che saremmo morti per amore se lui o lei non ci avesse degnati d'uno sguardo. Anche noi ci truccavamo e ci cambiavamo di nascosto, una volta usciti di casa.
Solo che noi non facevamo stronzate d'ogni genere, mettendo a repentaglio la nostra e l'altrui vita, solo per finire su YouTube. Non avevamo il telefonino. Non avevamo idea di che accidenti fosse internet. Non ci sognavamo nemmeno il concetto di social network. Non andavamo in giro con le mini-car (trasportando illegalmente, fra l'altro, altri minorenni - come si vede ripetutamente nel film di Moccia: complimentoni!) senza manco saper riconoscere un divieto d'accesso (vedi il servizio de Le Iene di ieri sera).
Insomma: scemi eravamo scemi, come e più dei ragazzi d'oggi. Del resto, la fase della stupidera fa parte del processo di crescita, ed è cosa buona e giusta. Mi preoccupano di più quelli che non ce l'hanno (tipo la sottoscritta, per fare un nome) di quelli che ce l'hanno. A patto che non duri un ventennio, è ovvio.
Non dico che non eravamo scemi, insomma. Però non eravamo così sgamati. Non eravamo (attenzione: arriva anche la mia, di banalità della giornata:) così precoci. E quel che è certo, non facevamo sesso di massa in discoteca a tredici anni (vedi un altro servizio de Le Iene). 
Ora, la domanda è: ce la siamo cavata così male? 
E l'altra domanda è: i ragazzini d'oggi sono davvero come quelli che Moccia ci descrive con dovizia di particolari? Io non credo.
Ma soprattutto: Moccia non potrebbe, che so, darsi all'ippica? No, perché con quello che fa, i ragazzini idioti contribuisce a crearli, anche laddove non ci sono...

5 commenti:

  1. "Moccia non potrebbe, che so, darsi all'ippica? No, perché con quello che fa, i ragazzini idioti contribuisce a crearli, anche laddove non ci sono..." e con questa frase hai stravinto XD
    Ho gradito solo il primo libro di Moccia, per la delicatezza della storia d'amore raccontata.
    Il difetto della sua narrazione però, è un cattivo tentativo di essere sempre giovane... entrando nell'universo di un'età che non è la sua illustrando solo le caratteristiche che rendono i ragazzini delle stupide caricature.
    Andando avanti con i suoi romanzi è peggiorato ed è diventato ridicolo.
    Hai beccato proprio l'ultima storia da lui scritta, non oso pensare quanto sia stato "triste" imbattercisi :P
    Dietro ogni persona, dietro i famosi 14enni che tutti vogliono descrivere con due sole parole, c'è in realtà tanto da dire, non solo le cattive abitudini e la vulnerabilità che rende 'stupidi'. Arriverà anche il giorno che qualcuno saprà mettere nero su bianco le parole giuste per raccontare intelligentemente certe fasi della vita :)

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  2. scusa ma vaffanculo sarebbe stato più appropriato come titolo del post..

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  3. ahi ahi deduco brutte cose dall'incipit...

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  4. Ma non era "Moccia, scusa se ti chiamo PIRLA"?

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