mercoledì 23 giugno 2010

Dipendenze

Dipendenze. Chi non ne ha? Probabilmente solo chi afferma di non averne, o non averne mai avute... mentendo.
Sia chiaro: non tratterò le dipendenze serie. Quelle le lascio agli appositi esperti (anche perché sono piuttosto assolutista, sull'argomento). 
Qui ho intenzione di dilettarmi solo con qualche innocente peccatuccio (beh, magari non proprio innocente, in certi casi) perché l'argomento mi torna in mente all'inizio di ogni estate.
Il 22 agosto saranno 5 anni che ho smesso di fumare.
E io non fumavo come gli altri.
Nossignore.
Se faccio una cosa, io, la faccio bene.
Ci dò dentro, insomma.
Io mi sparavo due pacchetti e mezzo al giorno, ben lieta di farlo, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Perché sì, ho (fra le altre) l'unica malattia al mondo per la quale il medico, ai tempi, mi disse che il fumo non era - rullo di tamburi - controindicato. L'unica malattia (a quanto ne so, ma grazie al cielo non sono un medico: mi sarei già usata come cavia più e più volte) che in alcune fasi sperimentali di terapia ha previsto l'utilizzo dei cerotti alla nicotina.
No, dico. 

Ad ogni modo: ho fumato per sedici lunghi anni. Che fumavo parecchio ve l'ho già detto.
Non avevo mai provato a smettere perché non ne ho mai avuto il desiderio...
Finché, nel luglio del 2005, con un'ottima motivazione che io definisco affettuosamente "collassino cardio-circolatorio" e con l'ausilio del celebre libro di Allen Carr, ho fumato la mia ultima sigaretta.
Strategia (che consiglio) applicata: annunciare al marito che stavo fumando la mia ultima sigaretta.
Gustarsela.
Spegnerla.
Gettare tutti i pacchetti (anche quelli nascosti, su, vi ho visti!), o consegnarli al marito.
Telefonare immediatamente (il tempismo è TUTTO) a tutti quelli che si conoscono annunciando "ho smesso di fumare". Vi garantisco che lo spauracchio di fare una figuraccia facendosi beccare con una sigaretta in mano dopo aver annunciato che si smetteva è un ottimo deterrente.
La verità?
E' stato facile. Fin troppo. Due settimane in modalità "**** isterica" (gli asterischi me li sono messi da sola) e poi voilà: i sintomi dell'astinenza fisica non ci sono più. E quelli psicologici si tengono sotto controllo con facilità.
SENZA cerotti alla nicotina. SENZA gomme da masticare.
Con un solo, sano trucco: quando hai tanta voglia di fumare che pensi di dar fuoco al cane per scoprire che sapore ha, agguanti una bottiglia d'acqua fresca e tracanni finché non passa.
O affoghi.

Certo: ho ancora voglia di fumare, ma quella - mi dicono - resta per tutta la vita.
Tutt'altra cosa è stato smettere con lei
La cosa alla quale ho dovuto rinunciare che mi manca ogni singolo giorno.
La cosa per la quale potrei fare follie (se trovassi una lampada con un genio, uno dei tre desideri la riguarderebbe).
Lei.
La Coca Cola (il trattino non mi piace).
Ero strafatta di Coca Cola. Stavo attenta a berla lontano dai farmaci più pesanti (cortisone + coca = pessima idea) e me la gustavo quando potevo, come un premio per la mia costanza nel rinunciare a tutto (cioccolato, fritti, sughi, frutta, verdura, fritti - insisto - ... sparatene una: ce l'ho) e nel prendere i farmaci, nonostante gli effetti collaterali (ansia, nausee, crampi, eruzioni cutanee, cataratta... Anche qui: sparatene uno, ce l'ho). 
Ah, la Coca Cola.
Il mio premio.
Accidenti, ci sarà una ragione se qualcuno ci ha scritto sopra delle canzoni.

Pensate cos'è per me aprire il frigo tutti i santi giorni e trovarci la Coca che abbiamo sempre in fresco per gli ospiti.
E per mio marito, al quale non mi sognerei mai di chiedere di rinunciarci. Sono io che non posso berla, mica lui. E considero puerili - non me ne voglia chi legge, se appartiene alla categoria - le persone che costringono i loro cari a privarsi di ciò che a loro è proibito.
E' solo questione di forza di volontà, in fondo.
E io, di forza di volontà, ne ho da vendere (non è mica un merito. E' solo perché sono compulsiva. La ferrea disciplina che ne deriva è l'unico vantaggio).

Così, niente alcol, niente bibite, niente caffè, niente latte, niente cioccolato (sigh), niente... cibo, quasi.
Io sostengo che nella vita uno o due guilty pleasures siano necessari. Altrimenti uno impazzisce.
Il mio corpo non mi permette di averne dal punto di vista - come lo chiamo? idro-alimentare? sì dai mi piace: idro-alimentare. Anche se i casoncelli ancora non me li hanno levati, grazie al cielo.
Così devo rivolgere le mie attenzioni altrove.
Devo concentrarmi su altro.
Qui, nello specifico: sulle serie tv (e riesco anche a farmi pagare per stare incollata tre giorni alla tv, dove diavolo è il mio stramaledetto fans club per la genialità? Ah, certo. E' qui). 
Sullo shopping (quello è un tantinellino più impegnativo e i soldi che mi faccio pagare per le serie tv finiscono tutti lì, ça va sans dire). Shopping, soprattutto di oggetti per la casa. Ma in certi casi va bene tutto, sono di bocca buona.
Sulla tecnologia (adoro i gioiellini tecnologici per almeno 7 minuti dopo averli acquistati. Poi capisco che imparare ad usarli costerebbe fatica e li abbandono).
Sui videogiochi (Just Dance sulla Wii quando sei nero è impagabile. Ma anche sparare agli zombi ha il suo perché). 
Sui DVD (li colleziono da anni, o meglio li collezionavo. I miei guilty pleasures sono tutti troppo costosi. Ma guarda un po').
Sono questi i miei guilty pleasures.
Ooh: ho confessato.
Mi sento meglio.
Ora ci vuole solo un po' di innocente shopping on line per festeggiare questo momento.

1 commento:

  1. Chiara sei il mio mito! :D

    per la forza di volontà e una frase che per me passerà alla storia (ihih): "adoro i gioiellini tecnologici per almeno 7 minuti dopo averli acquistati. Poi capisco che imparare ad usarli costerebbe fatica e li abbandono!" MI - TI - CA!
    Fumo e coca: mi ritengo fortunato a non averne mai avuto dipendenza!

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