mercoledì 31 dicembre 2014

A mio parere (Buon Anno!)

In The Good Wife il giudice Patrice Lessner ha una fissazione: pretende sempre che gli avvocati, argomentando le loro obiezioni o riassumendo i fatti per la giuria, inseriscano nella frase “a mio parere” (“in my opinion” nella versione originale).
Alicia Florrick e gli altri avvocati la considerano una scocciatura, o un trucchetto per accattivarsi il giudice, ma in realtà è molto di più. È una formula magica.
La formula che ci permette di crescere, di arricchirci, di essere sempre educati e gentili con il prossimo.
A mio parere, l’ultimo post dell’anno merita una riflessione sulla mania dilagante - soprattutto in tempi di bilanci per il 2014 - delle verità assolute.

Dai grandi temi - la politica, l’economia, il disagio sociale - a quelli magari più frivoli ma altrettanto diffusi - i migliori film, le migliori serie, le migliori canzoni dell’anno - come sempre gli ultimi giorni di dicembre vengono presi d’assalto dai classificatori.
Ecco le peggiori serie tv dell’anno.
Ecco a voi le migliori serie tv dell’anno.
Ecco qui i film-capolavoro del 2014.
Ecco tutto quello che abbiamo fatto quest’anno di buono.
Ecco, guardate tutti gli errori che avete fatto voi!
Ma secondo chi?
Sono pochi, davvero pochi, quelli che usano la formula magica.
“Secondo me”.
A mio parere.
Tre paroline che fanno la differenza.
Tre paroline che dovrebbero usare sempre tutti quelli che non sono “professionisti del settore”.
Io non ho studiato economia, perciò se mi capita di toccare l’argomento è chiaro che espongo il mio parere.
Però ho studiato cinema e serie tv, per una vita, e ho lavorato nel settore per molti anni.
Di conseguenza, è altrettanto chiaro che quando tratto questi argomenti parlo con cognizione di causa.
Faccio un esempio banale per ricordare che, disgraziatamente, non possiamo essere un popolo di C.T., Presidenti del Consiglio, Critici Televisivi, Chef Stellati ed Esperti di Moda.
Non possiamo…
Eppure vogliamo esserlo.
L’italiano medio è il più grande esperto di calcio quando guarda una partita, il più fine critico gastronomico se va al ristorante e il più colto critico d’arte qualora gli capitasse di avvicinarsi a un museo. 
Poco importa che recentemente un’agghiacciante statistica ci abbia informati che 22 milioni di italiani non hanno mai avuto accesso a internet.
Poco conta se un italiano su due non legge un libro all’anno.
Le statistiche da Terzo Mondo non contano, quando c’è in gioco l’orgoglio nazionale.
E l’italiano medio è molto orgoglioso. Piuttosto arrogante, addirittura. E magari anche un po’ ignorante.
Nel senso che ignora non solo di non poter essere autorevole in ogni campo, ma anche di dimenticare tre paroline magiche: “a mio parere”.
A mio parere, siamo tutti esperti e autorevoli in uno o più campi.
A mio parere, tutti abbiamo il sacrosanto diritto di criticare ogni partita di calcio che guardiamo e ogni film che andiamo a vedere.
A mio parere, però, dovremmo anche ricordarci che la base per l’arricchimento culturale è la varietà: esprimere il nostro parere e le nostre opinioni (con educazione e ricordandoci che non siamo necessariamente detentori di Verità Assolute) ci permette di confrontarci con gli altri. E il confronto è strumento indispensabile per la crescita.
Quest’anno non ho avuto vita facile. Però ho imparato un sacco di cose nuove ascoltando, leggendo e guardando gli altri. Moltissimi altri (il bello della rete è proprio questo: ti dà accesso a una marea di opinioni e di discussioni stimolanti. Peccato che 22 milioni di italiani se lo siano perso).
E per il 2015 ho un unico, preciso proposito: continuare così.
Imparare.
Ascoltare.
Leggere.
Confrontarmi.

Per crescere ancora.

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