giovedì 2 novembre 2017

Resilienza

La prima cosa che mi viene in mente è il Sole. C’è sempre il sole, nelle mie giornate no. Le giornate in cui faccio spola fra il letto e il bagno, con una colica dietro l’altra e dolori insopportabili fra l’una e l’altra.
Quel tipo di dolori che t’impediscono di dormire, ma anche di stare sveglia.
Io lo chiamo oblio.
Un luogo senza tempo, né memoria, ma soprattutto senza alcuna utilità. Non combini mai niente di buono, nell’oblio: ti limiti a far passare il tempo. A restare viva. A lasciare che la tua mente spazi da un pensiero all’altro senza un filo logico, senza uno scopo e certamente senza alcun risultato.

Sono le giornate peggiori, e io ne ho avute tante. Quasi sempre col sole. Non piove, nelle mie giornate no. Non ci sono mai quegli acquazzoni che ti fanno venir voglia di rintanarti sotto le coperte per il resto della giornata. Sarebbe troppo facile, così. 
Non ci sarebbe gusto, nella sfida.
E la sfida, in quei momenti, è resistere. Resistere fino alla prossima giornata di sole in cui potrai uscire, respirare aria fresca, magari anche fare un bel giro in bicicletta.
Il pensiero di quei momenti ti dà la forza di sopportare tutto. Ma il vero segreto è accettarli. Accettare ore, giornate, settimane, mesi e addirittura anni di vita trascorsi in un letto senza contribuire in alcun modo al proprio benessere o a quello degli altri.
Anni con gli occhi chiusi ad ascoltare il silenzio.
Anni a guardare il mondo attraverso una finestra.
Anni ad ascoltare persone che si professavano esperte, che affermavano di sapere ciò che stavano facendo.
Persone che, per mestiere, avrebbero dovuto aiutarmi a stare meglio. E invece, spesso, hanno incasinato tutto.
La resilienza è la capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi.
Come ogni altra cosa, la resilienza si acquisisce con la pratica. E se c'è una cosa che non manca, a chi è malato cronico da vent'anni, è la pratica.
Ridefinire le priorità. Imparare l'arte (magica) della pazienza. Smettere di arrabbiarsi, perché la situazione - che tu sia arrabbiato o no - non cambia.
Scrivo nella speranza che le mie parole possano essere utili a qualcuno. Rassicurare che sì, s'impara a convivere con le giornate no. Anche quando sono tante. Anche quando fanno male.
E sì, certo: laddove non arriviamo a lavorare su noi stessi dal punto di vista fisico, perché non possiamo guarire da malanni cronici, possiamo però plasmare il nostro cuore e la nostra mente. Renderli adatti a resistere. Farne strumenti di resilienza. E condividerli con gli altri.
Perché se la pratica rende perfetti, l'unione fa la forza.

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