"Esaurita la vergogna! La già rarissima merce è definitivamente scomparsa dagli scaffali di tutta Italia. Se ne sono perse le tracce".
Se ci fossero ancora gli strilloni agli angoli delle strade, queste sarebbero le parole che rivolgerebbero ai passanti, enfatizzandole il giusto.
Perché in un giorno solo abbiamo battuto ogni record di indecenza. Ve lo dimostro con 3 esempi (ma ne avrei molti altri).
1. Abbiamo ucciso la Grande Barriera Corallina. L'abbiamo uccisa: è stata ufficialmente dichiarata morta.
Non è stato facile, ma ci siamo riusciti. Proprio noi, adesso. C'è di che esserne fieri: anziché svegliarci, continuiamo a dormire.
Non che ci sia rimasto molto da fare, ormai: il pianeta è in agonia. Cambiando radicalmente abitudini, però, potremmo prolungarne un po' la vita. Salvarlo no, ma farlo vivere un po' di più sì. Potremmo. Ma non lo stiamo facendo.
Il che mi porta direttamente al punto 2: Capitan Findus s'è venduto anche l'anima.
L'agghiacciante - e di pessimo, pessimo gusto - slogan "Il sapore della vita" usato sui surgelati di pollo è l'emblema del disprezzo che le multinazionali e i produttori di alimenti hanno per la sostenibilità. Per la vita. E per il consumatore.
Descrivere i resti di animali una volta viventi (perché questo sono) come "sapore della vita" ha qualcosa di inquietante, di mostruoso, di bestiale. Qualcosa di primordiale. Qualcosa che cancella centinaia d'anni di evoluzione e ci riporta dritto alle puttanate - perché questo sono - sull'uomo che nasce cacciatore e bla, bla, bla.
Al di là del fatto che l'uomo nasce frugivoro, e diventa cacciatore per necessità e praticità (perché cacciare è più facile di coltivare, per coltivare ci vuole una certa intelligenza, e ci siamo arrivati solo dopo), abbiamo applicato la rivoluzione industriale alla cultura della morte.
Dopo le prove generali durante la Seconda Guerra Mondiale, abbiamo trovato il modo di farci dei soldi, anziché limitarci a dispensare odio, morte e dolore.
Abbiamo massimizzato i processi di sterminio degli animali che finiscono sulle nostre tavole.
Roba che se avessimo impiegato un decimo di quell'impegno nella salvaguardia ambientale, adesso non saremmo sull'orlo della catastrofe.
E non ci ritroveremmo con un Presidente Usa che osa parlare di "truffa" del riscaldamento globale, ignorando centinaia di dati scientifici, studi e ricerche - oltre alle evidenze che tutti noi tocchiamo con mano ogni giorno.
Signore e signori, il pianeta è fottuto. E noi con loro.
Ma anziché dire: "Okay, gente. Siamo alla frutta" e agire, con soluzioni concrete, si fanno ridicoli piani per un futuro che non ci sarà.
Il che mi porta a riflettere: mentre sempre più persone, proprio perché le conseguenze sono sotto i nostri occhi, prendono coscienza dei provvedimenti con cui possono contribuire alla salvaguardia di quel che resta dell'ambiente, la logica del cambiamento climatico va avanti.
Perché è equivalente alla logica del profitto. E lo sappiamo tutti cosa fa girare il mondo: i soldi con cui ci siamo venduti il futuro.
Improvvisamente, The Day After Tomorrow non sembra più così fantascientifico.
Improvvisamente, Leonardo Di Caprio non è più un eccentrico e annoiato riccone di Hollywood, ma una persona che usa la propria fama per fare propaganda a favore dell'ambiente.
Improvvisamente, perfino nelle serie tv gli uomini che vengono dal futuro sono tutti vegani, perché un altro tipo di alimentazione non è sostenibile (e perché se non fossero diventati tutti vegani, il futuro non ci sarebbe stato. Parola di Travelers).
Improvvisamente, i pescatori delle Eolie, lamentandosi dei delfini che "mangiano il loro pesce" (ed ecco il punto 3) non hanno automaticamente la solidarietà di tutti.
Perché, sebbene meno intelligenti dei delfini, anche noi ogni tanto ci arriviamo: al diavolo i pescatori delle Eolie, responsabili tanto quanto ciascuno di noi di aver svuotato i mari. I geni scioperano contro i delfini ("O noi o loro". Hmm. Che scelta difficile). Cambiassero lavoro (non si capisce perché tutti noi possiamo restare anni, o una vita intera, senza lavoro, ma pescatori, lavoratori Alitalia e operai Fiat sono categorie protette. Gli altri si arrangino. Mai capito perché. O forse sì...). Eolie santuario dei cetacei e fine del discorso.
Per la prima volta in vita mia, sono felice di non aver potuto avere figli.
Sono sollevata.
Perché se non toccherà a me (e spero proprio di no), certamente sarebbe toccato a loro assistere alla catastrofe.
Quand'ero una ragazzina e l'argomento "ambiente" iniziava a circolare, si parlava di centinaia di anni. Discorsi sul genere: se andiamo avanti così, entro duecento anni il pianeta sarà morto.
Un paio di decenni dopo, siccome siamo sempre meno intelligenti dei delfini ma molto più bravi di loro a far soldi, abbiamo accelerato a tal punto che siamo passati dalle centinaia di anni alle decine.
E forse meno.
Sì, lo so: non frega un cazzo a nessuno.
Siamo ancora tutti così stupidi e poco evoluti da continuare a pensare di non poter fare la differenza.
Beh, cari miei: io ho scelto di fare la differenza.
Io faccio la differenza.
Ogni giorno.
E quando arriverà la catastrofe, se avrò la sfortuna di essere ancora qui a vederla, avrò anche modo di dire a me stessa di aver sprecato gran parte della mia vita senza far nulla per evitarla, ma non tutta.
Non tutta.
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