sabato 3 novembre 2018

Quando la realtà morde

Sono a letto da un po', con una bella recidiva.
La salute non è il mio forte, non è una novità. Ma per la prima volta, ho pensato al modo in cui ha influenzato la mia vita. Senza "incolparla" per ciò che non ho mai potuto fare.
Mi ha fatto solo pensare...
Ed è successo grazie a un film.
Stavo facendo zapping e mi sono imbattuta in Reality Bites (Giovani, carini e disoccupati: un affettuoso "shame on you" al traduttore del titolo).
Era l'estate del 1994.
Mi stavo diplomando e avevo appena capito cosa volevo fare nella vita: studiare Cinema.


All'epoca non c'era ancora un corso di Laurea specifico, si trovavano soltanto indirizzi e specializzazioni nel settore in qualcuno fra i corsi tradizionali.
Il più vicino era a Milano, nel corso di laurea in Lingue dell'Università Cattolica.
E proprio a Milano, andai al cinema a vedere l'esordio di Ben Stiller alla regia di un lungometraggio.
Lelaina (Winona Ryder) sta girando un documentario sui suoi amici. Le loro storie, quelle di un gruppo di giovanissimi neolaureati, parlano di tutto ciò che contava all'epoca, indipendentemente dalla nostra nazione d'appartenenza.
Il sogno di una carriera che ci rendesse felici e al tempo stesso ci garantisse l'indipendenza economica, la paura delle malattie sessualmente trasmissibili, le difficoltà di raccontare ai nostri genitori e ai nostri amici la nostra vera identità.
Tematiche universali, per i twenty-something di tutto il mondo. Me inclusa.
In Reality Bites - io l'ho sempre chiamato così, perché il titolo italiano non era solo sciocco, era anche furbescamente fuorviante - c'era tutto questo.
Il tradimento dei sogni da parte del mondo reale. La cultura giovanile basata su certi film e certi letture, e nella quale la mia generazione si riconosce pienamente. La musica - avevo comprato la colonna sonora e la conoscevo a memoria - e un gruppo di giovani attori che rispecchiavano ciò che volevamo essere, e ciò che assolutamente non volevamo diventare.
Noi eravamo la MTV generation, ma non sapevamo che il mondo ci stava già trasformando in qualcosa di completamente diverso.
In un prodotto commerciale, vendibile, che non raccontava più i valori universali della musica, dell'amore e dell'amicizia nei quali ci identificavamo, bensì la frenesia del consumismo, lo spettro del fallimento, la mancanza di ideali e il senso di smarrimento di chi non sa davvero quello che vuole.
Non a caso, Reality Bites è questo: il titolo del documentario di Lelaina una volta passato nelle mani della TV commerciale che si rivolge proprio a quei giovani.
Quello che il network aveva preso, rimontato ignorando ore e ore di girato e selezionato dal suo punto di vista, non erano i nastri del documentario di Lelaine: erano le nostre vite, i nostri sogni e tutte le nostre aspirazioni.
L'ho saputo con certezza, appena iniziato a rivedere il film dopo vent'anni.
I miei, di sogni. La mia, di vita. Le mie amate aspirazioni.
Sapevo cosa volevo fare, ma non sapevo ancora che la malattia me l'avrebbe impedito.
Oggi - proprio oggi, in questo momento - mentre la malattia mi sta impedendo, di nuovo, di fare ciò che vorrei, ho capito una cosa.
La mia vita è andata come doveva andare.
Non sono una che crede che "Dio" - o chi per esso - ci sottoponga solo prove che siamo in grado di affrontare. Però penso che ciò che affrontiamo - perché scegliamo noi di farlo, anziché intraprendere vie più facili - ci renda le persone che siamo.
E io - oggi, in questa brutta giornata - ho avuto un'illuminazione: le mie malattie croniche e la loro pressoché totale influenza sul mio destino personale, lavorativo e famigliare, sono la ragione per la quale io sono io.
Già.
La bella notizia? Sono fiera di me stessa, tutto sommato. Piuttosto fiera.
E magari, da oggi - proprio in questa brutta giornata - ne sarò maggiormente consapevole e troverò nuova forza per sopportare le altre brutte giornate.
Perché la realtà morde... Ma ogni morso ci rende più forti.

1 commento:

  1. e io sono fiero con te. ci saranno anche brutte giornate, certo. ma è alle belle giornate che devi concedere spazio, è su quelle che devi concentrarti. anche nel dolore, nella paura, anche nella convinzione di non potere fare nulla, alcune persone fanno la differenza. avanti a testa alta, che c'è ancora futuro e sarà bellissimo. ne sono certo.

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