Questa volta, con i titoli da 51 a 75, ho spezzato l’ordine cronologico. Parto infatti da Il gioco di Ripper, l’ultimo romanzo della Allende che ho finito ieri notte e che sentivo il dovere di recensire il prima possibile (nella speranza di farvi risparmiare dei soldi...). Per il resto, questa è una sezione “tosta”: c’è il mio romanzo preferito dell’anno, Il vangelo secondo Biff; c’è il mio ritorno di fiamma con Stephen King, scatenato dalla lettura di 22/11/63; ci sono i “casi” letterari come Warm Bodies e Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve... E non mancano il mio amatissimo Calvino, la scoperta di Jonathan Franzen e un paio di romanzi di Nick Hornby, fra quelli che ho amato di più. Spero che questi nuovi consigli e gli avvertimenti sui libri da evitare (ci sono anche quelli) possano esservi utili, e che vi divertiate a curiosare. Io sto trovando questo lavorone molto utile, soprattutto perché scrivere una recensione serve a fissare nella memoria i libri, quando si legge tanto. Confesso che per alcuni titoli del mio elenco ho dovuto fare un giro sugli store on line per leggere qualche riga di trama e ricordarmi di cosa parlassero. E se mi fossero piaciuti. Fortunatamente, facendo tutto nell'arco di un anno si riesce ad avere le letture ancora sufficientemente impresse per recuperare tutte le impressioni che hanno suscitato. :-) Ci riaggiorniamo il 31 con i titoli dal 76 al 100!
51. Il gioco di Ripper di Isabel Allende
Lo inserisco qui perché ho finito di leggerlo la notte fra il 25 e il 26 dicembre, quindi è fresco fresco. Causa forzata insonnia (ringraziamo ancora una volta il solito vicinato), ho pensato che almeno avrei ammazzato nove lunghe ore leggendo la Allende. Ma la Allende, qui, non l’ho trovata. Il genere non è proprio nelle sue corde. Ho capito che ha iniziato a scrivere questo romanzo per un “gioco” con il marito, autore di polizieschi, ma avrebbe anche potuto accorgersi del disastro che stava facendo. Il ritmo è troppo altalenante: una noia mortale all’inizio, un’accelerazione nella parte centrale, con svolte interessanti che vengono accantonate subito, e poi un nuovo rallentamento verso la fine. Una fatica, per finirlo... Soprattutto perché questo libro commette il peccato mortale dei gialli: si capisce subito chi è l’assassino. Non l’avesse firmato lei, l’avrei bollato come l’esperimento fallito di un dilettante. Invece è l’esperimento fallito di una scrittrice che ha firmato dei grandi romanzi... Ma da un po’ di tempo a questa parte pare aver perso la sua vena creativa.
52. Suck - Una storia d’amore di Christopher Moore
Io, i vampiri e Christopher Moore. Il triangolo perfetto. Soprattutto per una che ha letto, visto e studiato quasi tutto ciò che si può leggere, vedere e studiare sui vampiri ed è quindi rimasta piacevolmente sorpresa da questo approccio originale al genere. Senza contare il fatto che ho letto prima di questo uno dei romanzi di Moore che ne contiene il crossover. E come ho già detto, questi “incroci” mi esaltano. Di brutto. Mettiamoci tutta una buona dose di soprannaturale vario e il gioco è fatto. Sono di parte, ma ormai “Moore” per me è sinonimo di garanzia.
53. Il vangelo secondo Biff di Christopher Moore
“Il” libro dell’anno, per me. Il 2013 è l’anno di Biff, senza ombra di dubbio. L’ho consigliato, regalato, esaltato oltre ogni immaginazione e finora nessuno si è mai lamentato del consiglio (attendiamo il responso del suocero, al quale l’abbiamo regalato per Natale, ma sono certa che apprezzerà anche lui). Questo romanzo, che per altro denota un grande studio del Vangelo da parte di Moore, mi ha fatto scoprire quello che ha scalato la classifica dei miei scrittori preferiti per infilarsi dritto dritto nella top ten. È stato amore a prima vista. Un amore che mi è costato parecchio in libri (mi sono comprata subito tutti gli altri di Moore, disponibili solo in carta. Capirete, vista l’eccezione, il mio amore per costui! :-D). Moore è un genio e Biff è il suo romanzo più geniale: divertente, dissacrante, pieno di trovate che non si dimenticano. Biff è il migliore amico di un tizio chiamato Gesù, con una vita piuttosto complicata. Fortuna che Biff non lo lascia mai, Gesù. E che ci racconta come sono andate davvero le cose, ripercorrendo una storia che molti credono di conoscere…
54. Le tre minestre di Andrea Vitali
Fra tutti i libri che ho letto di Vitali, questo è quello che mi è piaciuto di meno. Sarà che le ricette proposte vanno contro tutte le mie convinzioni culinarie. Sarà che il racconto è meno scanzonato del solito, trattandosi di autobiografia... Fatto sta che non mi ha convita. Preferisco il buon vecchio rassicurante Vitali. Quello che ti porta sul lago a passeggiare mentre ti svela i segreti dei suoi protagonisti.
55. Il grande contagio di Charles Eric Maine
Ancora una volta la fantascienza degli anni ’50 e ’60 si mostra così moderna da essere più inquietante del previsto, mostrandoci come in tanti anni certe cose non siano cambiate. Maine racconta la diffusione del virus Hueste, che ha un’altissima mortalità e rischia di far estinguere la razza umana. Il Governo corre ai ripari cercando di creare dei rifugi sotterranei mentre milioni di persone sono destinate a perire, rimanendo in superficie. Fin qui nulla di nuovo: potrebbe essere la storia di uno zombie movie qualsiasi, o di qualsiasi altra catastrofe a livello globale. Ma è molto di più: è il perfetto racconto di come le autorità decidano di minimizzare, più per crearsi un vantaggio che per minimizzare il panico. La questione non è nuova al genere catastrofico: quanto e cosa bisogna fare per gestire al meglio la situazione? È giusto nascondere alla popolazione informazioni determinanti per la sopravvivenza, al fine di salvare le persone che le autorità ritengono più importanti? La risposta, per Maine, è soltanto una: no. Certo che no.
56. Warm Bodies di Isaac Marion
ll libro non mi ha convinta per niente. Il film, invece, ha puntato sul lato “divertente” della questione, affrontando lo spunto originale del libro nel mondo corretto (cioè puntando tutto sulla “guarigione” del protagonista, che dà il via a un processo su scala globale. Non approfondisco per chi non volesse sapere troppo della trama, ma ci siamo capiti). Trattando la presa di coscienza degli zombie come un’evoluzione di una malattia si ottiene un effetto interessante (come nel film). Impegnandosi per cambiare le regole di qualcosa che evidentemente non si conosce abbastanza, invece, si infastidisce il lettore (come nel romanzo). Se amate e conoscete gli zombie dal punto di vista letterario (ma anche cinematografico, nel senso romeriano del termine), lasciate stare.
57. Trenta milioni bruceranno vivi di Richard A. Lupoff
Se non avessi letto questo classico di fantascienza, del quale inspiegabilmente non ho mai sentito parlare molto, non avrei mai saputo da dove Stephen King aveva preso l’idea di The Dome. La cupola di Lupoff preserva i suoi abitanti da un mondo ostile. Quella di King li isola dal mondo che vorrebbero. Per il resto tutto è molto, molto simile. Fin troppo. Tanto da farti apprezzare davvero la modernità di Lupoff, l’esplorazione morale di un mondo che può salvare solo alcuni, forse, sacrificando gli altri, che in parte preferiscono continuare a condurre la loro vita vuota senza farsi troppe domande.
58. The New Hunger di Isaac Marion
Decisamente meglio di Warm Bodies. Questo prequel si concentra più sullo scenario e le possibilità offerte da una zombie story classica: analisi del mondo prima e dopo la sua distruzione, esplorazione della natura umana, esaltazione dell’istinto di sopravvivenza. Non sembra nemmeno il prequel di Warm Bodies, ora che ci penso. Fate così: leggetevi solo questo e lasciate stare il seguito. Limitatevi a guardare il film (vedi la recensione di Warm Bodies, appunto).
59. 22/11/63 di Stephen King
Da ragazzina Stephen King era il mio scrittore preferito. A tutt'oggi, It e L’ombra dello scorpione sono due fra i migliori romanzi che abbia letto. Poi, intorno ai ventiequalcosa (ah, i ventenni!) mi sono un po' stufata del genere e ho mollato il Re. Confesso. Da allora, periodicamente, ho ripreso qualche titolo qua e là... Senza mai avere la voglia di colmare il vuoto dei titoli che mi mancavano. E poi è arrivato 22/11/63. Il romanzo che mi ha ricordato quanto grande sia la capacità di Stephen King di tratteggiare fin dall'incipit un mondo e dei personaggi che non ti abbandoneranno mai più. Mai più.
22/11/63 è un grande romanzo, che mescola storia, viaggi nel tempo e soprannaturale. Un grande romanzo che è anche legato a uno dei più grandi capolavori di King; contiene un crossover, in un certo senso, e anche solo l'emozione nello scoprirlo vale la lettura.
Per me, comunque, questo romanzo ha rappresentato molto di più: mi ha fatto tornare la voglia di leggere King. Tutto King. E infatti…
Per me, comunque, questo romanzo ha rappresentato molto di più: mi ha fatto tornare la voglia di leggere King. Tutto King. E infatti…
60. Il gioco di Gerald di Stephen King
L’avevo letto molti, molti anni fa. Rileggendolo ora, devo ammettere che non ho trovato poi così grandioso questo romanzo dipinto da molti fan di King come una delle sue opere da non perdere. Anzi: mi sono anche un po’ annoiata. Forse ho “rivisto” troppo l’atmosfera alla Misery (che con Paul Sheldon aveva raggiunto vette ben lontane da queste). O forse ho letto e visto così tanto, dai tempi della prima lettura, che l’originalità scorta in quest’opera mi è sembrata un po’ troppo stiracchiata, per quanto la scrittura non deluda.
61. Joyland di Stephen King
Qui c'è tutto il buon vecchio King. Quello dei romanzi di una volta. Quello che descrive i ragazzini (preferibilmente dotati di poteri speciali) come nessun altro sa fare. Quello che diverte e commuove. Joyland è breve ma intenso. Dal punto di vista della complessità dell'intreccio probabilmente non è un granché, ma la scrittura e le emozioni ripagano ampiamente eventuali facilonerie nella risoluzione del giallo attorno al quale ruota la narrazione. Da leggere, decisamente.
62. Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut
Pochi altri romanzi di guerra mi hanno colpita come questo. Vonnegut è uno scrittore straordinario, capace di coinvolgerti nell’assurdità del conflitto vissuto da Billy Pilgrim per raccontare una storia di cui il pacifismo è il vero protagonista. Billy sfugge alla guerra, al bombardamento di Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale; viaggia nel tempo, vede coi propri occhi orrori passati e futuri e ci mette in guardia: la pace è l’unica arma in grado di sconfiggere morte, paura, devastazione. Visionario e detentore dei segreti sul tempo, Billy diventa il nostro sguardo su un mondo che, come accade spesso nelle grande opere, mostra di non cambiare mai. Di non essere ancora maturo. Di non essere pronto a meritarsi un futuro finché chi lo popola non avrà capito il valore della pace.
63. The Dome di Stephen King
Anche questo è uno di quei romanzi kingiani (si dice? E diciamolo, va’) che non trovavo da tempo. Quando si tratta di storie corali, di microcosmi che si reggono su un equilibrio reso precario dalle piccole e grandi follie dei loro abitanti, King non è secondo a nessuno. The Dome è la storia di una comunità che si trova alle prese con un evento eccezionale e inspiegabile. Il principio è lo stesso di un'invasione aliena, o di un'epidemia di zombie: si mette l'uomo di fronte a una situazione fuori dall'ordinario, che di punto in bianco cambia (non importa come: le variabili sono tante) il suo mondo. E si sta a guardare come reagisce. Sono gli spunti che io trovo più interessanti e ricchi di varietà. Sono gli spunti dai quali si parte sempre (mascherandoli, magari) nelle storie davvero grandi (da Game of Thrones a Guerre Stellari, da The Walking Dead a Buffy, passando per racconti di ogni genere: Thelma & Louise, Casablanca, Bastardi senza gloria...). Il comune denominatore è sempre lo stesso: storie nelle quali il mondo ORDINARIO del protagonista (o di un gruppo di protagonisti, o di tutta l'umanità) viene sconvolto e cambia per l'avvento di qualche evento STRAORDINARIO (invasioni, omicidi, fughe, guerra o quant'altro).
Quindi, già la premessa di The Dome è fra le migliori. Lo svolgimento è eccellente (anche se, lo confesso, dopo aver letto pochi mesi fa anche 22/11/63 comincio a essere stufa di tutta questa violenza sulle donne. Da ragazzina mi sembrava una tematica horror, ora mi fa più che altro incazzare... Devo proprio dirlo). Il finale... Beh. Se fino a poco prima del finale il voto era un 9,5, il finale si becca un 4,5. Avrebbe potuto restare quello (occhio qui sì, c’è un’eccezione: segue (VAGO) SPOILER). Il finale, dicevo, avrebbe potuto essere lo stesso, ma con delle sensate modifiche; cioè un finale negativo uguale a quello scelto ma senza che si salvassero i personaggi che si salvano. Così la metafora del racconto sarebbe arrivata a compimento e il “prelievo” da Trenta milioni bruceranno vivi sarebbe stato ufficiale. Oppure si sarebbe potuto inventare qualcosa di molto meglio. Peccato, quindi. Ma (FINE SPOILER) penso che valga comunque la pena di leggerlo. Perché per il 99% del suo percorso merita davvero.
64. Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson
L'ho acquistato dopo aver chiesto in libreria "un romanzo che intrattenga" (lo so: abuso di termini televisivi in riferimento alla lettura. Portate pazienza: deformazione professionale...). Il consiglio del commesso si è rivelato azzeccatissimo. Allan Karlsson non è solo un anziano (molto anziano) signore che fugge dall'ospizio in cerca di una nuova avventura il giorno del suo 100° compleanno. È anche un uomo la cui vita incredibile, ricostruita dalla narrazione fra presente e passato, si intreccia (con ironia) con gli eventi e i personaggi più significativi di oltre un secolo della nostra storia…
65. Come diventare buoni di Nick Hornby
Credo che Hornby con questo romanzo raggiunga uno dei suoi risultati migliori. Ironico, critico, determinato a dire la sua sulle convenzioni sociali che distinguono “buoni” e “cattivi”, l’autore ci racconta la storia di una coppia che inverte i propri ruoli; lui, da disinteressato rabbioso e indolente, si trasforma nell’aspirante salvatore del mondo mentre lei, esasperata da un matrimonio che la rende infelice, decide di darsi alla fuga e rende la vita difficile al marito. Fra nuove, bizzarre conoscenze accompagnate da pseudo epifanie rivelatrici dei mali del mondo e del modo per combatterli, Hornby ci regala una irresistibile parodia del buonismo dilagante. Per ricordarci che c’è modo di diventare “buoni” anche rimanendo fedeli a noi stessi.
66. Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marìas
Cosa fare se la donna che ti ha invitato a casa sua, approfittando dell’assenza del marito, ti trascina in una tragedia inaspettata? Come comportarsi di fronte a una situazione che tuo malgrado ti tocca da vicino, sebbene la sua protagonista sia quasi un’estranea? Rispondendo a questi interrogativi Victor, il protagonista del romanzo, riflette sul senso della vita, sulla solidarietà, sulle menzogne e la sincerità. La trama è avvincente: ci chiediamo quali decisioni prenderà Victor e cosa succederà ai vari personaggi. Soprattutto, la trama è tanto bizzarra quanto verosimile, a dimostrazione del fatto che nella vita tutto può succedere... E spesso succede per un motivo preciso: metterci alla prova. Anche come lettori, di fronte a una storia che ti lascia qualcosa, fosse anche solo la capacità di chiederci: “Cosa avrei fatto al suo posto?”.
67. Non buttiamoci giù di Nick Hornby
Aspiranti suicidi che hanno la stessa idea su dove e quando buttarsi si incontrano, si conoscono, diventano protagonisti di una bizzarra avventura. E ci confermano lo stile perfetto di Hornby, mai sopra le righe e sempre teso verso quello humour inglese che fa la differenza in storie come queste. I protagonisti sono così ben tratteggiati che anche a distanza di tempo, ripensando al libro ti sembra di pensare a un gruppo di vecchi amici. Amici un po’ fuori di testa, certo, ma anche così familiari... A dimostrazione del fatto che si può scherzare su tutto. O quasi.
68. Toxic di Helgason Hallgrìmur
In molti hanno raccontato la storia di un assassino, di un killer professionista che a un certo punto - per un motivo o per l’altro - si trova di fronte a un bivio e ha l’opportunità di cambiare vita. Oppure è costretto a farlo. In questo romanzo il killer si chiama Tom Boksic (noto come Toxic) e si trova coinvolto in una serie di circostanze che gli impongono di nascondersi in Islanda e di celare la sua vera identità. Finirà per attirare molta più attenzione di quanto avrebbe voluto, con una storia che ti fa vivere gli stati d’animo del protagonista ma ancor più l’atmosfera della città che lo circonda. Un romanzo che mi sento di consigliare a tutti, perché parte da un presupposto “già sentito” ma si concede il lusso di servirsene per far dire al protagonista cose certamente non scontate.
69. Libertà di Jonathan Franzen
Perché accidenti non l’ho scoperto prima, Franzen? Penso che se lo chiedano tutti quelli che leggono questo romanzo, o almeno lo spero. Di scrittori così non ce ne sono (più) molti. Di romanzi così, che ti trascinano nella vita di una famiglia senza annoiarti mai pur concentrandosi su una quotidianità a tratti (volutamente) “comune”, non ce ne sono molti. Ho amato questo romanzo, che ho divorato nonostante la mole, come un grande appassionato di lettura può amare un libro destinato a fargli ritrovare (in caso l’avesse persa) fiducia nel potere evocativo della parola scritta. Quindi, uno dei primi libri del 2014 sarà “Le correzioni”, sempre di Franzen, che dicono sia addirittura migliore di questo.
70. Il turno di notte lo fanno le stelle di Erri De Luca
De Luca a volte mi convince, altre molto meno. Il mio rapporto con il suo lavoro è troppo altalenante, così ho pensato di interromperlo. Sarebbe stato meglio se lo avessi fatto prima di leggere questa (breve) storia raccontata... Male. Sarà che sono sceneggiatrice e mi si accapponava la pelle per la quantità di errori di questo testo scritto e pubblicato a mo’ di sceneggiatura (non professionale). Sarà che un tema delicato e importante è stato trattato con una banalità fastidiosa. Sarà che il libro, o meglio il racconto, è prevedibile, noioso (nonostante la brevità!) e pretenzioso. Sarà tutto questo... Ma per me Il turno di notte lo fanno le stelle è da dimenticare. A riuscirci.
71. Storia di una capinera di Giovanni Verga
Un grande narratore per una grande storia, che coinvolge le speranze di due giovani, Maria e Marianna, in una sorta di affresco dei sentimenti sullo sfondo della città di Catania, colpita da un’epidemia di colera nel 1854. Amori giovanili, vocazioni (più imposte che spontanee), povertà, malattia e rigidità educativa ci restituiscono il quadro di una società che stronca i sogni dell’adolescenza mettendoli a confronto con il duro mondo degli adulti. Un mondo nel quale, all’epoca, ci si trovava catapultati senza quasi avere il tempo di accorgersene…
72. Il visconte dimezzato di Italo Calvino
In tutti noi c’è un lato oscuro. Tutti noi abbiamo un lato “buono” e uno “cattivo”. Sta a ciascuno scegliere quale seguire, quale trasformare nel vincitore che condurrà la nostra vita e ci guiderà nelle nostre scelte. Calvino, con la maestria e la grande immaginazione simbolica che lo contraddistingue, fa sì che questi due aspetti della natura umana prendano forma nel visconte Medardo di Terralba, che in battaglia viene ferito gravemente e si ritrova diviso a metà. Una metà cattiva, che torna a Terralba mentre la metà buona rimane sul campo, oggetto delle cure dei medici. Con la consueta ironia che lo contraddistingue, Calvino ci racconta l’eterno conflitto che alberga nelle nostre anime prima che scegliamo quale strada intraprendere e al tempo stesso riflette sulla nostra predisposizione a sentirci incompleti. Come se fossimo due metà di qualcosa…
73. Marcovaldo di Italo Calvino
Ecco un altro di quei libri che rileggo periodicamente. Calvino è fra i miei scrittori preferiti e Marcovaldo è il suo libro che preferisco. L’ingenuità, la semplicità, l’incontrastabile crudeltà del destino di Marcovaldo ci avvicinano subito al personaggio. Ci ricordano com’era una volta l’Italia. Ci insegnano quali sono le cose che contano davvero.
L'avevo letto a scuola (come molti altri, spero) e ho voluto rileggerlo "da grande" per capire se quell'impressione di sogno costruito sulla semplicità che mi aveva lasciato dentro sarebbe stata confermata. Sì, lo è stata. Perché Calvino è un grande narratore, così grande che insieme a pochi altri può raccontare la vita di un manovale e della sua famiglia concentrandosi su eventi tanto quotidiani che molti ne avrebbero tratto solo banalità. Ma non Calvino. Non Marcovaldo. E non noi.
74. Il nuotatore di John Cheever
Breve, incisivo, geniale. Come John Cheever, che è certamente uno scrittore incisivo, che è certamente uno di quegli autori che non hanno bisogno di duemila pagine per lasciare il segno... Non c'è nulla della trama Il nuotatore che voglio anticipare: raccontarvi di cosa parla significherebbe banalizzare il contenuto e anticipare una trama sorprendente nella sua semplicità. Mi limito a consigliare di immergervi (il gioco di parole è voluto) semplicemente nella lettura e di farvi trascinare da quella sensazione di "ma è successo davvero?" che qualche volta, nella vita, coglie tutti noi…
75. La maledizione dei Lawrence 1 e 2 di Davide Donato
Ho letto solo i primi due “volumi” di questo romanzo pubblicato a puntate da Amazon, quindi mi riservo la recensione definitiva per quando avrò finito l’intera storia. Per ora posso sicuramente consigliare la lettura agli appassionati di mistero e soprannaturale: l’ambientazione non sarà fra le più originali ma il testo è ben scritto e i personaggi sono interessanti. Sono abbastanza fiduciosa sul fatto che il “dejà vu” della “antica magione che nasconde un segreto” si risolverà in una serie di spunti originali.
la violenza sulle donne (e non solo) esiste ed è legittimo che la narrativa la racconti e King la racconta con grande sensibilità.
RispondiEliminaConsiglio se non li hai già letti Rose Madder e Dolores Claiborne
E' bizzarro perché sono sicura di aver già risposto a questo commento, ma magari complici le feste ho fatto casino :-D Anyway: grazie mille per le segnalazioni, Dolores Claiborne l'ho letto appena uscito, Rose Madder invece manca, darò un occhio! :-)
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