Era nato su SchermoTV, il mio vecchio sito.
Ho pensato fosse ora di riproporlo qui, sul blog.
Perché di questi tempi, e dopo l'uscita di Maniaci seriali, lo trovo più attuale che mai.
Sostanzialmente perché sono stanca di sentirmi dire, ancora, che "chi guarda tanta tv non ha una vita vera". Nossignori.
Ci ho scritto un intero libro, sulle nostre ragioni: siamo telespettatori critici, intelligenti, sensibili. Pronti a fare della ragion d'essere della tv - l'intrattenimento - un mezzo a nostro favore!
m.i.t.i.
movimento italiano telespettatori intelligenti
NO alla censura. SI’ al buonsenso.
Esiste il
telecomando: usiamolo.
Da anni, ormai, veniamo sommersi da polemiche riguardanti la
violenza in tv. I prodotti che subiscono più di tutti le critiche dei telespettatori
“preoccupati” dalla cattiva influenza che la tv potrebbe avere sui loro figli
sono soprattutto film horror e telefilm (ma “ce n’è” anche per cartoni animati,
telegiornali, programmi d’intrattenimento…).
Questo sito nasce con lo scopo di far sentire anche la voce
di chi si oppone alla censura, non per “principio” ma con cognizione di causa:
il dibattito sui “pericoli” di cinema e televisione è decennale e non abbiamo
certo la pretesa di risolverlo qui. Vogliamo semplicemente farci sentire, vogliamo
ricordare che la tv è un elettrodomestico, non una “baby-sitter improvvisata”.
La televisione non è un bene di prima necessità, nessuno è
costretto ad averla in casa o a lasciarla alla mercé dei propri figli. E la
famigerata “fascia protetta” non dura tutto il giorno: anche i telespettatori
che non si accontentano dei reality show o delle soap operas (per altro
infarcite di messaggi negativi, a ben guardare) hanno diritto a trasmissioni di
qualità.
No alla censura. Sì
al buonsenso
In queste pagine non abbiamo intenzione di dichiararci
promotori della teoria “in tv va bene tutto”, anzi. La nostra idea è quella di
schierarci a favore delle trasmissioni ingiustamente demonizzate. Attaccare un
telefilm perché tratta temi come l’omosessualità, il sesso o la
tossicodipendenza, a nostro parere è insensato. Censurare innocenti baci o
dichiarazioni d’amore, o scandalizzarsi per la violenza di un film o un
telefilm in cui i “cattivi” vengono uccisi dai “buoni”, nel 2005 (e a maggior ragione nel 2012: dopo 7 anni sulla tv generalista non molto è cambiato) pare del tutto
fuori luogo. I film dell’orrore e le serie tv, oggi come non mai, sono il
frutto del lavoro di esperti registi e sceneggiatori, che si servono di
messaggi “nascosti” dietro i mostri o la violenza per lanciare messaggi che,
alla fine, risultano sempre essere positivi.
Le reti televisive hanno delle regole da seguire: nessuno ha
nulla da obiettare in proposito. Ma quando le scelte delle stesse reti vengono
forzate dal “rischio” di incorrere in denunce per “traumatizzazione colposa” di
minore (passateci un termine che abbiamo coniato per sintetizzare ciò di cui si
parla), allora la libertà dei telespettatori intelligenti viene limitata. Non
potremmo, paradossalmente, essere traumatizzati noi dalla soppressione di un
telefilm o dalla censura di un film? Non siamo cresciuti anche noi con la tv in
casa, con programmi “violenti” e “pericolosi”, senza riportare alcun danno? Il
problema, allora, forse non è la tv: il problema è chi – quell’elettrodomestico
chiamato televisore – non lo sa proprio usare.
Ognuno ha il diritto
di sostenere ciò in cui crede
Come tutti sanno, ci sono diverse associazioni che si
occupano del monitoraggio dei programmi tv, traendo conclusioni sugli elementi
negativi contenuti nelle singole trasmissioni. Noi facciamo lo stesso, solo che
ci rivolgiamo ad altri prodotti televisivi. E monitoriamo le trasmissioni tv
anche per capire, per comprendere davvero cosa sta cambiando nel mondo della
televisione.
Gli aderenti al nostro gruppo, che si è autodefinito
M.I.T.I. scegliendo – volutamente – un acronimo un po’ provocatorio, si
limitano a difendere la propria posizione. Da troppo tempo sentiamo solo
lamentele “a senso unico”. Anche noi vogliamo lamentarci di cosa ci perdiamo a
causa di un pubblico televisivo con una mentalità ancora troppo ancorata ai
decenni passati.
La gloriosa storia della tv che “educa”, che insegna la
lingua e che avvicina ai grandi classici della letteratura (potremmo citare
decine di film horror che fanno la stessa cosa: Dracula o Frankenstein non sono
classici della letteratura gotica?) è finita. Da tempo.
Il nuovo millennio ha spalancato le porte a ritmi frenetici,
linguaggi più espliciti, messaggi più provocatori che risultano solo tali
perché devono farsi spazio in mezzo a un numero sempre maggiore di produzioni e
devono competere con i messaggi attraverso i quali ogni trasmissione tv
bombarda i suoi spettatori. Ogni
trasmissione, di qualunque genere.
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