Credevo che sarebbe stato un mese molto intenso, dal punto di vista delle letture, causa ricovero. Invece il ricovero non è andato bene e in ospedale non sono riuscita a leggere. Ergo, ho buttato via parecchi giorni senza fare nulla, cosa che detesto.
Ad ogni modo, per ora è passata.
E i titoli di questo mese mi hanno soddisfatta, con una sola eccezione: "L'ultimo lupo mannaro" di Glen Duncan, che resta comunque un romanzo davvero ben scritto.
Negli ultimi giorni di marzo ho iniziato a leggere "Il bazar dei brutti sogni", l'ultimo di Stephen King, e sono a buon punto.
Lo troverete nelle recensioni di aprile.
Nel frattempo... Ecco i miei consigli!
L’ultimo lupo mannaro di Glen Duncan
La ragione principale per cui questo romanzo non mi ha convinta, fa capo a uno spoiler sulla trama, perciò eviterò di descrivervela. Limitandomi a dirvi ciò che posso senza rovinare sorprese a chi volesse leggerlo.
All’inizio ero entusiasta. Davvero entusiasta. Il romanzo è ben scritto, l’atmosfera sembrava ottima, le citazioni tutte gustose. Poi, però, l’entusiasmo è andato scemando. Io non sono una bacchettona, ma il modo in cui le donne vengono dipinte da Duncan, devo ammetterlo, mi ha dato fastidio. Parecchio. Il sesso c’è, tanto, e ci sta. Ma da qui a trasformarlo in qualcosa che denigra gran parte dei personaggi femminili c’è una bella differenza. Inoltre, e non è affatto un problema secondario, la trama è banale. Sa molto di già visto, già detto, già raccontato da altri.
Mi rendo conto che la vasta tradizione letteraria (e cinematografica) sui licantropi rende piuttosto difficile essere originali, ma qui le premesse per fare qualcosa di diverso c’erano tutte. Eppure, non sono state sfruttate.
“L’ultimo lupo mannaro” resta scritto molto bene, e sicuramente può soddisfare i lettori che non si aspettano grandi novità sul tema della licantropia.
Everest io c’ero di Lene Gammelgaard
Questo è il terzo libro che leggo sulla famigerata notte del 10 maggio del 1996, durante la quale molte persone persero la vita sull’Everest. Finora è indubbiamente quello che mi è piaciuto di più, perché non è un resoconto giornalistico con interviste e ricostruzioni, come i precedenti. Nel suo racconto della drammatica avventura dalla quale è uscita viva e vegeta, Lene Gammelgaard mette tutta se stessa.
Le sue aspirazioni, le sue ambizioni, i suoi sforzi e i suoi sacrifici. Il suo mantra, quello che l’ha tenuta in vita, è il filo conduttore di una ricostruzione carica di emozione. Il racconto è puntuale e dettagliato, ma mai noioso, poiché è condito da sentimenti che “passano” attraverso la carta e arrivano dritti al cuore. E che, ai fini dell’eterna querelle fra Krakauer e Boukreev, che fin da allora infiamma gli animi, restituisce uno sguardo imparziale sull’accaduto. Confermando la mia impressione, dopo lo studio della questione: Krakauer ha fatto di tutto per trovare un colpevole, che ha erroneamente identificato con Anatoli Boukreev. Il quale, come testimonia puntualmente la Gammelgaard, ha ripetutamente messo in pericolo la propria vita per salvarne altre.
Radioactive di Lorella Fontanelli
Il primo volume di questa saga, Renaissance 2.0 (recensito qui), mi era piaciuto. Ma credo che Radioactive rappresenti il vero cuore del viaggio fantascientifico di Lorella Fontanelli.
Vuoi perché conosciamo già parte dei personaggi, vuoi perché c’è la “magia” della quarta dimensione, vuoi perché la guerra intergalattica ha sempre il suo fascino… Fatto sta che Radioactive, per me, ha davvero tutto: personaggi appassionati e appassionanti, relazioni amorose che non stancano (perché restano in qualche modo sullo sfondo, pur legandosi alla trama), culture diverse che cercano di capirsi, viaggi nel tempo, figure femminili forti e cattivi interessanti.
L’ho letto in due giorni e mezzo, senza riuscire a staccarmene.
Perché una volta che ti sei affezionata ai ribelli Renaissance, al destino della Terra, ai Guardiani e alle loro navi spaziali, è difficile separartene. Per le stesse ragioni, e anche per qualcuna di più, che ti hanno incollato a Renaissance: questa è la fantascienza che piace a noi, quelli della generazione Star Trek. Fra una citazione e un colpo di scena, fra una nuova scoperta tecnologica e un nuovo stato di elevazione dell’anima, la Fontanelli arriva dritta al cuore del lettore. E non lo lascia più.
Redemption di Lorella Fontanelli
Questo è il terzo e ultimo capitolo della Renaissance Saga. Comprensibilmente, l’autrice si prende certe libertà “di chiusura”, riservando un destino ingrato ad alcuni dei personaggi. Pur sapendo che questo era l’ultimo romanzo di una saga e che, come inevitabilmente accade, per qualcuno la fine sarebbe stata definitiva, ci sono rimasta male.
Ebbene, sì: dai libri che amo pretendo il lieto fine. Sono all’antica, dopotutto, a quanto pare.
Anche per via delle numerose avventure già vissute dai personaggi, quest’ultimo libro rappresenta la parte più adulta, cruda e in un certo senso “politica” della saga. Alleati e nemici s’intrecciano in un gioco di possibilità, inseguendo vendette e recriminazioni che non portano altro che guai. Proprio come nella realtà.
La comparsa di nuove minacce su una scena già molto complessa arricchisce il mondo fantastico della saga, e pone i protagonisti di fronte a scelte sempre più difficili. Non potranno che uscirne cambiati. Irrimediabilmente cambiati.
Come il mondo - pardon: i mondi - che amano e difendono. Fino alla fine.
Ho letto tutti e tre i romanzi e mi hanno lasciato in dono tanto. Non dimenticherò nessuno dei personaggi e spesso, la notte, quando porto fuori il cane, guardo il cielo e aspetto un segno. Io credo che niente finisca per sempre.
RispondiEliminaLa fantascienza spesso nasconde qualcosa di molto più profondo. Questo è un caso che lo dimostra <3
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