martedì 2 agosto 2016

Io e la biomeccanica: la mia "prima volta" in bici

Felice. Mi sentivo così, felice, durante il ritorno del mio giro di prova.
Il primo giro della mia nuova vita da ciclista. Era come se fosse la mia prima volta in bici. Come se tutti i chilometri fatti fino ad allora fossero stati "rubati" in modo disonesto.
E ci sono volute solo tre ore, la fiducia in un franchise specializzato e la scoperta di un bravissimo tecnico biomeccanico, per pedalare come mai avevo fatto prima.


Forse per me il cambiamento è stato più marcato che per altri, per via dei miei noti problemi di salute.
Fatto sta che oggi, a quattro giorni di distanza dal riposizionamento in sella, non ho più dolori. La sella non dà fastidio, la cervicale non s'inchioda più, le ginocchia non scricchiolano.
Mi avevano detto che, sopratutto per limitare i dolori dovuti a una postura scorretta, una visita da un biomeccanico era necessaria. Ma quale scegliere?
Ho ascoltato i consigli di alcuni amici, ma i tempi erano biblici. Così, dopo aver visto la pubblicità di VelòSystem su Bike Channel, ho curiosato sul sito.

Puta caso, uno dei loro tecnici era disponibile a pochissimi chilometri da casa mia.
Puta caso, quando gli ho telefonato stava rientrando dalle ferie e non aveva ancora fissato appuntamenti.
Puta caso, il tecnico in questione è preparato, appassionato, ha corso in bici per anni e ha collezionato dozzine di coppe.
Puta caso... Mi ha cambiato la vita. In sella, s'intende.
Luciano Santo - di nome e di fatto - ha misurato, con strumenti all'avanguardia, me e la mia bici. Per la bellezza di tre ore ha misurato, calcolato, aggiustato, ascoltato, chiesto, controllato.
E alla fine, tutto era perfetto. Ho cambiato lo stem e la sella su sua indicazione, e voilà.
Al primissimo giro di prova, una quindicina di chilometri in pianura fatti la sera stessa, mi è venuto un atroce dolore alla spalla sinistra.
Il giorno dopo è passato, e ai giri successivi non si è più ripresentato: capita, quanto ti mettono nella giusta posizione, di doversi adattare. Qualche dolorino è previsto.
Poi, però, passa tutto.
Ora gli unici "dolori" sono quelli muscolari, perché sfrutto al meglio la potenza delle mie gambe (sì, ne ho da vendere!) e uso molto meno il cambio. Ho affrontato salite impegnative con rapporti infinitamente più duri di quelli che usavo solo una settimana prima.
Ho messo alla prova me stessa, ho constatato che posso andare "forte" anche nei tratti impegnativi, e che posso affrontare anche quelli difficili, e ho imparato ad aver molta più fiducia nella mia bici. E in chi la guida.
Per i professionisti, gli amatori che fanno gare e sono membri di un team e tutti i tecnici del settore, la biomeccanica è una tappa obbligata, una scienza ben nota e sempre più all'avanguardia.
Per me, è stata una rivelazione.
Non mettevo in dubbio che "funzionasse", diciamo così.
Ma confesso di essermi presentata alla visita con la scarsa convinzione che sarei riuscita ad andare in bici come vado adesso.

Eppure, è successo.
Anche a me.
Anche a una con mille problemi di salute, da cui derivano problemi di peso, postura, articolazioni, tendini e molto altro. Tutta roba che in bici crea tante difficoltà.
La biomeccanica, per me ha fatto un piccolo miracolo.
E una volta ogni tanto, per essere sicura, farò un giro dal mio nuovo Santo di riferimento.
Quello che non invoco mai - ne invoco altri, quando sembra che la pendenza sia impossibile da superare - ma che rimarrà sempre un punto di riferimento per la mia vita a due ruote.
Una gran bella vita, ora.




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