giovedì 15 settembre 2016

La Polee Bookaholic: i libri dell'estate 2016

Orfana. Così mi sono definita, annunciando la morte del mio Kindle Voyage.
Defunto perché non si caricava più.
Irrimediabilmente defunto perché, essendo arrivato con 11 mesi d'anticipo sull'uscita italiana (me l'hanno regalato facendolo arrivare, credo, dalla Germania o da qualche altro Paese), Amazon Italia non poteva ripararlo, nemmeno a pagamento. Nemmeno volendo.
E non ho trovato nessun altro che facesse riparazione Kindle.
Morale? Ho smesso di leggere per un po'.
No Kindle, no party.




In estate, massacrata dalle zanzare, lo schermo illuminato del Kindle non attira gli insetti.
Per leggere sulla carta, invece, ci vuole la luce.
E con la finestra aperta non si può.
Facevo già fatica a leggere libri "analogici", come li chiamo io, quando non avevo l'alternativa digitale (i libri di Christopher Moore, per esempio).
Ma quest'estate è diventato ufficiale: odio la carta.
Non è ecologica. Non è economica. Non è comoda.
Quindi i libri di questi mesi sono pochi, molto pochi.
Perché ho dovuto leggerli sulla carta. Di giorno. E quest'anno niente ferie, quindi niente amatissime giornate dedicate interamente alla lettura...
Spero comunque di darvi qualche buon consiglio, e di sconsigliarvi qualcosa con cui evitare di perdere il vostro prezioso tempo :-)


Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson
Il mio livello di conoscenza e comprensione delle questioni scientifiche è più o meno quello di Penny in The Big Bang Theory.
Per fortuna, Bill Bryson non solo sa come rendere semplice qualsiasi concetto agli occhi di un profano, ma sa anche come renderlo interessante. E perfino divertente.
Questo libro mi è piaciuto moltissimo. Ho imparato molte cose, ne ho rispolverate moltissime altre e soprattutto ho capito che, se il narratore è intelligente, brillante e dotato come scrittore, anche i libri che parlano di scienza, matematica, fisica e invenzioni possono diventare imperdibili. E spassosi.
Consigliato a qualsiasi tipo di lettore, dai più selettivi agli onnivori. Unico requisito: la curiosità.

Quando ai veneziani crebbe la coda di Andrea Molesini
Una meravigliosa favola per adulti (e non solo), con una bella morale e uno stile di scrittura impeccabile.
Molesini, che già mi aveva molto colpita con Non tutti i bastardi sono di Vienna, questa volta intrattiene con un racconto solo apparentemente leggero, che affronta tematiche profonde (dall’impatto dell’economia sulla vita di tutti i cittadini all’accettazione della diversità) e lascia un bel ricordo.
Scorrevole e leggero… Ma solo in superficie.



La confraternita dell’uva di John Fante
Senza dubbio, John Fante ha il dono della scrittura. Ma se Chiedi alla polvere, che è forse il suo romanzo più famoso, mi era piaciuto proprio grazie allo stile e alla capacità di raccontare al meglio una storia, qui c’è molto di più.
C’è il sentimento, l’amore famigliare, la voglia di un riscatto che non arriverà mai se non si è pronti a capire che non è dagli altri che deve arrivare una seconda occasione. Siamo noi a dovercela guadagnare, a sceglierla, a viverla al nostro meglio.
I rimpianti, a volte, servono a farci capire che abbiamo ancora tempo di rimediare a scelte sbagliate e a interpretazioni “filtrate” del nostro passato e della nostra vita.
Se dovessi consigliare un romanzo adatto veramente a tutti, credo che il primo titolo a venirmi in mente sarebbe questo.

Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt
Premesso che questo romanzo mi è molto piaciuto, devo dire che io non lo ritengo assolutamente il “grande thriller” che tutti descrivono.
Per me si tratta esclusivamente di un forte dramma famigliare, che consente all’autrice d’indagare gli animi dei componenti di una famiglia come tante, la cui vita viene sconvolta dalla sparizione dell’adolescente Naomi.
Fra l’angoscia dei genitori e l’inquietudine degli investigatori, la storia procede fino a un epilogo che lascia dietro di sé l’incancellabile amarezza di tante vite che ormai sono cambiate per sempre.
E spinge a riflettere su quanto sia devastante un’esperienza del genere - che purtroppo capita di scorgere fra le pagine di cronaca di tutto il mondo - e su come i momenti più difficili mettano alla prova le persone e siano in grado di far emergere la loro vera natura.

The China Study
Io, che in fatto di alimentazione ho un’infinità di problemi, avrei dovuto leggerlo molto tempo fa.
Purtroppo, ci sono arrivata solo ora, quando già avevo radicalmente cambiato le mie abitudini alimentari ormai da diversi anni.
Abitudini che questo testo scientifico - perché di questo si tratta, e chi ancora crede che sia una sorta di “manifesto progettuale” di qualche fanatico di una determinata scuola di pensiero in fatto di alimentazione farebbe bene a leggerlo - mi ha convinta ancora di più a consolidare.
In tempi di grande confusione, in cui il luminare di turno lancia la verità dell’ultim’ora e il suo collega più illustre afferma il contrario, The China Study dovrebbe essere un testo obbligatorio nelle scuole. Per la vastità dei dati raccolti. Per la semplicità del linguaggio, comprensibile a tutti. E per la grandissima quantità di esempi reali a supporto dell’analisi dei dati.

Niente lacrime per la signorina Olga di Elda Lanza
Mi chiedo se, magari, possa essere una questione d’età: la mia mamma si diverte moltissimo con i libri di Elda Lanza.
Io, invece, l’ho trovata una scrittrice di una banalità disarmante. Una pallida, sbiadita ombra nella scia di Andrea Vitali. Con una prosa ordinaria, non sempre chiara, ma soprattutto non in grado di appassionare il lettore. Mi sento di sconsigliarlo. Almeno ai lettori sotto i sessant’anni.




Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij
Un capolavoro senza tempo. Impegnativo, certo. Lungo, senza dubbio. Ma è uno di quegli impegni che ti danno grande soddisfazione.
Dostoevskij non delude mai i suoi lettori più fedeli, abituati a una grande precisione della narrazione e al contempo alla scorrevolezza derivata dalle innegabili doti di uno dei più grandi narratori di tutti i tempi.
La storia di Raskol’nikov è il racconto di una vita ordinaria, di quella banalità del male che, alla fine, costringe a fare i conti con la propria coscienza. Con i sensi di colpa che non lasciano più dormire, mangiare e pensare di avere ancora un futuro.
Il romanzo si divide equamente in due parti, con il racconto del delitto compiuto da Raskol’nikov e della paranoia che s’impossessa di lui per la paura di essere catturato. E poi, naturalmente, arriva il castigo: una punizione autoinflitta attraverso la confessione - dettata dall’incontro con Sonja, che cambia la vita del nostro banale omicida.
Per spiegare nel modo più semplice come ci sia una sola, vera discriminante fra le varie categorie di criminali: l’esistenza di una coscienza.

Il buddista riluttante di William Woollard
Un testo molto chiaro, che ricostruisce parte della storia del buddismo e ne espone i precetti principali. Il linguaggio è scorrevole, il libro molto interessante.
Le nozioni vengono spiegate senza che il testo risulti didascalico. Solo gli esempi pratici, secondo me, stonano un pochino: sembrano il tentativo di “vendere” la dimostrazione di quanto si afferma, forse perché sono descritti proprio in questo modo. Uno stile diverso avrebbe senz’altro portato a un risultato migliore.
Con un tono più informale per queste parti, l’autore avrebbe sfiorato la perfezione. Consigliato a chi si avvicina per la prima volta al buddismo, per apprenderne alcune nozioni base con un testo completo ma non complicato.

Il Budda nello specchio di Woody Hochswender
L’ho finito, ma la tentazione di lasciar perdere era tanta. Tantissima.
Motivo? Uno solo: i racconti che affermano cose per me inconcepibili, sfidando le leggi della scienza e della medicina a suon di leggende metropolitane.
L’ho letto per approfondire i concetti appresi dalla lettura de Il buddista riluttante, che mi era molto piaciuto, e anche si mi ha dato fastidio l’atteggiamento superficiale nell’affrontare tematiche molto delicate, alla fine è stato utile.
Mi ha fatto capire quale corrente buddista faceva per me. E non era certo quella descritta in questo testo, bensì quella “originale”, se così vogliamo definirla, tibetana.

Le intermittenze della morte di Josè Saramago
Ho amato moltissimo “Cecità”, perciò mi hanno consigliato di leggere anche questo.
Lo spunto, come in tutte le opere di Saramago, è geniale.
Questa volta, però, qualcosa non ha funzionato: il libro - seppur intelligente e irriverente - è meno brillante del solito.
Ho fatto un po’ fatica a finirlo, nonostante lo stile sia scorrevole… Ma mi restano ottimi spunti di riflessione sulla paura della morte e il ricordo di una storia inusuale e piena di originalità.

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