lunedì 31 agosto 2015

Omaggio a Wes Craven

Per me Mitch Pileggi è e sarà sempre Horace Pinker, il terrificante killer di Sotto shock.
Ci ho messo anni, ad abituarmi al suo ruolo di Skinner in X-Files: continuava a farmi paura.
Merito (e colpa) di Wes Craven.
Ho visto e rivisto tutti i suoi film. Tutti.
Li ho studiati, analizzati, ne ho scritto alla Scuola di Cinema.
Conosco a memoria le colonne sonore, le citazioni, i cast di ogni produzione.
I libri fotografici da collezione, che ai tempi in cui non c'era internet pagavo un occhio della testa, li  facevo ordinare dall'America alla Libreria dello Spettacolo. Li custodisco ancora gelosamente.
Possiedo tutte le pubblicazioni italiane e straniere dedicate al suo lavoro.
Io idolatravo Wes Craven, che oggi è mancato.
E con lui, se ne va un pezzo di cinema.

Fin da piccola, complice mio fratello - che aveva dieci anni di più e mi faceva incoscientemente vedere gli horror che guardava lui - ho avuto un'ossessione per i film horror.
E visto che ho iniziato a guardarli negli anni '80, non potevo non amare Wes Craven.
Freddy Krueger è stato uno dei personaggi-tormentone degli anni Novanta.
Uno di quei personaggi che entrano nel linguaggio comune.
Alcuni dei sequel di Nightmare, io, li ho visti al cinema.
E quando arrivavano le novità in VHS in videoteca, il nome era una garanzia: se c'era scritto "Wes Craven" da qualche parte, come sceneggiatore, regista o produttore, il film era mio.
Per quelli della mia generazione, è stato un mito.
L'uomo che ha rivoluzionato il genere horror, più volte.
L'uomo che dava corpo alle nostre paure, che le rendeva reali, tangibili. Permettendoci di esorcizzarle.
L'uomo che trasformava gli incubi in realtà.
L'uomo che sul cinema e sull'horror sapeva tutto, e metteva tutto il suo sapere in ogni pellicola.
L'uomo che ha mostrato un altro tipo di zombie, uno molto più spaventoso, quando il genere era di proprietà di un altro grande, George A. Romero.
L'uomo che ha contribuito ad alimentare la mia passione per il dietro le quinte, per gli effetti speciali, per lo studio dei meccanismi tecnici e narrativi che mi spaventavano e creavano la "magia" del cinema.
L'uomo che ha senza dubbio fatto parte delle ragioni che mi hanno spinta a studiare cinema prima all'Università e poi alla Scuola di Cinema di Milano.
L'uomo che, in parte, ha cambiato la mia vita.
Per me Wes Craven era un amico, un esempio, un uomo da ammirare per la sua cultura e la capacità di rielaborarla in ogni nuova opera.
Anche i suoi film meno conosciuti, quelli che all'epoca erano difficili da reperire, non mancavano nella mia collezione.
Perché quando ami il lavoro di qualcuno, lo ami integralmente. Nel bene e nel male.
E lo conosci al punto che anche ciò che per te non funziona, diventa un mezzo per imparare qualcosa.
Wes Craven mi ha insegnato tanto sul cinema, sulla paura, sugli incubi e sul bisogno di combatterli attraverso la catarsi dell'horror.
Ho citato i suoi film in molti dei miei libri e dei miei articoli sul cinema e la tv.
E continuerò a farlo: Wes Craven non è morto davvero.
Chi lascia il segno nella storia di quell'archivio dell'immaginario collettivo che è il cinema, non muore mai.
Ciao Wes.
Riposa in pace.




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