giovedì 27 agosto 2015

La convivenza in vacanza: prove tecniche di litigi quotidiani

Eccomi qui! Rediviva, nonostante il corso di sopravvivenza improvvisato durante le ferie.
Presto in arrivo un ricco Bookaholic (agosto è il mese più proficuo dell'anno), ma prima...
Una riflessione doverosa.
Le vacanze estive sono, per molte famiglie, l'unica occasione annuale per stare insieme tutto il giorno. Risultato? Discussioni continue, malumori e parole che volano.
Italiani procreatori di mini-umani urlanti e maneschi, italiani litigiosi fin dalle prime ore del mattino, italiani intolleranti con i rispettivi coniugi e figli, mi rivolgo a voi: state a casa.
Vi stanchereste di meno. E soprattutto evitereste di stressare gli altri, quelli che le vacanze sanno godersele.
Mi sono chiesta come mai la succursale di Milano che mi circondava in montagna (nello specifico: i vicini di sopra, quelli a destra, quelli a sinistra, quelli di fronte, quelli due case più in là... Tutti di Milano e provincia) passava le giornate a litigare.
Mamme che sgridavano esageratamente i figli per un nonnulla (e tacevano quando questi strillavano come aquile a mezzanotte). Papà che scappavano la mattina e ricomparivano magicamente la sera. Mogli arrabbiate che urlavano ordini ai mariti. Mariti inviperiti coi figli, che rispondevano a tono alle mogli... Un delirio di litigi. Dalla mattina alla sera. Tutti i santi giorni.
All'inizio ero stupita: ma perché vi stressate a litigare tutto il giorno in vacanza? Che fatica!
Poi ho capito: tutte le famiglie a me vicine (in un residence costruito in modo che tutti si vedano e con le pareti di carta, tanto che se uno starnutisce trecento metri più in là, ti sveglia) si trovavano insieme per la prima e unica volta durante l'anno.
Ero circondata da gente abituata a salutarsi all'alba e a rivedersi a casa la sera. Salvo palestre, corsi, hobby vari. Generalmente praticati anche nel weekend, con un'inevitabile ulteriore separazione.
La convivenza forzata (sì, quella che dovrebbe essere alla base del matrimonio e della famiglia) delle vacanze stipa nello stesso spazio ristretto (gli appartamenti sono tutti di dimensioni contenute) membri di una famiglia che non è abituata a convivere davvero.
E' cosa nota: la parte difficile del matrimonio è la convivenza. Abituati a disporre dei propri spazi, ci si trova costretti a condividerli. E ci si pestano i piedi a vicenda.
Ho raccolto materiale a sufficienza per un'edizione aggiornata de Il milanese imbruttito, ma non è questo il punto.
Non scrivo per lamentarmi (beh, un po' sì, dai: con tutte le urla, per riuscire a capire quello che leggevo, a volte, dovevo tornare indietro sette volte sulla stessa riga). Scrivo soprattutto per constatare come i ritmi frenetici di oggi ci costringano a vivere un'idea falsata di famiglia.
Io lavoro da casa, per i noti problemi di salute di cui ho già scritto. Mio marito lavora part-time: siamo quindi abituati a stare insieme per la maggior parte del tempo. Nel tempo libero abbiamo sempre fatto tutto insieme: gite, passeggiate, perfino lo shopping (è un sant'uomo: sopporta).
E in vacanza andiamo d'amore e d'accordo: siamo in vacanza, appunto, lontani dalle quotidiane rotture di scatole della casa, della vita, della burocrazia, delle bollette, delle faccende domestiche...
Anche i nostri amici più cari sono così: nonostante la separazione forzata durante le ore lavorative, stanno insieme sempre volentieri. E fanno tutto insieme, quando possono. I nostri vicini hanno casa al primo piano e ufficio al piano terra: sempre insieme anche loro.
Di conseguenza, per noi gli "alieni" sono la maggioranza: la maggior parte delle famiglie italiane. Quelle che vivono insieme la notte, qualche ora la sera (impegni permettendo) e una parte del weekend. Quelle che in vacanza, quindi, litigano dalla mattina alla sera. Mi guardo bene dal criticare la loro vita quotidiana, durante l'anno: bisogna lavorare, e bisogna prendersi gli spazi necessari a sfogare lo stress (come andare in piscina o in palestra), quindi la separazione forzata è normale.
Mi permetto, invece, di criticare l'approccio alle vacanze: se ci si sforzasse di riflettere sulla ragione delle continue tensioni, cioè la mancanza di abitudine l'uno all'altro, che porta a diventare intolleranti, sarebbe facile provare a godersi il tempo insieme, anziché subirlo. Oppure fare una bella vacanza (o una parte di essa) a casa, condividendo spazi che di solito non si condividono.
Sarebbe molto, molto carino nei confronti dei vicini, che non dovrebbero sentire urla e litigi tutto il santo giorno...

2 commenti:

  1. Parole sante, per non parlare poi di un'altra categoria di vacanzieri che in questi ultimi anni sta prendendo sempre più piede: quelli che non litigano semplicemente perchè sono più interessati al telefonino.
    Io e la mia compagna passiamo la maggior parte delle nostre vacanze in Alto Adige, e, a differenza degli ospiti di altre nazionalità negli albeghi che frequentiamo gli italiani si distinguono (oltre che per il casino prodotto) per lo sfoggio continuo e incessante del proprio adorato smartfontabletaipad.
    Noi quando siamo in vacanza il cellulare lo lasciamo nella cassaforte tranne quando dobbiamo chiamare casa per sentire come va, invece sempre più coppie o famiglie se lo portano appresso tutto il giorno e a cena li vedì li seduti tutto il tempo in adorazione del proprio cellulare ingnorandosi completamente.
    Anche noi ci sentiamo sempre più spesso alieni...
    Ciao!
    chiuffo

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    1. Ciao chiuffo! Hai ragione, solo noi riusciamo a "smanettare col telefonino" sempre, anche in vacanza. Io ho un po' la sindrome giapponese (abbondanti foto di tutti i luoghi visitati), e le foto per comodità le faccio col telefono. Ma in effetti ho notato più volte, nei ristoranti, coppie in attesa delle portate che si ignoravano guardando i rispettivi telefoni. Una tristezza...
      Un abbraccio!

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