Premessa: nell'arco di 8 giorni, mi sono ritrovata con un cane in meno e con uno che si è rotto il crociato. Morale: a breve dovrà essere operato, non potrà venire in vacanza e, di conseguenza, le vacanze sono saltate.
Ora. Capite bene che fra questo, e il caldo torrido della giornata, farmi salire la carogna era piuttosto facile.
Ma devo dire che m'è salita bene, proprio bene.
Oggi - come ho intuito al cinquantesimo post commemorativo trovato su Facebook - ricorre il quindicesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani.
Dopo un decennio abbondante di martirizzazione immotivata, pensavo che il capitolo fosse chiuso.
Mi sbagliavo.
A FanPage si sono scatenati. E non ho controllato altrove, pur sapendo che sicuramente oggi c'era molto altro da leggere sull'argomento, perché m'è bastato.
Post 1: Saverio Tommasi scrive "Carlo Giuliani era un ragazzo che quel giorno aveva deciso di andare al mare. Non voleva andare in piazza, Carlo. Si trovò lì, probabilmente vide quello che in tanti altri abbiamo visto, e reagì, o probabilmente tentò di difendersi, raccogliendo un estintore da terra".
Evidentemente Tommasi era lì, con lui. Ci aveva parlato e sapeva che avrebbe voluto andare al mare, che si trovava lì per caso - o contro la sua volontà, non è ben chiaro - e che aveva giustamente reagito alle cose che aveva visto (?). Cioè - ecco cosa vedeva di fronte a sé - un giovane carabiniere da solo, accerchiato dai black bloc, mentre Giuliani si difendeva da una non ben precisata minaccia.
Il passamontagna, nonostante la calura, gli sarà calato sulla testa dall'alto. Per caso. E l'estintore l'avrà trovato lì per terra, come scrive appunto Tommasi. In effetti, io ne trovo almeno una dozzina a ogni passeggiata coi cani, sono oggetti comuni...
Post 2: Maurizio Braucci scrive: "Dietro la morte di Carlo Giuliani ci fu una strategia militare". Gombloddoh! Ci siamo arrivati, finalmente. Il complotto: giovane carabiniere al primo servizio impegnativo, (giustamente) si spaventa a morte quando minacciano di colpirlo con un estintore - che, per inciso, può spaccarti la testa - spara per reazione. Questa sarebbe la strategia militare.
Post 3: immagine in cui si accomunano, a caso e tanto per far notizia, 4 casi completamente slegati.
E si scrive che Carlo Giuliani "stava manifestando". Ho controllato sul dizionario, giuro, ma alla voce "manifestare" non ho trovato "afferrare un estintore, col volto coperto, per lanciarlo addosso a un carabiniere". Avrò un dizionario vecchio.
Oppure sarò ancora, irrimediabilmente, inesorabilmente legata a quel vecchio vizio dei giornalisti: la verità.
La verità è che Carlo Giuliani ha minacciato la vita di un uomo delle forze dell'ordine, in una giornata in cui la città era stata messa a ferro e fuoco dai suoi amici a volto coperto.
La verità è che si è messo da solo, e volontariamente, in una situazione che chiunque fosse a Genova in quei giorni ha definito "esplosiva".
La verità è che l'Italia ne ha fatto un martire per una questione politica.
La verità è che, qui, si manipolano da decenni le notizie, i fatti di cronaca e le informazioni per vendere più copie, fare più ascolti e cavalcare l'onda di una pubblica indignazione che si scatena solo quando viene (spesso a torto) indotta da chi di dovere.
Ne ho già parlato qui.
E ho dovuto, non voluto, parlarne ancora perché non m'interessano il colore della pelle o i colori politici delle persone coinvolte in fatti di cronaca di così ampia risonanza: a me interessano i FATTI.
E sì, maledizione, certo: se aggredisci un CARABINIERE con un estintore, devi mettere in conto la sua possibile reazione. Così come, se reagisci a un insulto sradicando un cartello stradale per lanciarlo addosso a un cretino, devi mettere in conto che stai scatenando una rissa. E che quello più forte, nel mucchio, potresti non essere tu.
Non è razzismo. Non è fascismo. Non è pregiudizio.
Semplicemente, è buonsenso.
Ingrediente che sembra essere sparito dal nostro Paese.
leggi qui, http://www.wired.it/play/fumetti/2016/07/19/perche-pagina-facebook-zerocalcare-stata-oscurata/ e ti risparmio i commenti che ha ricevuto su facebook, servizio che censura la verità e non chiude le pagine di "violenza xenofoba" ma che ammette tanti utenti dementi XD
RispondiEliminaSecondo lui tutti quelli che si sono lamentati non sono "comuni" lettori. O sono fascisti o sono poliziotti. Non so se ridere o piangere. So solo che l'ho sempre trovato sopravvalutato... A quanto pare avevo ragione.
Eliminaè il problema di tanti,sanno fare benino qualcosa, trovano "seguaci" e si sentono subito maestri di pensiero, comunque sì, come dici nell'altro commento, se volevano un simbolo vero e indiscutibile la scelta era ampia, ma suppongo che avere un nome da martellare in testa ai ragazzini renda tutto più facile, e no, non so cosa volessero rappresentare i "black block" ma qualsiasi cosa fosse, dire che non ci sono riusciti XD
EliminaGenova 2001 è un argomento complesso, e senza quello la vicenda di Carlo Giuliani si riduce ad un semplice caso processuale.
RispondiEliminaLa città di Genova in quei giorni non fu semplicemente messa a ferro e fuoco dai suoi "amici" (i black bloc erano suoi amici? ma davvero? sai cosa sono i black bloc e quanto mazza c'entrano con quel popolo che manifestò a Genova? conosci la storia di Carlo Giuliani, per lo meno di sfuggita? ed eri a Genova in quei giorni in cui la gente suonava ai campanelli terrorizzata per cercare riparo dalle mazzate e dalle cariche delle forze dell'ordine?. Conosci le torture di Bolzaneto? Conosci la macelleria messicane della Diaz? Hai visto per lo meno filmati di interi viali di gente pestate per terra, donne, vecchi, giovani? Hai sentito parlare della repressione di quei giorni ad opera di una polizia ben più impazzita dei manifestanti? Come fai a giudicare con così tanta facilità? Come fai a non capire che per un pezzo di quella generazione che fu a Genova o simpatizzava col movimento no global, Giuliani è il simbolo di una tragedia e di un orrore che travalica quel fotogramma di lui incappucciato che imbraccia un estintore? Carlo Giuliani è morto, tranquillizzatevi. Mortissimo. Come faccia a darvi tanto fastidio un cadavere a distanza di 15 anni forse solo uno bravo ce lo può spiegare. Lasciate a chi ha visto nella vicenda di Carlo una tragedia non rimarginabile il suo ricordo. E risparmiateci, se possibile, frettolose e qualunquistiche analisi di una vicenda complessa e per molti versi ancora oscura come Genova 2001.
Non c'è alcun buonsenso nelle tue righe. Solo il qualunquismo di chi si crede tanto perbene, e si limita a vergare le sue "verità" sulla base del sentito dire. Quale sono le tue fonti su Genova, tu che sei giornalista? Su quale montagna di documentazione siede questo tuo post?
Lasciatelo riposare in pace, perdio.
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=9071
RispondiEliminagiusto un assaggio, e senza pretesa di esaustività.
mi scuso per i toni bruschi del precedente messaggio, ma è un argomento penoso per me, sul quale prevale ancora la rabbia e la tristezza. ma se è davvero questa la tua idea, ovvero quella di isolare quel fotogramma e pensare che quel cretino se l'è andata a cercare, allora è inutile neppure instaurare un dialogo.
Caro (cara?) paperoga,
RispondiEliminahai fatto di tutta l'erba un fascio, come sempre succede quando si parla di Giuliani.
Ma dici bene: è un simbolo. Ma non avrebbe dovuto esserlo. Il simbolo, semmai, poteva essere la Diaz. O le immagini che tutti abbiamo visto, rivisto e stravisto. O le testimonianze che abbiamo letto e ascoltato.
Ma Giuliani, simbolo, proprio no. A meno che non vogliate che il simbolo sia un ragazzo in passamontagna che brandisce un estintore. E in quel caso, passate dalla parte del torto.
Ridurre tutta la vicenda, complessa, alla morte di Giuliani (con tanto di "strategia militare") è assurdo.
Così come pensare che il mio discorso - che sì, ovviamente, è su quel fotogramma, perché quello è l'attimo che ha scatenato la situazione finita con la sua morte - abbracci tutti i fatti di Genova.
Sono 15 anni che leggo, guardo e sento. 15 anni. Non ho bisogno di "essere stata lì" per esprimere un'opinione documentata da inchieste, perizie e testimonianze (e mi riferisco, sempre, al fatidico momento della morte).
Spiace, sempre, quando una giovane vita viene spezzata. Ma non è stato un complotto. Non è stato un incidente. E questa mania di non prendersi mai le responsabilità delle proprie azioni, proprio non va.
Io non mi baso sul sentito dire, mi baso sui fatti. E proprio di questo parla il mio post: della mania di ricondurre tutto - inclusi i brevi, magari fatali istanti - a una corrente ideologica, politica, sociale che nulla ha a che vedere con la scelta - SCELTA - di scendere in strada a volto coperto per distruggere, devastare, magari ferire.
Perché così, caro/a paperoga, si passa dalla parte del torto. E se lo facessimo tutti, la civiltà non esisterebbe più.
Ergere Giuliani a simbolo di tutto quello che è accaduto in quei giorni infelici è un torto che fai non ai detrattori di Giuliani ma alle vittime innocenti del G8. Anzi, è un favore, servito su un piatto d'argento, a quei poliziotti che hanno agito peggio dei black block.
RispondiEliminaCiao Vincenzo,
Eliminase leggi bene vedrai che è esattamente ciò che intendevo. Si prende UN episodio per rappresentare un evento complesso, ricco di fatti di cui vergognarsi... Scegliendo di celebrare l'unico che, in effetti, non aveva proprio niente che valesse la pena di celebrare.
Ciao Chiara.
EliminaSi, il mio era un "fai" impersonale, concordo con ogni tua parola.