venerdì 7 marzo 2014

Ecco perché non guarderò Junior MasterChef

Sarò vecchia (eppure non sono ancora entrata negli 'anta!).
Sarò stordita (quello sì, già più facile).
Sarò all'antica (dentro, in effetti, sono una vecchia signora inglese. Col cappello e la teiera dipinta a mano. Tipo Maggie Smith in Gosford Park, se ci siamo capiti).
Fatto sta che secondo me i bambini devono fare i bambini.
Nani di 4 anni che volteggiano sulla pista da ballo con costumi perlescenti? No, grazie.
Miss di 5 anni che sfilano in passerella, truccate? Anche no.
Cuochi di 8 anni che avrebbero fatto impallidire Suor Germana? No.
Diamine, no.

Io capisco che incoraggiare le passioni dei propri figli sia doveroso.
Ma quanto c'è di adulto, e quanto di "fanciullesco", nel desiderio di andare in tv a cucinare, parlando come uno chef navigato e scontrandosi con altri 39 decenni che maneggiano coltelli e olio bollente come io maneggiavo Barbie e Cicciobello?
E' piuttosto recente il caso di quel padre che costringeva il figlio a praticare sport a livello agonistico, punendolo severamente quando non vinceva.
Sono casi estremi, questi, certo. Però credo che tutti noi abbiamo conosciuto - o magari avuto in classe - qualcuno che apparteneva a questa categoria: giovani atleti agonisti, già vicini al semiprofessionismo prima ancora di terminare le elementari o le medie, che alle feste di compleanno dei compagni di scuola non ci venivano mai perché avevano l'allenamento, o la partita, o il saggio di danza.
Incoraggiare la passione? Sì, certo. Ci mancherebbe.
Far praticare sport? Assolutamente.
Ma da qui a passare tutte le domeniche accompagnando la figlia di 7 anni a fare gare di atletica ce ne passa.
Io sono convinta che tutto questo impegno, in un modo o nell'altro, sottragga tempo all'infanzia.
E l'infanzia è così preziosa (oggi più che mai: a 13 anni le ragazzine vanno già in giro come se ne avessero 17. E con pari libertà) da meritarsi la massima attenzione.
Siamo nell'era di internet, del cellulare, del villaggio globale, della tv interattiva, dei videogiochi intelligenti, degli audiolibri e dei computer.
Eppure c'è ancora modo di far giocare i bambini, di farli correre in un prato con la massima preoccupazione di essere l'ultimo a farsi trovare a Nascondino.
Ho visto una puntata (mezza, a dire la verità) di Junior MasterChef Australia e sono rimasta turbata.
Bambini sottoposti ai pressure test, intervistati sull'impiattamento dei loro avversari, spinti a coltivare quello spirito di competizione che è sano in uno sport di squadra ma rischia di far perdere di vista il senso di una gara in un confronto duro come questo.
Non sto dicendo che i programmi in cui i bambini cucinano, cantano o ballano siano immorali.
(Quelli in cui sfilano in passerella a 5 anni però sì, quelli sì. E ne avevo già parlat, anni fa, qui).
Sto solo dicendo che io sostengo il gioco, la spensieratezza e la felicità nella scoperta delle piccole cose a cui solo chi è diventato grande riconosce un valore incalcolabile.
Ma proprio perché è grande e ricorda quelle emozioni che non tornano più, dovrebbe fare in modo che anche i suoi figli possano viverle appieno.
I bambini hanno tutta la vita per giocare (loro malgrado) a fare i grandi.
Quindi no. Io il giovedì sera non guarderò MasterChef Italia. Magari giocherò con i miei cani in giardino, ora che le giornate si allungano e sta per cambiare l'orario. Per recuperare anche da grande un po' di quel "Ma vai fuori a prendere un po' d'aria fresca!" che tutte le mamme sagge sanno essere così importante.

2 commenti:

  1. Sacrosanta. Da mamma di una 18enne e di una 14enne ti dico che sono contenta del fatto che le mie "bimbe" ogni tanto giochino ancora con me e con il loro babbo, con i cani e ocn le gatte di casa.
    Monica

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  2. parole che ogni genitore dovrebbe leggere!

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