Sarò vecchia (eppure non sono ancora entrata negli 'anta!).
Sarò stordita (quello sì, già più facile).
Sarò all'antica (dentro, in effetti, sono una vecchia signora inglese. Col cappello e la teiera dipinta a mano. Tipo Maggie Smith in Gosford Park, se ci siamo capiti).
Fatto sta che secondo me i bambini devono fare i bambini.
Nani di 4 anni che volteggiano sulla pista da ballo con costumi perlescenti? No, grazie.
Miss di 5 anni che sfilano in passerella, truccate? Anche no.
Cuochi di 8 anni che avrebbero fatto impallidire Suor Germana? No.
Diamine, no.
Io capisco che incoraggiare le passioni dei propri figli sia doveroso.
Ma quanto c'è di adulto, e quanto di "fanciullesco", nel desiderio di andare in tv a cucinare, parlando come uno chef navigato e scontrandosi con altri 39 decenni che maneggiano coltelli e olio bollente come io maneggiavo Barbie e Cicciobello?
E' piuttosto recente il caso di quel padre che costringeva il figlio a praticare sport a livello agonistico, punendolo severamente quando non vinceva.
Sono casi estremi, questi, certo. Però credo che tutti noi abbiamo conosciuto - o magari avuto in classe - qualcuno che apparteneva a questa categoria: giovani atleti agonisti, già vicini al semiprofessionismo prima ancora di terminare le elementari o le medie, che alle feste di compleanno dei compagni di scuola non ci venivano mai perché avevano l'allenamento, o la partita, o il saggio di danza.
Incoraggiare la passione? Sì, certo. Ci mancherebbe.
Far praticare sport? Assolutamente.
Ma da qui a passare tutte le domeniche accompagnando la figlia di 7 anni a fare gare di atletica ce ne passa.
Io sono convinta che tutto questo impegno, in un modo o nell'altro, sottragga tempo all'infanzia.
E l'infanzia è così preziosa (oggi più che mai: a 13 anni le ragazzine vanno già in giro come se ne avessero 17. E con pari libertà) da meritarsi la massima attenzione.
Siamo nell'era di internet, del cellulare, del villaggio globale, della tv interattiva, dei videogiochi intelligenti, degli audiolibri e dei computer.
Eppure c'è ancora modo di far giocare i bambini, di farli correre in un prato con la massima preoccupazione di essere l'ultimo a farsi trovare a Nascondino.
Ho visto una puntata (mezza, a dire la verità) di Junior MasterChef Australia e sono rimasta turbata.
Bambini sottoposti ai pressure test, intervistati sull'impiattamento dei loro avversari, spinti a coltivare quello spirito di competizione che è sano in uno sport di squadra ma rischia di far perdere di vista il senso di una gara in un confronto duro come questo.
Non sto dicendo che i programmi in cui i bambini cucinano, cantano o ballano siano immorali.
(Quelli in cui sfilano in passerella a 5 anni però sì, quelli sì. E ne avevo già parlat, anni fa, qui).
Sto solo dicendo che io sostengo il gioco, la spensieratezza e la felicità nella scoperta delle piccole cose a cui solo chi è diventato grande riconosce un valore incalcolabile.
Ma proprio perché è grande e ricorda quelle emozioni che non tornano più, dovrebbe fare in modo che anche i suoi figli possano viverle appieno.
I bambini hanno tutta la vita per giocare (loro malgrado) a fare i grandi.
Quindi no. Io il giovedì sera non guarderò MasterChef Italia. Magari giocherò con i miei cani in giardino, ora che le giornate si allungano e sta per cambiare l'orario. Per recuperare anche da grande un po' di quel "Ma vai fuori a prendere un po' d'aria fresca!" che tutte le mamme sagge sanno essere così importante.
Sacrosanta. Da mamma di una 18enne e di una 14enne ti dico che sono contenta del fatto che le mie "bimbe" ogni tanto giochino ancora con me e con il loro babbo, con i cani e ocn le gatte di casa.
RispondiEliminaMonica
parole che ogni genitore dovrebbe leggere!
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