I tempi "tecnici" per smettere alcuni farmaci e introdurne di nuovi sono passati e io mi sento un'altra. Ciononostante, ho notevolmente trascurato la lettura: non appena ho iniziato a sentirmi meglio, lo capirete, ho pensato bene di trascorrete tutto il tempo possibile fuori casa.
Quindi il numero di libri letti in questi mesi è inferiore, di molto - davvero di molto - ai miei abituali ritmi di lettura. Ma sono contenta ugualmente: la lettura, ora, ha di nuovo trovato il giusto spazio nella mia vita. Dandomi il consueto sollievo.
Ecco quindi recensioni e consigli nel nuovo Bookaholic. Enjoy!
Le otto montagne di Paolo Cognetti
L'ho letto per lo stesso motivo per cui, probabilmente, l'avrete letto anche voi: tutti ne parlavano.
Premettendo che il romanzo mi è piaciuto, che l'ho trovato ben scritto e che ritengo coinvolgenti le descrizioni del rapporto del protagonista con la natura più che con gli altri personaggi, mi è mancato qualcosa. Forse quella "magia" che mi aspettavo da un libro sul quale avevo aspettative altissime.
Ma temo sia proprio questo il problema dei "casi" editoriali: ti rubano un po' il gusto della lettura, lasciandoti in attesa - pagina dopo pagina - di qualcosa di completamente fuori dall'ordinario che molto probabilmente non arriverà mai. Come in questo caso. Credo ci sia stato un fraintendimento, però: è proprio il modo ordinario in cui l'autore narra questa storia, la semplicità con cui descrive la propria famiglia e quella del suo "amico della montagna", l'immediatezza del suo rapporto con il padre, con gli alberi, con i boschi e con l'acqua, a farne un libro godibile.
Lo consiglio? Sì, certo. Lo considero un libro meraviglioso, imperdibile e poetico? No. Come ho già detto, è stata la sua "normalità" a conquistarmi. Spero che ribadirlo possa aiutarvi ad accostarvi all'opera di Cognetti con il giusto atteggiamento, senza rimanere delusi e senza aspettarvi sconvolgenti colpi di scena.
1984 di George Orwell
"Big Brother is watching you". Parole che non mi sono levata dalla testa per più di vent'anni. Parole che mi hanno tormentata a lungo. Parole che - per mia fortuna - erano già impresse nel mio cuore e nella mia testa prima che il Grande Fratello diventasse una trasmissione televisiva.
Ho letto questo grande classico di Orwell nell'estate dei miei diciassette anni. L'ho letto in inglese, per questioni scolastiche, e l'ho amato moltissimo.
Ho deciso di rituffarmi in quel futuro distopico e spaventoso da adulta, e di farlo di nuovo in inglese - riesumando ricordi e sensazioni - per capire cosa fosse cambiato. Ebbene: non è cambiato nulla. Spesso, rileggere un libro che hai amato a distanza di molti anni può deluderti, o rinvigorire la tua passione con nuove chiavi interpretative. Stavolta non è successa nessuna delle due cose: io e il Grande Fratello siamo sempre rimasti in contatto. Ci siamo sempre voluti bene. Siamo l'uno parte della vita dell'altra.
L'atmosfera claustrofobica e ossessiva, la speranza data da uno sguardo sfuggente, la voglia di libertà implicita in ogni gesto e in ogni comando eseguito: tutto, nella storia di Smith, è rimasto invariato.
Non perché non abbia nulla di nuovo da dirmi, anzi: perché, di fatto, mi aveva già detto tutto allora.
E l'ha fatto di nuovo, oggi.
Fatevi un regalo: leggete questo romanzo almeno una volta, nella vita. Almeno una.
Io SuperVeg - 100 ricette vegane per diventare un supereroe in cucina di Andrea Arquà
Fortuna che c'è Andrea Arquà. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Premessa: per problemi di salute, circa sei mesi fa sono passata da vegetariana a vegana. I miei esami del sangue - e parlo da malata cronica con ben sei malattie autoimmuni - ora sono i migliori di sempre. Sono più in forma che mai e ho scoperto che la cucina vegana non è difficile: si possono replicare i propri piatti preferiti con delle semplici sostituzioni e qualche accorgimento.
Accorgimenti e sostituzioni che ho ritrovato - esposti in modo chiarissimo - nel libro di Arquà "Io SuperVeg: 100 ricette vegane per diventare un supereroe in cucina".
Un libro prezioso perché nella parte iniziale, con una semplicità sorprendente, l'autore ci spiega cosa significa essere vegani. Sfatando inoltre il mito del "vegano mangia-erba" e i pregiudizi sui "nazvegani", lontanissimi dal suo modo di pensare, di vivere e di esprimersi.
Dopodiché, si passa alle ricette. Non solo basta guardare le foto per avere l'acquolina: basta anche seguire le istruzioni, chiare e semplici, per replicare pietanze perfette. Di solito devi dare qualche aggiustatina, quando provi a cimentarti con le ricette di un libro. Stavolta a me non è successo.
E c'è di più. Qualcosa che, secondo me, dà a questo ricettario una marcia in più rispetto ai molti altri sul genere: gli ingredienti "speciali". Nemmeno io, che bazzico la cucina vegan ormai da un po' e mi sono ampiamente documentata, li conoscevo tutti. Nei primi libri di ricette che sfogliavo mi sembrava di essere pazza: ingredienti mai sentiti trattati come comunissima materia prima, ma per me difficili da comprendere. Ebbene: Arquà ha evidenziato ogni ingrediente di questo tipo nella cucina tradizionale e gli ha dedicato una scheda nel libro, in modo che ciascuno possa imparare a conoscerlo. Una cosa non da poco.
Ecco perché io consiglio questo libro per approcciarsi a una nuova filosofia di vita e di cucina: il migliore punto di partenza per tutti coloro che hanno deciso di scegliere l'alimentazione vegana.
Un delitto quasi perfetto di Jane Shemilt
Il titolo è piuttosto ingannevole e per me, amante delle sorprese (raramente leggo la quarta di copertina, o la trama di un libro che attrae la mia attenzione), la sorpresa è stata davvero piacevole.
La protagonista, una dottoressa inglese che si trasferisce con la famiglia in Africa per il lavoro del marito, è una grande narratrice. Descrive minuziosamente ogni aspetto di quel "salto nel buio" che rappresenta trasferirsi in un Paese straniero, cambiare radicalmente vita e abitudini, lottare per cercare di rendere questo passaggio il più indolore possibile per i propri figli.
Non voglio dirvi altro sulla trama, se non che - sebbene il finale sia affrettato e decisamente deludente nella risoluzione del caso - la lettura è un viaggio affascinante insieme a Emma Jordan, ai suoi pensieri, ai suoi timori, al suo dolore e alla sua gioia. Con un finale diverso, sarebbe stato davvero... Un libro quasi perfetto. Invece, nonostante una tecnica di scrittura che ho trovato nettamente superiore, il risultato è inferiore alla precedente opera della Shemilt, "Una famiglia quasi perfetta", che avevo recensito qui.
Il cervello affamato - Come riconoscere i falsi stimoli del cervello e imparare a controllare la fame nervosa di Stephan J. Guaente
Premessa: non l'ho ancora completamente finito, ma sono all'80% della lettura quindi mi sento pronta a recensirlo. Il titolo mi ha attratta per la questione "fame nervosa", di cui ho sofferto tutta la vita. Non pensavo certo di trovare la ricetta magica per combatterla (grazie al cielo ho trovato da sola il mio metodo). Però non mi aspettavo nemmeno di trovare un trattato medico così specifico e così esaustivo. Sono quindi rimasta piacevolmente sorpresa - tolta la massiccia parte di descrizione degli esperimenti sui topi da laboratorio, che naturalmente mi ha fatta arrabbiare - e ho imparato moltissime cose. Su come funziona il nostro cervello, sul centro della sazietà, sui meccanismi chimici e biologici che regolano il nostro rapporto col cibo.
Se cercate un libro "psicologico" sulla questione della fame nervosa, questo non fa per voi. Se cercate il rimedio "magico" per vincerla, lasciate perdere e cercate da soli il metodo più efficace per voi (che sia fare sport, bere acqua, mangiare carote o altro). Se invece siete curiosi e volete imparare qualcosa di più sul funzionamento del vostro corpo e del vostro cervello, e siete disposti a metterci un po' d'impegno, questo è decisamente il libro giusto.
Breve storia dello Stato d'Israele: 1948-2008 di Claudio Vercelli
Credevo di conoscere la storia dello Stato d'Israele. Mi sbagliavo. Sui libri scolastici non c'è tutto ciò che Vercelli racconta e ricostruisce in questo suo interessante trattato storico.
Interessante e anche coinvolgente perché, al di là dei fatti storici e della cronologia degli eventi, a farla da padrona è l'atmosfera dell'epoca e del posto. L'atmosfera vissuta dai nuovi arrivati e dai precedenti abitanti, l'aria difficile da respirare per tutti, i tentativi d'adattamento riusciti e falliti.
Leggere questo libro è stato come guardare un documentario: potevo vedere i volti dei personaggi descritti e ammirare la maestosità dei luoghi. Forse perché amo la storia, da sempre. Forse perché ero davvero curiosa di scoprire i retroscena della nascita di un nuovo Stato ma soprattutto di un conflitto senza tempo, che oggi come allora tormenta due popoli. Forse perché la scrittura di Vercelli è scorrevole e precisa. Fatto sta che ho amato questo libro. Lo consiglio, ma solo a chi è appassionato di storia e vuole davvero tuffarsi in qualcosa che non conosce: c'è tanto da imparare, il che rende la lettura impegnativa. Ci vogliono tempo e attenzione. Passate la mano, se preferite un libro "leggero" in questo momento, e mettete via il consiglio per il futuro.
La grande via di Franco Berrino e Luigi Fontana
L'ho acquistato e letto due giorni dopo l'uscita, memore di come "Il cibo dell'uomo" (recensito qui) mi avesse illuminato. Questo libro, in parte, tratta gli stessi argomenti. Più una parte sulla meditazione e altre tecniche di rilassamento che a me hanno interessato poco. Ciononostante, Berrino non delude mai: ampia documentazione scientifica e statistica, affermazioni basate su un'esperienza pluridecennale, racconto di molti casi di cui si è occupato. Tutte informazioni utilissime a chi vuole continuare a studiare l'alimentazione dal punto di vista medico, traendone le giuste conclusioni. Consigliato. Ma solo dopo aver letto "Il cibo dell'uomo", molto più esaustivo sotto diversi punti di vista.
C'era due volte il barone Lamberto di Gianni Rodari
Da bambina era il mio libro preferito. Lo leggevo e rileggevo. Miracolosamente, ho ritrovato quel libretto ingiallito e consumato (nell'edizione che vedete in foto).
Non ho resistito e l'ho riletto: è stato come fare un salto indietro nel tempo.
Mi sembrava di sentire le voci che ripetevano "Lamberto, Lamberto, Lamberto...". Ho percorso di nuovo i corridoi del castello, ho visto il giardino, ho esplorato il lago.
Tutto è rimasto invariato, negli anni. Gli stessi volti che immaginavo, la stessa magia.
Un libro che tutti - grandi e piccini - dovrebbero leggere. Consigliatissimo.
Mamme vegane contro l'invidia di Vincenzo Maisto
Il Signor Distruggere colpisce ancora. Eccome, se colpisce. Infiltrandosi sotto pseudonimo fra le mamme di un gruppo su Facebook. E parte il delirio.
Da vegana, ho avuto i brividi perfino io. Anzi, forse di più. Fra invidie, recriminazioni, cuggginate (e quante), leggende metropolitane e accuse di tradimento, il Signor Distruggere ha squarciato il velo su un mondo sommerso che un po' diverte e un po' inquieta. Ce n'è per tutti i gusti. Ma anche per parecchio disgusto.
Non metto in dubbio che l'autore lo stia facendo di nuovo, in qualche altro punto oscuro dei social network: aprirci gli occhi su realtà che sappiamo esistere, ma che preferiamo fingere di dimenticare...
Dolci vegolosi. Piccolo manuale di pasticceria vegana: tutte le basi e tante facili ricette
Confesso che mi aspettavo di più da questo libro. Seguo il sito Vegolosi e, sebbene abbia provato a replicare solo le ricette del libro e mai del sito, ci ho sempre trovato spunti interessanti.
Le torte con le quali mi sono cimentata non sono venite un granché: buone, ma non tanto da convincere marito e amici a mangiare i miei dolci vegani. Forse per la necessità di sostituire alcuni ingredienti "difficili" che non si hanno in casa al momento in cui si decide di preparare uno di questi dolci, per quanto si possa avere una dispensa ben fornita.
Il difetto, insomma, è quello molto comune a libri di questo genere: usare ingredienti di difficile reperibilità, ma soprattutto ingredienti che la gente non conosce e non ha mai usato.
Credo che lo scopo principale di un libro come questo debba essere l'esatto contrario: dimostrare che anche la pasticceria vegana può soddisfare il palato (e anche la vista), al pari dei dolci tradizionali. Semplicemente. Quindi, in definitiva, mi sento di consigliarlo solo come fonte di spunti per creare ricette inserendo le varianti che preferite. Premettendo che è ben scritto e ben confezionato, ma insufficiente per quanto mi riguarda.
I segreti per presentare i piatti di Cara Hobday
Colta dalla mania dell'impiattamento, utile prima di fotografare le mie ricette, mi sono lanciata "al buio" nell'acquisto di questo libro (irreperibile, se non su Amazon).
I consigli sono preossoché inutili: tutte cose che chiunque voglia impiattare bene sa già. Perché ci si arriva anche da soli.
Non c'è granché da imparare: francamente ho imparato molto di più durante un singolo corso di cucina con uno chef, della durata di una serata. Per imparare a impiattare bene, forse, è più utile guardare MasterChef che leggere questo libro... Che oltretutto presenta decorazioni piuttosto datate. Sconsigliato.
Perché si diventa grassi (e come evitarlo) di Gary Taubes
Per me rimarrà sempre un po' "Il libro che mi hanno costretta a leggere". Scherzo, ma non troppo: me l'ha suggerito il mio medico.
Forse pensava di convincermi a rinunciare all'alimentazione vegana che, dato il mio pessimo stato di salute in quel periodo, non vedeva di buon occhio. E cos'è successo, poi? Che questo libro non ha convinto me a cambiare alimentazione e che i miei esami del sangue hanno convinto lui a lasciarmi mangiare vegano!
Quindi: è un testo che consiglierei? No. Innanzitutto perché non è scritto da un medico, ma da un giornalista (documentato quanto volete, ma non laureato in medicina e soprattutto non supportato da una valida esperienza nel campo). In secondo luogo, ho trovato molte affermazioni in contraddizione con quelle riportate dai molti testi medici sull'alimentazione che ho letto e sto leggendo, il che non depone certo a favore dell'autore.
Infine - e questo secondo me è il difetto più grande - funziona come uno di quei manuali in cui allungano il brodo a suon di "Vi mostrerò come fare per...", "Scoprirete il segreto per...", "Andate avanti a leggere e vi cambierà la vita..." senza mai, in realtà, arrivare davvero al punto. Oppure arrivandoci, ma senza che "il punto" sia questa grande rivelazione. A mia volta, quindi, ho dato "Il cibo dell'uomo" al mio medico. Chissà che non suggerisca quello, poi, al posto di questo...
Ciao Chiara! Grazie per la tua lista di libri mi ero dimenticata anche io del barone, e corro a prenderlo per leggerlo a mia figlia! Bello il libro sul cervello affamato lo comoscevo già, invece al posto di 1984 che ne pensi del Mondo Nuovo di Huxley? Lo ho sempre visto anni luce da Orwell.Un bacione
RispondiEliminaCiao cara! Grazie a te :-) Huxley va letto, secondo me. Molto diverso da Orwell, anche se le tematiche principali sono quelle. Entrambi doverosi <3 Bacioni!
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